Dopo l’incredibile eliminazione della Spagna nel girone di qualificazione dei mondiali di calcio in Brasile, la successiva eliminazione per mano italiana agli ottavi a Euro 2016, e il suo personale impatto sostanzialmente pari allo zero, i mondiali di calcio in Russia del 2018 costituiscono la terza (e forse ultima?) chance per Diego Costa di poter lasciare un segno con la maglia delle furie rosse, tanto desiderata a scapito di quella più titolata dei verdeoro brasiliani. E si, per chi non lo sapesse, la storia di Diego Costa è davvero singolare ed è stata oggetto di aspre polemiche.La vicenda è quella di un asso conteso tra la nazionale brasiliana e quella spagnola. Malgrado Diego Costa sia brasiliano, e abbia indossato due volte la maglia verde-oro, nell’ottobre 2013 ha ufficialmente scelto di voler giocare con la Roja. Essendo dotato di passaporto spagnolo ed avendo giocato col Brasile esclusivamente in partite amichevoli, la sua è stata una scelta formalmente legittima, ma ugualmente (e comprensibilmente) contestata, in primis dai tifosi verde-oro. Tempo addietro l’ex allenatore brasiliano Felipe Scolari non ha esitato a definirlo “traditore”. Dalla sua parte si è invece, a sorpresa, schierato l’ex fenomeno Pelè, che ha definito “comprensibile” e “coraggiosa” la sua scelta.
Attaccante classe 88, di origini brasiliane ma come già detto naturalizzato spagnolo, Diego Costa è un calciatore completo, forte fisicamente e con un notevole bagaglio tecnico. Nel corso degli anni ha maturato un infallibile senso del goal, diventando un bomber di razza, difficile da contenere per qualunque avversario. Un mix devastante di potenza fisica, rapidità, fantasia, oltre ad una notevole capacità nell’uno contro uno.Con le furie rosse, Diego Costa vanta al momento soltanto quattro reti, di cui le ultime tre siglate contro Albania e Liechtenstein nel girone di qualificazione valido proprio per i Mondiali di Calcio in Russia del 2018. Ed è proprio il palcoscenico russo che determinerà se Diego Costa, quest’anno capocannoniere con la maglia del Chelsea, riuscirà a dire finalmente la sua nei match che contano. D’altronde, le potenzialità ci sono tutte, e sono ben note.
La prima annata degna di nota di Diego Costa è datata 2012, quando rientra definitivamente all’Atletico Madrid e chiude la stagione con 20 reti su 44 presenze, vincendo anche il titolo di capocannoniere della Copa del Rey.
Il suo percorso di crescita si conferma poi l’anno successivo, come dimostrano i numeri, a dir poco straordinari. Venticinque reti in campionato, sette in Champions League, una in Copa del Rey, per un totale di 33 marcature su 44 presenze. Nel 2014, col passaggio al Chelsea conferma le sue qualità di attaccante letale in area di rigore proseguono: sono venti le marcature realizzate da Diego Costa in ventisei presenze ed è anche l’anno del primo titolo inglese vinto (coppa di lega).
Insomma, staremo a vedere se l’asso conteso continuerà questo percorso di crescita e se riuscirà a ripetere in nazionale le ottime prestazioni sfornate in ambito di club. Le furie rosse lo sperano di cuore, in Brasile forse, sono in molti a tifare per il suo fallimento.
Gabriele Pulvirenti