Bossi, Lusi, Penati, Vendola: sono questi gli esempi che gli italiani debbono seguire?

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Sono scombussolato ed anche disgustato da tutto quanto sta succedendo in questo periodo. Che l’Italia e gli italiani si siano sempre adagiati sulla battuta “così va il mondo” e non abbiano mai percepito in senso negativo la corruzione che ci circonda è un fatto da tempo assodato. L’aspetto più negativo (come se potesse mai esserci più buio di mezzanotte) è che ad ogni più piccola notizia di illegalità tutti ci si buttano sopra come lupi affamati per potere parlare male degli altri e nascondere i propri difetti.

Sull’ultima notizia venuta fuori ci siamo dovuti sorbire edizioni speciali di TG, edizioni straordinarie di talk show del mattino e della sera, paginate più o meno belle di giornali. Tutti sapevano qualcosa di più, tutti volevano dire qualcosa, tutti si ripetevano, nessuno portava contributi innovativi al dibattito.

Insomma anche la situazione economica dello Stato, anche la situazione etica della nazione è diventata gossip.

Sembrava di assistere alle innumerevoli mielose trasmissioni che ogni canale televisivo del patrio suolo manda in onda da oltre un anno su Parolisi, su Yara Gambirasio o su quello che fa Schettino nel suo dorato luogo di detenzione. Tutti promettono la notizia esclusiva, tutti hanno lo scoop ma nessuno ha mai dato notizie concrete o risolutive. In compenso gli italiani paghiamo per queste “eccezionali” novità. Paghiamo il canone per la TV di stato, ma paghiamo anche sul prezzo d’acquisto dei prodotti che ci “offrono” questi programmi insulsi e poco professionali.

È deprimente dovere ammettere che non esiste più il vero giornalismo, ma è ancor più deprimente dovere scoprire che nessuno sa fare programmi di vero approfondimento e che, di converso, agli italiani possono interessare programmi dal contenuto culturale. Intendendo per cultura anche le trasmissioni dal contenuto formativo quali il teatro, la buona musica (non lo sgambettare di alcune belle gallinelle), la ricerca scientifica.

Dov’è andata a finire l’inventiva prettamente italiana, dov’è finito il senso del bello e quello dell’avventura dei nostri padri navigatori? È proprio necessario adattarci passivamente a questo degrado?

Pippo Sorrentino