Torniamo a parlare dell’Opera Segno di Santa Venerina e del dibattito sorto dopo il nostro speciale. Ne è nato uno molto vivace in paese (e non solo) dopo aver tirato giù il muro del silenzio anche se senza far rumore, con il dovuto distacco professionale. L’unico intento per cui abbiamo scelto di parlavi di questa storia – e continuiamo a farlo – è rendere un po’ di giustizia a questa vicenda e contribuire a ristabilire la verità, con gli strumenti a nostra disposizione.
Dell’Opera Segno, che doveva sorgere dopo il sisma del 2002 a Santa Venerina e diventare un centro di accoglienza e assistenza per il territorio e per i suoi bisogni, vi abbiamo raccontato un po’ la genesi e gli sviluppi recenti vedi qui). Soprattutto abbiamo dato voce alle parti coinvolte (Caritas diocesana, amministrazione comunale e opposizione consiliare) e cercato di spiegare il perché sorgono le opere segno e a cosa servono. A quest’ultima domanda è la stessa Caritas diocesana a ribadire che esse non appartengono alle parrocchie “ma nascono per il territorio”.
Il dovere di esser chiari e di raccontare i punti nevralgici della vicenda ha spinto don Giovanni Marino, parroco della chiesa Madre, a convocare per il 15 febbraio scorso, insieme con il parroco di Dagala del Re, don Santo Leonardi (le due parrocchie condividono la proprietà del terreno su cui doveva sorgere inizialmente la struttura) un incontro dei membri dei consigli pastorali parrocchiali di Santa Venera, Sacro Cuore di Gesù e Maria SS.ma Immacolata. Con carte, fatture e progetto in mano, il parroco della chiesa Madre ha esposto ai presenti i motivi delle difficoltà nella realizzazione dell’opera dovute a un aggrovigliarsi di situazioni che ne hanno comportato l’empasse. Sul futuro dell’Opera Segno le tre parrocchie (proprietarie del terreno che si vorrebbe vendere e con il cui ricavato puntare a una struttura già esistente, l’ex istituto delle suore Canossiane di via Mazzini) in accordo con la Caritas diocesana di Acireale hanno espresso la loro posizione mediante una dichiarazione congiunta per smentire alcune dicerie sorte in paese che riportiamo qui di seguito:
– Risulta del tutto infondato il pensiero secondo cui si sarebbe rinunciato alla realizzazione dell’Opera Segno;
– A seguito di un’articolata vicenda tecnico-burocratica, già da tempo si è convenuto che il sito individuato in via Trieste per la realizzazione dell’opera non è conveniente per i fini che ci si è proposti;
– I costi intrapresi per l’acquisto del terreno e per le opere di sbancamento del terreno hanno comportato il quasi completo esaurimento delle risorse allora disponibili per la realizzazione dell’opera;
– Constatato che dal 2015 le suore Canossiane di S. Venerina non sono più presenti per svolgere il proprio servizio, si conviene che la sede dell’istituto delle suddette suore risponde maggiormente alle finalità dell’Opera Segno, rispetto al sito di via Trieste;
– Le suore Canossiane, contattate nel passato, hanno sin da subito dichiarato disponibilità per la vendita dell’immobile stesso;
– Tuttavia, prima di procedere all’acquisto dell’istituto delle suore Canossiane, è necessario procedere alla vendita del terreno sito in via Trieste;
– Nei mesi scorsi si era paventato, da parte di alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, la volontà di procedere all’acquisto del terreno da parte del Comune, malvo bocciare il provvedimento in fase di approvazione;
– Si ribadisce, tuttavia, che rimane ferma volontà delle parrocchie Santa Venera, Sacro Cuore di Gesù e Maria Ss.ma Immacolata, e della Caritas diocesana di realizzare l’Opera Segno nella sede dell’istituto delle suore Canossiane, non appena si procederà alla vendita del terreno di via Trieste.
A fine incontro si è fatta largo l’idea di promuovere iniziative che partano dal basso e facciano percorrere strade alternative per la realizzazione dell’opera. Tra le proposte una campagna di crowdfunding (raccolta di fondi on-line) e la formazione di una cooperativa, quest’ultima però più per la fase della gestione. Per quest’ultima, ha specificato don Giovanni Marino, sin dalla partenza il progetto ha previsto una composizione che rispondesse alla rappresentatività del territorio comunale e non delle singole parrocchie. E infine un’altra sottolineatura sul legame tra l’opera e il territorio: “L’Opera Segno è qualcosa di più che un luogo per provvedere alle necessità dei più bisognosi. Può rappresentare un centro di incontro e aggregazione per le parrocchie di Santa Venerina per sperimentare sempre più la collaborazione pastorale nel segno della fratellanza e della solidarietà”.
Domenico Strano