“Un giovane laico credente, coraggioso e generoso, impegnato a testimoniare il Vangelo in ogni scelta e momento della propria vita”: definizione sintetica ed efficace quella che offre di Teresio Olivelli il presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, Matteo Truffelli. Il quale, da storico di professione, conosce a fondo la figura del prossimo beato, nato a Bellagio, sul lago di Como, nel 1916, vissuto nella Lomellina lombarda, cresciuto in Ac e morto da martire – per aver difeso un compagno di prigionia dalla violenza dei carcerieri – nel lager di Hersbruck il 17 gennaio 1945. A Vigevano è tutto pronto per la beatificazione di sabato 3 febbraio. La messa sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, e concelebrata da una ventina di vescovi. Sono attese migliaia di persone della stessa diocesi di Vigevano e delle altre diocesi lombarde, dell’Azione cattolica e della Fuci, degli Alpini, delle associazioni partigiane, dell’università e dei collegi pavesi, tutte realtà che segnarono la vita di Olivelli.
Presidente, Olivelli era un giovane che aveva maturato la sua scelta di fede e di testimonianza negli anni bui del fascismo, concludendo la sua vita – dopo guerra, resistenza e prigionia – da martire. Qual era, a suo avviso, il “motore” che muoveva Teresio?
Direi il Vangelo e il riferimento costante alla figura di Gesù. Anche Olivelli avrà avuto i suoi tentennamenti, i suoi dubbi, avrà commessi errori, come ciascuno di noi: ma nella sua biografia troviamo una coerenza di fondo e un amore per il prossimo assolutamente limpidi. Siamo di fronte a un giovane che ha testimoniato con la propria vita, con le scelte intraprese, con le azioni oltre che con le parole, il comandamento evangelico dell’amore. È, mi pare, l’eredità, la vera consegna, attualissima, che ci resta della vita del beato Teresio.
Questa beatificazione giunge nel cuore delle celebrazioni per il 150° dell’Ac, fondata proprio da due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni…
Sì, per l’Azione cattolica italiana questo è un ulteriore motivo di grande gioia. La figura di Olivelli rappresenta una straordinaria sintesi della storia della nostra associazione, del significato profondo della sua vicenda che, in questi centocinquant’anni, si è inestricabilmente intrecciata con quella della Chiesa e del nostro Paese. Nei suoi 29 anni di vita, Teresio ha compiuto proprio questo percorso:
è stato un cristiano inserito appieno nel suo tempo,
nelle vicende italiane e internazionali di allora, ha cercato ogni strada – anche quando si trattava di percorsi difficili e tormentati – per essere fedele al Vangelo ogni giorno. Con la sua beatificazione, la Chiesa indica a ciascun credente un nuovo esempio che chiama a modellare la propria esistenza sugli insegnamenti mai accomodanti di Gesù. Aggiungerei una parola…
Quale?
Vorrei sottolineare il fatto che per Olivelli l’antico motto dell’Azione cattolica – preghiera, azione, sacrificio –, allora “in voga”, era regola quotidiana, fonte di ispirazione per le scelte di una vita orientata a costruire un mondo di pace, di fratellanza e di giustizia; un mondo difficile anche solo da immaginare in quella tribolata fase della storia. Così la coincidenza della beatificazione di Teresio Olivelli con il 150° dell’Ac assume un valore ulteriore, indicando il decisivo contributo di tante generazioni di laici credenti nel testimoniare con la propria vita la “buona notizia” dentro le pieghe della storia, portando un contributo essenziale alla costruzione di una società più umana, più giusta, più libera. Si tratta di un impegno che conserva oggi grande fascino, una forza vigorosa e innovatrice, che può infondere speranza per il futuro del mondo e della Chiesa.
Gianni Borsa