Padre Nostro / Come potrebbe essere corretto l’errore rilevato dai biblisti

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papa francesco padre nostro

papa Francesco«Non ci indurre in tentazione è una traduzione non buona. E’ stato individuato un errore dai biblisti nel padre nostro. Anche i francesi hanno cambiato adesso il testo. Sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per vedere come mi comporto. Lui è padre e non fa questo. Un padre aiuta ad alzarsi subito. Chi induce alla tentazione è Satana. La preghiera che noi diciamo è “aiutami, dammi la mano quando Satana mi tenta”».

Padre Nostro / Come potrebbe essere corretto l’errore rilevato dai biblisti

Con queste parole rivolte a don Marco Pozza, dell’emittente TV 2000, Papa Francesco ha riproposto pubblicamente il problema della traduzione italiana errata dell’ultima parte del Padre Nostro. In realtà questo problema era stato sollevato precedentemente, in occasione dell’opera di ri-traduzione della Sacra Scrittura, iniziata nel 1988, e culminata con la presentazione della Sacra Bibbia CEI del 2008. La commissione di sovrintendenza, nella quale era presente il noto biblista card. Carlo Maria Martini, dopo molte discussioni, arrivò alla soluzione della modifica della traduzione del passo del Vangelo di Matteo a “non abbandonarci alla tentazione”.

cardinale Giuseppe Betori
cardinale Giuseppe Betori

A ribadirlo qualche giorno fa, in un’intervista al quotidiano “Avvenire”, è stato l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori. Il presule tuttavia affermava che la traduzione sopra proposta è stata approvata per quel che riguarda l’uso nel Lezionario, ma non per il suo utilizzo nel Messale romano: «questa traduzione, però, per poter entrare nell’uso liturgico deve essere “vidimata” dalla Santa Sede con quella che ora, in base alle nuove norme volute dal Papa, è una approbatio.

Ma questo manca ancora. Non sappiamo se la Santa Sede ce la farà cambiare, ma si può pensare che il testo proposto venga approvato, considerato anche l’apprezzamento che sembra emergere per esso nelle parole del Santo Padre nella recente intervista sul Padre Nostro». Se e quando la traduzione verrà approvata per l’uso nel Messale, allora verosimilmente entrerà nell’utilizzo comune. Se è vero che le parole, pur non esaurendo la realtà non sono mero flatus vocis, questa “nuova” istanza non servirà ad esaurire le questioni riguardanti la Preghiera cristiana (che forse è ben altro), ma aiuterà a prendere maggior consapevolezza della vera paternità di Dio.

Francesco Pio Leonardi

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