Alitalia: dietro le quinte, una realtà complessa

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Daniela Bettamin

Spesso quando si pensa ad una compagnia aerea, vengono in mente i piloti e gli assistenti di volo che “accompagnano” fisicamente i nostri viaggi, ma questa è solo la facciata di compagnie complesse come Alitalia, ne parliamo con Daniela Bettamin, ex responsabile dei Progetti Commerciali degli scali di Linate e Malpensa.

-Quante persone e professioni servono per far funzionare un’azienda come Alitalia?

 “Tantissime e le più disparate. Si va dai tecnici, che sovrintendono giornalmente all’efficienza degli aeromobili, agli ingegneri che recitano un ruolo importantissimo sia quando decidono se un aereo sia idoneo al volo, sia quando bisogna pianificare ed effettuare le ispezioni periodiche, accuratissime e costose, ai medici che si occupano dell’idoneità del personale navigante e di terra con controlli rigorosi per garantire il massimo della sicurezza, agli avvocati, indispensabili per la stesura dei contratti necessari per garantire la tutela di Alitalia in tutte le sedi. Senza dimenticare aspetti più “soft” ma altrettanto importanti per il successo dell’azienda.”

-Ad esempio? “In Alitalia lavorano architetti che decidono gli arredi e lo “stile Alitalia” nelle sale vip, esperti di marketing, uffici che si occupano di accordi con gli aeroporti, diritti di traffico e sorvolo degli stati, chi si occupa di politiche tariffarie e concorrenza, il centro che segue le prenotazioni che facciamo per volare, chi segue l’alleanza Sky Team e chi lavora fianco a fianco con il partner principale, Air France.”

 – Quali di questi risultano strategici per le sorti di Alitalia?

“Non vorrei trascurare le figure di colleghi che, sebbene non direttamente collegati al bilancio aziendale, svolgono mansioni determinanti, penso a quelli che si occupano del controllo di gestione e coerenza dei costi, infatti un’azienda come Alitalia ha oltre 3500 fornitori, oppure chi si occupa del personale, gestendo categorie diametralmente diverse tra loro con contratti e esigenze differenti, anzi pensandoci bene proprio questo è uno de punti di forza di Alitalia..

-Quale? “La sua dimensione internazionale, in Alitalia lavorano persone di tutte le razze e paesi, ci sono momenti di incontro e formazione in cui vengono a contatto culture diverse con scambi “umani” dai quali si esce arricchiti, è davvero un ambiente stimolante.

– Se proprio dovesse indicare un settore nevralgico per l’azienda?

“Ne indico tre: chi si occupa di acquistare aerei che costano decine (o centinaia) d i milioni, chi si occupa di acquistare il carburante, altra voce rilevantissima, e poi per tornare all’inizio piloti e assistenti di volo”

Infine un ultima domanda: quali pensa che siano le cause del fallimento della vecchia alitalia?

“Domanda difficile da liquidare in poche battute, ritengo comunque che due tra le cause principali siano l’apertura di Malpensa, con una compagnia come Alitalia ed un paese come l’ Italia non in grado di “sostenere” contemporaneamente due aereoporti hub tenendo nel contempo aperto Linate con pesanti perdite di clientela “pregiata” a beneficio degli altri grandi vettori europei. Altra causa ritengo che sia stata la scelta strategica di puntare decisamente sul medio raggio, quindi nel segmento di mercato delle low cost, che con politiche commerciali decisamente più aggressive,hanno progressivamente eroso la clientela di Alitalia. Teniamo conto che è di questi giorni la notizia che Ryanair ha trasportato lo scorso anno tre milioni di passeggeri più di Alitalia sul territorio nazionale.”

Alessandra Distefano