Acireale / Al “San Michele” riflessione di don Franco Battiato su “la Chiesa di Papa Francesco” al convegno degli ex alunni

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Come da pluriennale  tradizione, anche quest’anno l’Istituto San Michele, diretto dai Padri della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Acireale, ha ospitato il Convegno degli ex alunni, organizzato dall’omonima associazione; è una valida occasione per rivedersi dopo gli anni di studio trascorsi nell’Istituto e così poter consolidare i valori morali e di vita ivi appresi.
Frutto di una lunga ed attenta preparazione, anche quest’anno il Convegno è stato articolato nei tradizionali momenti: la celebrazione eucaristica nella cappella dell’Istituto, la foto di gruppo scattata nel grande cortile interno, poi nello storico salone teatro liberty il momento ‘culturale’ e la consegna di attestati e medaglie agli ‘ex maturi’ in ricorrenza del 50°, del 25° o del 15° anniversario del conseguimento del diploma, ed infine il pranzo conviviale nel grande refettorio.
Domenica 8 maggio, antichi ricordi sono inevitabilmente riaffiorati nella mente di coloro che si sono ancora una volta ritrovati. Non molti, ad onor del vero, hanno aderito all’invito, come il direttore dell’Istituto, padre Alfio Cantarella, sottolineava nel proprio saluto introduttivo ai lavori dell’assemblea, per un’iniziativa che vede, tra l’altro, scarso interesse da parte delle nuove generazioni di alunni.
Primo momento della giornata è stato la celebrazione eucaristica nella cappella dell’Istituto, presieduta dall’ex-alunno sac. prof. Franco Battiato, il quale ha poi personalmente curato il momento ‘culturale’ dei lavori. L’assemblea era introdotta dal saluto di padre Cantarella, il quale si soffermava sulla difficile situazione che la scuola cattolica italiana sta attraversando, con ben 204 scuole cattoliche che hanno, infatti, cessato la propria attività nel corso dell’ultimo anno. L’attenzione all’istruzione ed alla formazione dei giovani ha caratterizzato la vita della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Acireale sin dal momento della propria istituzione da parte del sacerdote acese Mariano Patanè Leotta e l’Istituto San Michele ha costituito l’ideale prosecuzione della ‘Real Casa di Educazione’, operante dal 1761 nei locali della chiesa dell’Oratorio, che dovette cessare la propria attività nel 1863 per effetto delle leggi eversive dello Stato italiano. Ciò non scoraggiò, tuttavìa, i Padri oratoriani i quali, un decennio dopo, attivarono il ‘San Michele’ incoraggiati anche dal vescovo mons. Genuardi, primo titolare della cattedra diocesana.
Nonostante le difficoltà degli ultimi decenni, comunque, il ‘San Michele’ tiene alto il vessillo nel settore dell’istruzione giovanile e non intende assolutamente ammainare le vele, come peraltro confermato dal dirigente scolastico prof. Giovanni Vecchio il quale ha dato notizia di alcuni importanti provvedimenti atti a riqualificare i locali e l’attività dell’Istituto. Uno studio qualificato ha consentito di attivarsi in vista della prossima indispensabile messa a norma della sala teatro, il cui relativo progetto verrà a breve inoltrato al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e trapela fiducia nell’accoglimento della richiesta di finanziamento. Ed ancora, è stata di recente effettuata una ricognizione analitica del Museo Laboratorio di Scienza dell’Istituto, a cura dell’ex-alunno prof. Salvatore Arcidiacono. Il laboratorio potrà essere destinato ad una duplice funzione: museale e didattica e si sta lavorando perché esso, in considerazione dei numerosi importanti reperti che contiene, possa divenire Museo cittadino delle Scienze Naturali. Si sta, poi, lavorando anche per ampliare l’offerta didattica dell’Istituto, con l’istituzione del Liceo delle Scienze Applicate, che affiancherebbe il tradizionale corso di Liceo Scientifico.
Il momento culturale era quest’anno, come già detto, affidato all’ex-alunno prof. don Franco Battiato, il quale proponeva la propria riflessione, una vera e propria catechesi sul tema ‘La Chiesa di Papa Francesco’. Questi si presentava al mondo, la sera dell’elezione al soglio pontificio con quel ‘buonasera’ che costituisce la ‘chiave di volta’ del suo impegno; già il nome scelto, Francesco, implica quell’impegno che egli, pur appartenente alla ‘Compagnia di Gesù’ ha più volte ribadito in favore di una ‘Chiesa povera, per i poveri’, sulle orme di san Francesco d’Assisi. Quell’impegno, che era stato da sempre la sua volontà, egli assunse quando, appena eletto Papa, un confratello cardinale gli disse: ‘Ricordati dei poveri!’.
Papa Francesco adopera il linguaggio della prossimità che, proprio dell’uomo comune, non può che prescindere da puntualizzazioni a carattere teologico-dottrinale e questa sua scelta si pone esattamente sulle orme di Cristo, il quale adoperava un linguaggio semplice, accessibile ad un popolo formato da gente umile ed incolta (pescatori, pastori); quando, però, parlava agli ‘esperti’ (gli scribi), Gesù sapeva perfettamente cogliere il rifiuto da parte di una classe sociale che usava la Parola di Dio per interessi personali.>
Il Santo Padre definisce la Chiesa ‘un ospedale da campo’, che condivide gioie, dolori, angosce e delusioni di ogni essere umano e come Cristo ‘pose la sua tenda in mezzo a noi’, egli invita i sacerdoti ad essere ‘Pastori con l’odore delle pecore’; il pastore talvolta precede il gregge per indicare la giusta direzione oppure vi sta in mezzo per condividerne il cammino o talvolta vi sta dietro al fine di evitare che qualche ‘pecora’ possa smarrirsi.
Afferma il Pontefice: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata, non viva, che si aggrappi alle sicurezze pensando di possedere la verità, ma dimenticando che la Chiesa deve essere posseduta dalla verità!”. Egli propone quella Chiesa che a Lampedusa si faceva segno concreto di accoglienza di coloro che, come lui, provengono dalle periferie. Egli ha scelto di non abitare i palazzi papali per stare in mezzo alla gente; non a caso, infatti, egli parla alla gente non solo in occasioni particolari quali le udienze generali, ma ama condividere la propria vita con gli altri.
La ‘Chiesa povera per i poveri e con i poveri’ non è certamente invenzione di questo Pontefice, ma già il Concilio (costituzione ‘Lumen Gentium’) affermava: ‘Come Cristo ha salvato l’umanità tramite le persecuzioni, anche la Chiesa deve accettare la povertà proprio come Dio si spoglia di qualsiasi privilegio di potere. La Chiesa è chiamata a farsi annunciatrice, operatrice di pace lungo i sentieri della storia, attraverso il dialogo, il rispetto della giustizia, la pace. Pace che non debba però intendersi quale assenza di guerra, ma come accoglienza, condivisione, rispetto della dignità altrui.

Nando Costarelli