“Chi è il calciatore più forte in circolazione”? “E chi è quello più forte di tutti i tempi”? Moltissimi opinionisti sportivi, allenatori, calciatori, o semplici appassionati, non hanno dubbi: Lionel Messi. Certamente, al di là delle preferenze individuali e dell’eterna rivalità con Cristiano Ronaldo, non vi è dubbio che Messi sia certamente uno tra i calciatori più forti in circolazione e di sempre. Anche Diego Armando Maradona, di cui Messi è considerato il naturale erede, ha più volte ribadito che “Leo è il miglior calciatore in circolazione” e che “potrebbe diventare anche più forte” di lui. Il paragone nasce da molti tratti in comune tra la “Pulce” e il “Pibe de oro”. La nazionalità, il mancino magico, la classe fuori dal comune. Il paragone tra i due è stato poi rafforzato dal goal strepitoso realizzato da Messi contro il Getafe, in Copa del Rey, nel 2007. Goal praticamente identico a quello realizzato da Maradona nei campionati del mondo del 1986, contro l’Inghilterra. Partenza da centrocampo, slalom in mezzo a tutta la difesa, portiere messo a terra e rete. Goal mozzafiato.
Nato a Rosario, grande città argentina della provincia di Santa FE, il 24 giugno del 1987, la storia di Lionel Andrès Messi (questo il suo nome completo) intreccia indissolubilmente il calcio e la vita, lo sport e la malattia. Una storia in cui il dolore viene stracciato anche dal talento e dalla forza di volontà. Ancora bambino, Messi vede diagnosticarsi un’insufficienza ormonale che gli impedisce il naturale sviluppo delle ossa e dunque di crescere normalmente. Talentuoso sin dalla culla, Messi è però ostacolato sempre di più dall’impossibilità di crescere e di essere al pari dei suoi coetanei. Ma che Leo non sia un bambino come gli altri, lo si vede anche nei campi di calcio. Un “Enfant Prodige” che la società del Barcellona decide di portare all’interno del proprio club, accettando di pagare le costosissime cure basate sulla somministrazione di ormoni sintetici per consentirgli uno sviluppo normale.
Una storia che coinvolge tutta la famiglia di Leo, che si trasferisce dall’Argentina in Spagna riponendo tutte le speranze su un ragazzino di dodici anni, di cui va coltivato il talento, ma che deve anche essere curato. Nasce da qui la parabola magica di questo calciatore straordinario, oggi idolo di molti e molto spesso venerato dalla stampa di tutto il mondo. Tanto per fare un esempio,“Non dite calcio, dite Messi”. O, se volete, dite Messia”, il titolo del quotidiano catalano “Sport”, edizione del 7 Aprile 2010, all’indomani dei quarti di finale di Champions League tra Barça e Arsenal. Dopo l’iniziale vantaggio dei Gunners, il match finì 4-1 per i Blaugrana, grazie ad una meravigliosa “quadripletta” di Leo Messi. Quattro reti che mostrano soltanto una piccola fetta del suo enorme bagagliaio tecnico e che giustificano il titolo giornalistico apparentemente iperbolico. Tiro potente e preciso, opportunismo, fantasia, eccezionale rapidità d’esecuzione e dribbling. Quattro reti che peraltro segnano un record che il fuoriclasse argentino supera poco dopo realizzando. cinque reti in un unico match di Champions League. Record fissato nel match contro il Bayern Leverkusen, (7-1 per il Barça), il 6 Marzo del 2012. A proposito di record, è davvero impossibile menzionare tutti quelli che gli appartengono (di cui alcuni condivisi con Cristiano Ronaldo), ma non si possono ignorare certamente le cinque vittorie, peraltro consecutive, del pallone d’oro, di cui quattro consecutive (2009-2012) e le centinaia di altri record stracciati. Dando un’occhiata alle statistiche complessive, si resta davvero sbalorditi. Su 531 match disputati con la maglia del Barça, Messi ha siglato ben 453 reti. Un rendimento di 0.85 reti a partita, dal 2003 ad oggi.
Discorso a parte va fatto per la Nazionale. I maggiori detrattori di Leo sostengono che non sia mai stato incisivo con la maglia Albiceleste, oltre al fatto che non si sia mai catapultato in una realtà diversa dal Barça, squadra che ha certamente dominato in Spagna e in Europa negli ultimi anni. In realtà Lionel Messi è da giugno di quest’anno diventato il miglior marcatore di sempre della nazionale argentina, con 55 reti segnate, superando anche Gabriel Omar Batistuta fermo a quota 54. Con la maglia dell’Argentina Messi ha anche vinto l’oro olimpico nel 2008, a Pechino. Di certo però, l’asso argentino non è riuscito ad incidere positivamente ai mondiali del 2010 in Sudafrica, non andando a rete in nessuno dei cinque match disputati, mentre è andato a un passo dal trionfo in Brasile nel 2014, ma peccando di quasi totale “invisibilità” nella finale contro la Germania poi persa ai tempi supplementari. Una prestazione che ha contribuito ad alimentare lo spauracchio (eccessivo) del “Messi non decisivo in nazionale”.
Tra poco più di un anno, ai Mondiali di calcio in Russia, Messi avrà l’occasione di scrivere una pagina nuova della sua già meravigliosa carriera e di quella dell’Argentina. È questo il sogno dei suoi connazionali e di chi vuole che gli sia assegnato, senza discussioni, il titolo di re incontrastato nella storia di questo sport. Vedremo se sarà questa la volta giusta.
Gabriele Pulvirenti