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La domenica del Papa / Dio non se ne sta in disparte, ma entra nella storia. Così Francesco all’Angelus

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Francesco all’Angelus: “Anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia. Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità, si ‘immischia’ nella nostra vita, entra, per animarla con la sua grazia e salvarla”.

Siamo oltre la metà del tempo di Quaresima e la liturgia ci invita a rallegrarci, perché la Pasqua del Signore è vicina, così dalle letture ci viene un invito alla speranza. Il secondo libro delle Cronache narra l’ira del Signore, ma anche la sua grande misericordia; la seconda lettura, la Lettera agli Efesini, ci offre una riflessione su “Dio ricco di misericordia”, il quale proprio “per il grande amore con il quale ci ha amato” ci ha salvati, ci ha risuscitati. Il quarto Vangelo ci dice, infine, che Dio ha mandato il figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Anche nel colore degli abiti liturgici questa domenica ci parla di letizia, di gioia, di speranza. Certo non mancano le difficoltà e i problemi, ma proprio lo sguardo rivolto alla Pasqua, che ha segnato la vittoria della vita sulla morte, non può non essere motivo per rallegrarci. La vittoria del bene sul male deve risuonare ovunque, e in particolare per quei popoli che sono vittime di guerre e violenze; per i poveri e le persone sole e abbandonate. È importante, in questo tempo, ridare speranza anche là dove violenza e aggressività rischiano di stravolgere la vita delle persone.

Nel quarto Vangelo, Giovanni scrive che Nicodemo, un fariseo, va a trovare Gesù, di notte. Potremmo chiederci perché di notte? Sicuramente dopo il gesto della cacciata dei mercanti dal tempio, una critica ai religiosi che governavano il tempio, i sadducei, Nicodemo pensa di poter mettere dalla sua parte, cioè i farisei, il giovane e famoso rabbi. In qualche modo è un po’ come uno di noi: crede, ma non ha il coraggio di andare fino in fondo, di accettare le conseguenze di una scelta radicale. Si reca da Gesù, ma ci va di notte, quasi per non essere visto; è un uomo in ricerca, ma è ancora nell’oscurità, nella notte, appunto.

Nicodemo è, in fondo, come tutti noi. Gesù dice, a lui ma anche a tutti noi, “rallegrati” perché Dio “ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito”. E aggiunge: per essere salvati bisogna nascere di nuovo, dallo Spirito: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. A differenza degli altri evangelisti, Giovanni vede nella passione e morte, lui testimone sotto la croce, un innalzamento, cioè un modo per far vedere la gloria del Signore, in un momento in cui sembra che sia il male e la morte ad avere la vittoria sul bene e sulla vita. Questo, per Francesco, il tema al centro dell’annuncio cristiano: “Anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia. Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità, si ‘immischia’ nella nostra vita, entra, per animarla con la sua grazia e salvarla”.

Dobbiamo prestare ascolto a questo invito “respingendo la tentazione di considerarci sicuri di noi stessi, di voler fare a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà da lui e dalla sua parola”. Papa Francesco afferma, all’Angelus, in questa quarta domenica di Quaresima: dobbiamo guardare ciò che siamo “persone chiamate a fare i conti con la nostra fragilità e i nostri limiti. Allora può capitare di essere presi dall’angoscia, dall’inquietudine per il domani, dalla paura della malattia e della morte. Questo spiega perché tante persone, cercando una via d’uscita, imboccano a volte pericolose scorciatoie come ad esempio il tunnel della droga o quello delle superstizioni o di rovinosi rituali di magia”.

Dobbiamo conoscere limiti e fragilità “non per disperarci, ma per offrirle al Signore”, dice ancora Francesco, perché “noi abbiamo la vera e grande speranza in Dio padre ricco di misericordia, che ci ha donato suo figlio per salvarci, e questa è la nostra gioia. Abbiamo anche tante tristezze, ma, quando siamo veri cristiani, c’è quella speranza che è una piccola gioia che cresce e ti dà sicurezza”. Abbiamo limiti, peccati e debolezze, ma “non dobbiamo scoraggiarci”, è l’invito del Papa, perché “Gesù è in croce per guarirci”. E poi “Dio è più grande delle nostre debolezze, delle nostre infedeltà, dei nostri peccati. E prendiamo il Signore per mano, guardiamo il Crocifisso e andiamo avanti”.

Fabio Zavattaro