Interviste / Don Salvatore Coco nel suo libro “Quanto resta della notte?”: “Ricercare l’interiorità alla luce della speranza”

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Padre Salvatore Coco, parroco di “Santa Maria La Stella”, ha pubblicato recentemente, con la casa editrice “Carthago” , nella Collana di Studi Biblico-Teologici, il libro “Quanto resta della notte?”. Cerchiamo di conoscere le motivazioni della sua profonda ispirazione attraverso un’intervista.

– Qual è la precipua interpretazione del titolo di “Quanto resta della notte?”
Nella lettura della situazione sociale, civile ed ecclesiale, si nota disorientamento, impossibilità a fare  scelte e realizzare progetti. Nel titolo faccio riferimento a Isaia, il profeta della speranza, salmo “Dimmi quanto resta della notte”, indicando l’attesa del nuovo giorno, ovvero la speranza. Cosa bisogna fare? Ricerca dell’interiorità sia per credenti che per non credenti, accomunando tutti gli uomini, in tutti i campi della vita. Passare in rassegna alcuni aspetti della vita: purificazione dell’immagine di Dio, per giungere al monte Oreb, vera immagine di Dio, e poi centrare l’attenzione sul Figlio, morto per noi, accettando le sfide di tutti tempi. Bisogna vendere il mantello, per comprare la  “spada”, ovvero la parola, come insegna il Concilio di Gerusalemme. Far prevalere la linea dell’accoglienza. Il Concilio di Costanza (1414-1418) sceglie l’unità della Chiesa frantumata, accettando la superiorità del Concilio sull’autorità del Papa, in quella occasione.

– In tale contesto, l’Eremo di Sant’Anna e la storia di Fra Rosario Campione, quale significato rivestono?
Nell’epoca del riformismo settecentesco, l’Eremo di Sant’Anna fu un tentativo di rinnovamento della Chiesa catanese, specie riguardo gli studi dell’Università di Catania, fondata dal vescovo Ventimiglia; inoltre, riforma del Clero e fondazione del Seminario; coinvolgimento del popolo. L’Eremo di Sant’Anna costituì il tentativo di seguire tali principi, ma le riforme si fermarono: un’alba incompiuta attraverso difficoltà contingenziali. La mia proposta è la ripresa di questo slancio riformistico, coinvolgendo tutti gli strati ecclesiali, ovvero tutto il popolo di Dio.

– L’Eremo, assieme alla meravigliosa Chiesa, potrebbe diventare anche luogo d’incontro socio-culturale?
Secondo me, l’Eremo dovrà diventare centro di spiritualità, aperto a tutti.

– Una sezione del grande Eremo potrebbe essere adibita ad accogliere per un periodo limitato persone desiderose di silenzio e unitamente di meditazione?
Per me è importante valorizzare il luogo quale centro d’interiorità, di preghiera, di meditazione. Secondo possibilità contingenti, si potrebbe apportare qualche novità.

Secondo me, l’Eremo di Sant’Anna è un luogo ideale per incontri ecumenici e interreligiosi, in quanto offre il silenzio eloquente della natura, quasi un’astrazione dal caos della realtà del nostro tempo, invitando alla comunicabilità, in un clima di fraternità. Cosa ne pensa lei?
E’ un luogo aperto a tutti gli uomini di buona volontà.

                                                                                      Anna Bella

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