Si è tenuto a Villa Cianciafara, a Messina, un convegno sul romanzo “I Vicerè” di Federico De Roberto, organizzato da “Acis”- Associazione culturale per l’identità siciliana.
L’incontro è stato presentato dalla giornalista Graziella De Maria, a trattare il celebre romanzo del De Roberto la professoressa Emilia Scalia, dell’Istituto “Karol Wojtyla” di Catania.
“Acis” nasce il 29 settembre 2017, ha sede ad Aci Sant’Antonio (Catania), ed è presieduta da Giacomo Trovato. Tra gli obiettivi dell’associazione, divulgare la cultura, in particolare quella siciliana, e sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche attuali.
Federico De Roberto nasce a Napoli nel 1861. Molto presto si trasferisce a Catania con la sua famiglia, in seguito alla morte del padre. Studia all’Istituto tecnico “Carlo Gemmellaro”, successivamente frequenta all’università il corso di Scienze fisiche, matematiche, naturali. In un primo momento la sua formazione è scientifica; si avvicinerà poi agli studi classici e letterari.
A Milano conosce Verga e Capuana, con i quali instaura un’amicizia, collabora con il Corriere della Sera e nel 1894 pubblica “I Viceré” (Editore Galli).
Scenario dell’opera “I Viceré” il Risorgimento meridionale, raccontato attraverso le vicende di una nobile famiglia catanese, gli Uzeda di Francalanza, discendente da antichi Vicerè spagnoli della Sicilia ai tempi di Carlo V.
La professoressa Emilia Scalia ne ha delineato alcune figure, analizzando soprattutto l’aspetto psicologico. Caratteristiche della famiglia l’avidità, la sete di potere, l’odio, la corruzione morale che si manifesta anche nell’aspetto fisico (donna Chiara partorisce un neonato mostruoso).
In seguito la poetessa Maria Grazia Falsone ha mostrato al pubblico un paio di lettere che Federico De Roberto scriveva al suo amore segreto, Ernesta Valle. Lettere raccolte nel libro “Si dubita sempre delle cose più belle”, che la Falsone ha accuratamente consultato e studiato nella biblioteca pinacoteca “Zelantea” di Acireale, per conoscere il lato umano di questo importante personaggio.
De Roberto conosce Valle nel salotto catanese di casa Borromeo. Ernesta era una giovane donna, sposata con l’avvocato Guido Ribera e aveva un bambino di cinque anni. Per De Roberto, Ernesta Valle è “Renata”, per indicare la rinascita, l’amore, ma anche “Nuccia”, da “femminuccia”. Ernesta Valle chiama lo scrittore utilizzando il finale del nome di battesimo, “Rico”.
Lettere che non trattano solo sentimenti, ma in cui si affrontato anche argomenti letterari.
L’amore dei due è destinato a finire; De Roberto tornerà dalla madre in seguito alle sue insistenze, Ernesta Valle dalla sua famiglia.
Al termine dell’incontro, i ringraziamenti di Graziella De Maria al professore Giuseppe Mallandrino per l’ospitalità, alla Pro Loco Messina Sud, oltre che ai presenti, e la conclusione con una citazione del De Roberto: “La storia è una monotona ripetizione; gli uomini sono stati, sono e saranno sempre gli stessi”.
L.V.