Al Congresso / Zuckerberg su Cambridge Analytica: “Un errore, anche per me”

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Alla fine ha dovuto rinunciare anche a t-shirt e felpa, rigorosamente grigie, e abbandonare i jeans di ordinanza per presentarsi al Congresso degli Stati Uniti. Ad attendere ieri pomeriggio Mark Zuckerberg, amministratore delegato e fondatore di Facebook, una schiera di 44 senatori democratici e repubblicani che hanno convocato il capo del colosso di Menlo Park davanti alla Commissione congiunta per l’energia e il commercio dopo lo scandalo Cambridge Analytica.

Zuckerberg ha risposto per circa cinque ore a un fuoco di fila di domande che hanno mostrato, da subito, quanta distanza ci sia tra i legislatori di Washington e le società high-tech della Silicon Valley. E quanto manchi ancora per una regolamentazione del settore.

“È stato chiaramente un errore” credere a Cambridge Analytica quando dissero che avevano smesso di utilizzare impropriamente i dati degli utenti, “non avremmo dovuto fidarci soltanto della loro parola”. A fronte della gravità dei fatti emersi, e con un macigno sulle spalle per il crollo in borsa di circa il 14% in un mese, Zuckerberg non ha potuto che ammettere le proprie responsabilità: “Non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti vengano utilizzati in modo dannoso. Non abbiamo affrontato in modo sufficiente le nostre responsabilità ed è stato un grosso errore.

Non basta connettere le persone e dar loro voce: bisogna garantire verità e sicurezza.

Facebook è un’azienda idealista e ottimista. Per gran parte della nostra esistenza ci siamo concentrati su tutto il bene che le persone in grado di comunicare possono portare”. Tuttavia, ha aggiunto, “è chiaro ora che non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti vengano usati anche in senso negativo. Ciò vale per le fake news, le interferenze straniere nelle elezioni e discorsi che incitano all’odio, così come per gli sviluppatori e la privacy dei dati. Non abbiamo avuto una visione abbastanza ampia della nostra responsabilità, e questo è stato un grosso errore. È stato un mio errore, e mi dispiace. Ho aperto Facebook, lo gestisco e sono responsabile di ciò che accade qui”.

Sul fronte della sicurezza dei dati personali, dopo aver accertato che i profili di 87 milioni di persone sono stati condivisi in modo improprio con Cambridge Analytica, Zuckerberg ha ricordato il programma “Data Abuse Bounty” che “premierà le persone che conoscono casi in cui un’app della piattaforma raccoglie i dati per venderli, usarli per truffe o per scopi politici”. Il social, inoltre, offre una

ricompensa fino a 40mila dollari agli utenti che segnalano l’uso improprio dei dati da parte degli sviluppatori di app.

“Non è abbastanza dare alle persone il controllo delle loro informazioni, dobbiamo assicurarci che anche gli sviluppatori a cui lo hanno dato lo stiano proteggendo”, ha precisato Zuckeberg: “In generale, abbiamo la responsabilità non solo di costruire strumenti, ma di assicurarci che tali strumenti siano utilizzati per sempre. Ci vorrà del tempo per mettere in pratica tutti i cambiamenti che dobbiamo apportare, ma mi impegno a farlo nel modo giusto. Ciò include il miglioramento del modo in cui proteggiamo le informazioni delle persone e salvaguardiamo le elezioni in giro per il mondo”.

Quanto all’inchiesta sul Russiagate condotta dal procuratore speciale, Robert Mueller, Zuckerberg ha riferito che i dipendenti di Facebook sono già stati ascoltati: “Vorrei essere molto cauto. Il nostro lavoro con il procuratore speciale è confidenziale”. L’amministratore delegato ha chiarito, però, di non essere stato personalmente sentito da Mueller e dal suo team.

Riccardo Benotti

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