I cancelli del settimo piano stavano sempre chiusi. Si aprivano solo una volta la settimana, il mercoledì mattina, per un paio d’ore, giusto il tempo per arieggiare e pulire le stanze.
Un bambino del palazzo di fronte aspettava impaziente questo giorno e assisteva estasiato all’operazione, ammirando la governante che portava fuori tutte le sedie e le allineava sul balcone; e poi appendeva sulla ringhiera del ballatoio, in ordine di grandezza, tutti i tappeti, tappetini e scendiletto di casa. Egli immaginava che in quell’appartamento abitasse una principessa, che veniva tenuta prigioniera da una strega cattiva che non voleva farla uscire di casa. Ed ogni mercoledì, quando si aprivano i cancelli, egli immaginava che le sedie allineate si trasformassero in un trenino volante sul quale la principessa potesse fuggire via e riacquistare la sua libertà. E se ne stava lì, con il naso all’insù, a fantasticare, vedendo nella sua mente la scena come se si stesse svolgendo realmente: la principessa s’affacciava sul balcone, e in un momento di distrazione della strega riusciva a sedersi in uno dei sedili mentre la fila di sedie diventava magicamente un treno e prendeva il volo, salendo su su nel cielo e puntando dritto verso il sole; ma il volo durava poco, perché il trenino cominciava a traballare e a perdere quota, perché il peso della principessa era eccessivo e non gli permetteva di sollevarsi a sufficienza (in effetti la “principessa”, che il bambino era riuscito a vedere di sfuggita quando – raramente – le permettevano di prendere una boccata d’aria sul balcone, era piuttosto cicciottella, aveva le lentiggini e portava delle spesse lenti); nel frattempo la strega si accorgeva della fuga della principessa, e dopo avere aspramente rimproverato la governante per non avere vigilato su di lei, afferrava uno dei tappetini stesi sulla ringhiera, ci saliva sopra e con esso si levava in volo per inseguire il trenino di sedie, lo raggiungeva mentre continuava a perdere quota rischiando di finire sfracellato sul selciato della strada sottostante, agganciava la sedia di testa e, usando il suo tappetino volante come un locomotore, lo riportava sul balcone del settimo piano; a questo punto la principessa, urlante e piangente, veniva ricondotta in casa, mentre la governante riportava dentro pure le sedie ed i tappeti e richiudeva in fretta e furia i cancelli.
Per un’altra settimana ancora non succedeva più nulla e non si vedeva nient’altro che le imposte chiuse dietro i cancelli. Durante il periodo invernale l’attesa durava talora più a lungo, perché quando il tempo era cattivo e pioveva, i cancelli non si aprivano affatto, ed il bambino immaginava la povera principessa chiusa dentro, mentre fuori diluviava, tirava vento e i tuoni squassavano l’aria e facevano tremare i vetri delle imposte. E chissà, lei magari aveva pure paura dei tuoni e dei fulmini. Il bambino si sentiva triste e impotente, in quei giorni, e continuava a pensare alla principessa che non poteva mettere in atto i suoi tentativi settimanali di fuga. Ma quando arrivava la primavera ed il tempo volgeva al bello, ogni mercoledì il bambino era lì ad assistere all’apertura dei cancelli e a tifare per la principessa che cercava di fuggire sul suo trenino di sedie volanti. E la cosa andava avanti regolarmente fino all’estate ed alle prime settimane d’autunno.
E così, un mercoledì dopo l’altro il tempo passava, e ogni settimana la principessa tentava inutilmente la fuga con il trenino di sedie, la strega la riprendeva e la riportava dentro, ed i cancelli tornavano a richiudersi inesorabilmente.
Ma un bel giorno il bambino (che nel frattempo non era più tanto bambino) vide la principessa uscire dalla porta del garage del palazzo di fronte, in sella ad un motorino. Sì, era proprio lei, con i suoi occhiali spessi, le lentiggini, il viso paffuto ed il corpo cicciottello, tanto che il motorino stentava a partire in salita. Questa visione lo rese felice, perché capì che finalmente la “sua” principessa aveva riacquistato la libertà, e che nessuna strega cattiva avrebbe mai più potuto tenerla prigioniera. E da quel giorno in poi, anche se ogni mercoledì i cancelli continuavano regolarmente ad aprirsi, anche se le sedie continuavano ad allinearsi sul balcone ed i tappetini venivano stesi sulla ringhiera, il trenino magico non volò più.
Nino De Maria