Per il terzo anno consecutivo la Fiera dello Jonio si è svolta nel centro storico di Acireale. La nuova amministrazione infatti, presieduta dal sindaco Stefano Alì, ha mantenuto lo stesso modello organizzativo delle due edizioni precedenti. Anche la scelta espositiva è stata la stessa, puntando l’attenzione sui prodotti artigianali e agroalimentari locali ed escludendo invece tutta quella serie di offerte prettamente commerciali che caratterizzavano le precedenti edizioni.
E così, dopo il taglio del nastro effettuato dal primo cittadino sabato 1° settembre, per ben dieci giorni il centro cittadino – piazza Duomo, via Ruggero Settimo, corso Umberto e corso Savoia – dalle 17 a mezzanotte è stato animato dai numerosi visitatori degli stand espositivi, che nelle giornate domenicali erano aperti anche di mattina. Gli stand ubicati tra via Ruggero Settimo e piazza Duomo erano dedicati prevalentemente alle attività artigianali, con la possibilità di ammirare manufatti in ferro battuto, legno, ceramica, cuoio, stoffa, ma anche in pietra lavica e marmo, il tutto opera di esperti artigiani locali; invece gli stand di corso Umberto ospitavano prodotti agroalimentari: latticini e formaggi, salumi, miele, marmellate, cioccolato, conserve, liquori, vini, pistacchio, ma anche gelati, pasta fresca, tè e tisane, e prodotti biologici quali limoni, legumi e frutta secca; interessante in questo percorso lo stand dedicato ad una azienda produttrice di latte d’asina e prodotti cosmetici derivati, mentre chiudeva in bellezza – dal lato di piazza Garibaldi – lo stand di una famosa ditta produttrice di crispelle, zeppole, sfincioni, iris e rosticceria varia, i cui profumi inondavano la zona e attiravano i visitatori che affrontavano pazientemente la lunga fila per gustarne i saporiti prodotti.
La zona di corso Savoia era invece dedicata agli stand istituzionali, cioè quelli dei gruppi di volontariato e similari, tra cui il Museo del Natale “San Francesco” (della cui associazione culturale fa parte pure la nostra testata, in qualità di socio fondatore).
Gli stand erano quest’anno ben integrati con gli esercizi commerciali presenti lungo il percorso, con i quali si intersecavano costituendo una sorta di continuità. Molto risalto era anche dato alle aree “food”, sia per la presenza lungo lo stesso circuito di varie gelaterie, pasticcerie, paninerie e pub, sia per lo stretto collegamento con l’area appositamente dedicata nella vicinissima zona della “piscarìa” – tra via Davì e piazza Marconi – in cui erano presenti diversi posti di ristoro dove era possibile degustare panini e grigliate varie a base di carne (vitello, maiale, ed anche cavallo per gli appassionati), salsiccia, pesce, frutti di mare e prodotti tipici locali, preparati e arrostiti a vista in tempo reale.
La zona dell’Arco del Vescovo (largo Giovanni XXIII), dedicata allo spettacolo, è stata animata quasi ogni sera da artisti e gruppi folkloristici, mentre artisti di strada e funamboli si esibivano costantemente lungo il circuito, per la gioia di grandi e, soprattutto, piccini. Di particolare rilievo sono stati il concerto di Carlo Muratori “Arsura d’amuri”, dedicato a canti, personaggi e storie della nostra isola; e il festival dell’Opera dei Pupi, a cui sono state destinate le due serate domenicali nel contesto della Fiera (mentre l’anno scorso aveva avuto un suo spazio autonomo), con la presenza delle compagnie “Puglisi” di Sortino e “Carlo Magno” di Palermo, che hanno portato sulla scena le gesta dei nobili Paladini di Francia. La stessa area è stata interessata, sabato 8, dalla presentazione dei bozzetti dei carri allegorici del prossimo Carnevale 2019, già presentati dai maestri carristi alla Fondazione del Carnevale, che aveva pure un suo stand, proprio al centro di piazza Duomo, davanti alla Cattedrale, alla confluenza tra corso Umberto, corso Savoia e via Genuardi, dove faceva bella mostra di sé esponendo manufatti esemplificativi in cartapesta e fiori. Un’altra interessante manifestazione di contorno è stata quella svoltasi nei giorni 8 e 9 settembre all’interno del Palazzo del Turismo: uno “Show Cooking” dedicato alla degustazione di prodotti eno-gastronomici siciliani.
Significativa è risultata anche la coincidenza con la festa della Natività di Maria, l’8 settembre, il cui simulacro, “’a Bammina”, tradizionalmente portato in processione per le vie del centro storico, ha attraversato il corso Umberto tra gli stand, attirando l’interesse e la curiosità di visitatori ed espositori, ai quali è stata dedicata una preghiera particolare al suo arrivo in Cattedrale.
Anche quest’anno è calato quindi il sipario sulla Fiera dello Jonio, giunta nel 2018 all’85^ edizione dell’era moderna, ma le cui radici storiche risalgono a quella Fiera Franca che si teneva fra il ’400 e il ’700 nell’area di Santa Venera al Pozzo nel mese di luglio, in coincidenza con la festa della Santa Patrona. Nonostante non siano più i tempi d’oro antecedenti la seconda guerra mondiale, quando la Fiera acese era pari per importanza a quelle di Messina e di Palermo, e nonostante negli ultimi anni siano nate tante iniziative similari nei centri vicini, essa continua ad avere un suo fascino e ad attirare numerosi visitatori pure da altre città, grazie anche alla sua ubicazione in centro storico e alla riscoperta della sua originaria caratteristica, basata – per l’appunto – su artigianato e settore agroalimentare. Ed è quello che confermano pure le prime impressioni a caldo, che registrano un notevole afflusso di visitatori (specialmente nei fine settimana) ed un notevole successo di vendite degli espositori.
Nino De Maria