Echi della Festa dei Fiori / Ambiente magico e paradisiaco per il turista ignaro, ma la vita cittadina di tutti i giorni è un’altra cosa…

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Il turista ignaro che nell’ultimo fine settimana dello scorso mese di aprile si volesse aggirare nella Città dei cento campanili, si trovava per prima cosa costretto ad accedere al centro urbano attraverso dei varchi metallici controllati dalle pantere grigie o giallo-verdi che lo guardavano con sospetto come se fosse un terrorista.

Una volta entrato nel circuito, gli poteva capitare di incontrare dei giocolieri su alti trampoli o dei gruppi musicali molto rumorosi, oppure delle graziose majorettes e dei ballerini in abito ottocentesco che danzavano il valzer per la strada.

Andando poi verso il centro, si imbatteva in topi enormi, grandi quasi come dei maialini, che ballavano sotto il palazzo del Vescovo, inutilmente inseguiti da un pifferaio il cui strumento non emetteva alcun suono. E poi c’era una sirena ammaliatrice (almeno così sembrava) celata tra verdi frasche in un angolo della piazza del Duomo, proprio sotto il Municipio, che sembrava volesse incantare i passanti; ma guardandola meglio da vicino, aveva una coda di gambero, e quindi il suo fascino ammaliatore svaniva d’un colpo. Una sirena vera – questa sì – con tutti gli attributi giusti, la si poteva invece incontrare lungo il corso principale, in compagnia di cow boy a cavallo, di diligenze trainate a mano, di pappagalli e bestie mitologiche, di vecchietti che tentavano di farsi dei selfie, di porcellini seduti sul Colosseo e di guardie reali inglesi dalla faccia stravolta sotto il loro alto colbacco.

Ma quello che attirava e ammaliava in particolar modo l’ignaro turista era l’abbondanza di fiori sparsi dappertutto in città: sui balconi degli antichi palazzi barocchi, nelle vetrine e davanti ai negozi, in un apposito mercatino in cui si trovava di tutto, dalle rose di vari colori ai gerani, alle begonie, alle azalee, e poi piante grasse di tutti le dimensioni, con le spine e senza spine, da quelle microscopiche a quelle enormi con strane forme e strani colori. E poi – meraviglia delle meraviglie! – lungo il corso principale sfilavano dei bellissimi grandi carri tutti addobbati di fiori, soprattutto garofani di vari colori che davano l’effetto di una superficie uniforme, tale da creare forme umane, animali, costruzioni e oggetti multiformi. I carri erano sette e rappresentavano tutti dei soggetti che si ispiravano alle antiche civiltà greca e romana e all’ambiente del Mediterraneo: si potevano quindi ammirare le antiche divinità che abitavano sul monte Olimpo, Ulisse che intraprende il suo lungo viaggio per ritornare dall’amata e fedele Penelope, i simboli dell’architettura classica greca, un imponente Colosseo attorniato da gladiatori e belle donne, limoni e colture tipiche delle sponde del “mare nostrum” (la denominazione che usavano gli antichi Romani per indicare il mar Mediterraneo) e la colomba della pace che si erge maestosa ad unire idealmente le due sponde del medesimo mare.

Poi al tramonto i carri si illuminavano di magiche luci e si animavano di strabilianti movimenti, che li rendevano ancor più attraenti ed affascinanti, con un sottofondo di musiche ammalianti. La gente per le strade era allegra e gioiosa, molti bambini erano vestiti in maschera, qualcuno ballava per la via e portava coroncine di fiori, strani copricapi e vestiti fantasiosi, gonne larghe che riempivano le strade e pennacchi alti e bizzarri: abiti che sembravano aztechi, egizi, veneziani del ’700. Il tutto in una splendida cornice fatta di maestosi palazzi barocchi, chiese dalle architetture sfarzose e variegate, palazzi pubblici imponenti e ricchi di fregi decorativi.

Un mondo ricco, seducente e magico, che inebriava e stordiva il povero turista ignaro, tanto da fargli credere di essere finito in un angolo del paradiso terrestre, con una forte voglia di non andar più via e di continuare a godere all’infinito di siffatte originali bellezze. Ma se lo stesso turista fosse tornato il giorno dopo, quando la Città dei cento campanili era rientrata nella normale vita ordinaria di tutti i giorni, avrebbe trovato tutt’altra realtà, soprattutto in questo periodo in cui la città si sta preparando ad una tornata di elezioni amministrative anticipata e imprevista.

Nino De Maria