“Piccolo mago”, “razzo rosso”, “Il Messi tedesco”, sono soltanto alcuni dei nomignoli che tifosi e osservatori sportivi di mezzo mondo hanno utilizzato (nelle prime fasi della sua carriera), in riferimento a Marco Reus, giovane talento tedesco in forza al Borussia Dortmund e risorsa preziosa per la nazionale tedesca campione del mondo in carica guidata da Joachim Low, in vista dei mondiali di calcio in Russia. I soprannomi chiariscono, senza bisogni di particolari approfondimenti, le qualità indiscusse di Reus, calciatore che il Borussia Dortmund ha acquistato nel 2012 battendo la concorrenza dei più blasonati club d’Europa, come Real Madrid, Manchester United, Arsenal, Tottenham, Juventus. Qualità che, nel corso degli anni, si sono viste purtroppo solamente a tratti, anche a causa di diversi infortuni che hanno tenuto il talento giallonero molto spesso lontano dal terreno di gioco. Tuttavia, l’età ancora giovane di Reus e, quando in campo, la costante qualità delle sue prestazioni – condite quasi sempre da giocate geniali, assist e marcature- il piccolo mago potrebbe essere l’arma in più della Germania, nazionale già piena di campioni del calibro di Toni Kross, Ozil, Khedira, Muller, Gomez.
Nato il 31 Maggio 1989 a Dortmund inizia la sua carriera calcistica nelle giovanili del Dortmund, diventando poi professionista con l’Alhen. Esordisce nel massimo campionato tedesco il 9 agosto del 2008, con la maglia del Borussia Monchengladbach, squadra dove il “razzo rosso” si fa le ossa e matura sotto il profilo tecnico e tattico. In 3 stagioni colleziona 96 presenze e 37 reti. Nel gennaio 2012 viene acquistato dal Borussia Dortmund per 18 Milioni di euro. Reus diventa il trascinatore del Borussia dei miracoli nella stagione 2012-2013, annata in cui, offrendo spettacolo e un calcio iper-offensivo la squadra allenata da Jurgen Klopp arriva in finale di Champions League, arrendendosi poi al Bayern Monaco, nei tempi supplementari. Il piccolo mago è un giocatore estremamente duttile. Gioca indifferentemente come seconda punta, ala destra o sinistra. Le sue principali qualità sono il dribbling e la velocità. Praticamente impossibile da fermare nell’uno contro uno, Reus fa anche della potenza di tiro (e contemporanea precisione) un’altra sua arma di forza. Quello che stupisce di questo ragazzo, è anche la sua capacità di non sprecare mai un pallone. Reus riesce a trovare spazi quando non se ne vedono apparentemente, sforna assist con estrema facilità e mixa giocate individuali a fraseggi stretti con i compagni di squadra.
Il Razzo Rosso ha già vestito la maglia della nazionale maggiore, partecipando agli europei di calcio 2012, mentre due infortuni diversi lo hanno costretto a saltare sia in mondiali in Brasile nel 2014 che gli Europei 2016 in Francia. Agli europei del 2012, è andato a segno negli ottavi di finale contro la Grecia. Un tiro al volo sotto l’incrocio che svela, seppur parzialmente, un concentrato di qualità fuori dal comune. E a ben sei anni di distanza Reus ha in Russia l’occasione di mettersi in mostra, sperando che stavolta il suo fisico glielo consenta.
Seppur sia difficile prevedere ciò che accadrà da qui a due anni, la Germania campione del mondo in carica partirà anche in Russia come una tra le più valide contendenti alla vittoria dei Mondiali, non solo per la qualità della sua rosa, ma anche per via di un gioco che oramai da tempo appare ben collaudato. Inoltre, non sarebbe stupefacente che le giocate migliori della nazionale passassero proprio da questo giovane talento cristallino di cui si parla. Reus, un talento col viso da ragazzino e i piedi fatati. Dopo la sfortuna e i diversi problemi fisici che ne hanno ridimensionato le potenzialità (e sostanzialmente la carriera), questa è forse l’ultima chance per Reus di dimostrare il suo grande valore. Non esiste difatti palcoscenico migliore dei Mondiali per inserirsi tra le stelle mondiali, certamente non ai livelli dei più blasonati Messi, Ronaldo e Neymar, ma con poco “o nulla” da invidiare ai più o meno “talenti emergenti” che rispondono ai nome di Kane, Mbappè e Hazard e altri ancora.
Gabriele Pulvirenti