Gli anni del nuovo millennio che lasciamo alle spalle, salutati inizialmente come epoca di nuova speranza, dopo decenni difficili e complicati, ci hanno lasciato invece le crisi economiche e finanziarie più gravi della storia recente (anni 2001 e 2008). Le conseguenze drammatiche derivate dai crolli dei mercati finanziari, quindi dal fallimento di banche, società di gestione del risparmio, maturavano sullo sfondo di una crisi economica che colpisce tutto l’Occidente, dopo decenni di benessere fondato su un indebitamento eccessivo che ci ha dato l’illusione di una possibilità di crescita illimitata, centrata però sull’indebitamento degli Stati e delle famiglie e sullo sfruttamento ed inquinamento di risorse non rinnovabili.
Aumentano dunque i poveri, mentre la ricchezza si concentra quasi ovunque nelle mani di pochi. In Italia i governi che si succedono tagliano la voce di spesa più significativa: il welfare. I dati Censis ed Istat per l’anno 2017 sulla condizione del nostro Paese sono impietosi, quello che colpisce tuttavia è la cifra di oltre 12.000.000 di cittadini che non hanno avuto accesso ai servizi socio-sanitari: chi rimandando le cure, chi indebitandosi per curarsi pagando in proprio, chi è scivolato nella soglia di povertà per aver fatto fronte alle spese e subendo le conseguenze di gravi malattie. La prevenzione offerta dal Servizio Sanitario Nazionale è inadeguata rispetto alle incidenze delle malattie più gravi che colpiscono la popolazione: cardiocircolatorie ed oncologiche.
Le tasse sono via via aumentate, le pensioni ridotte (considerando anche l’età pensionabile più alta), i servizi sanitari ridimensionati, sono stati introdotti i ticket su molte prestazioni e su quasi tutti i farmaci; i cittadini infatti spendono per curarsi poco più di 40 miliardi l’anno, cifra negli ultimi 5 anni in continuo e costante aumento.
I governi hanno ormai pochi margini di manovra: aumentare le tasse non si può, vista la povertà diffusa, tagliare ulteriormente i servizi è pericoloso perché si rischia o un collasso o una rivolta sociale. Intanto i cittadini, le parrocchie, le associazioni, gli enti non profit, si organizzano: i Gas (Gruppi di acquisto solidali ); le mense per i poveri; i servizi di volontariato di assistenza ed accoglienza; la cooperazione sociale per i servizi alla persona per creare lavoro, per integrare persone con disabilità o con disagio sociale.
Negli ultimi anni si afferma con forza il fenomeno della mutualità, ossia una forma di associazione tra persone che versano quote in un fondo da loro creato, controllato dalle Istituzioni, per ottenere servizi, sostegno economico, assistenza, in caso di bisogno dei soci. La mutualità ha radici storiche lontane ma le forme meglio organizzate si registrano in Italia nel 1800, quando ancora non esisteva un sistema statale di protezione ed assistenza ai cittadini. La mutualità si basa sul principio della sussidiarietà orizzontale e sulla solidarietà (è il caso di Mutua Basis Assistance che, con la sua Fondazione, ha finanziato progetti per le zone terremotate, per attività sociali, ed istituito un fondo per i meni abbienti che consente visite ed accertamenti gratuiti presso i centri convenzionati), e negli ultimi anni si apre non solo a categorie di persone ben definite ma a tutti i cittadini. Nel 2012 ( D.L.18\2012 n.179 ) il governo italiano apre la strada alle mutue, intuendone la potenzialità di un ruolo centrale nel campo delle tutele della salute, istituzionalizzando il loro servizio nel sistema socio-sanitario nazionale, e nel 2017 ( D.Lgs. 117) vengono disciplinate con le norme del terzo settore in cui vengono annoverate.
Le mutue hanno un ruolo decisivo nella prevenzione, nelle tutele sanitarie e socio-assistenziali che lo Stato non riesce più a garantire universalmente. Infatti proprio in Francia, che gode di un Servizio Sanitario Nazionale tra i migliori al mondo, ben il 57% della popolazione è tutelata dai servizi socio-sanitari ed assistenziali delle mutue che alleggeriscono il carico del servizio pubblico e promuovono, tra l’altro, proprio la cultura della prevenzione che ha fatto risparmiare ingenti risorse pubbliche e migliorato la salute dei cittadini e la loro qualità di vita.
Proprio in Sicilia, precisamente ad Enna, il 5 e 6 ottobre, la prima mutua italiana Mutua Basis Assistance, attraverso la rete di soci professionisti coordinata dalla società Health Italia, ha organizzato un seminario informativo sui valori della mutua e formativo per i soci ed i nuovi aspiranti promotori mutualistici, nuova figura professionale, creata proprio dalla M.B.A., che vede già oltre tremila professionisti promuovere la salute e la cultura della mutualità nel territorio. L’attenzione al sud è importante perché proprio nel Mezzogiorno la sanità pubblica registra, tra eccellenze e mediocrità, le criticità più gravi; infatti la migrazione sanitaria conta ogni anno circa 800.000 pazienti meridionali che si curano nei presidi ospedalieri del nord.
Abbiamo posto una domanda ad uno dei responsabili della Sicilia di Health Italia, dott. Piergiorgio Franchini: “Perché un seminario in Sicilia sulla mutualità?”. Ci ha isposto: “La missione della mutua è tutelare le famiglie attraverso il principio della ‘porta aperta’, ossia dell’accettazione di nuovi soci a prescindere dall’età e dalle condizioni di salute, proprio perché le mutue sono associazioni di persone e non società per azioni che, dovendo fare utili da dividere agli azionisti, escludono quelle categorie più soggette al rischio indennizzo come gli ammalati e gli anziani. La Sicilia è una delle regioni che soffre maggiormente delle cosiddette migrazioni sanitarie verso i grandi centri specialistici del nord, e proprio le mutue potrebbero aiutare molte famiglie a scongiurare il rischio povertà per spese sanitarie insostenibili per gran parte dei cittadini e, attraverso la prevenzione, scongiurare in molti casi l’aggravarsi di malattie diagnosticate in tempo”.
Le Mutue, che agiscono senza fini di lucro e che hanno il compito istituzionale di promuovere la salute ed il benessere dei soci e dei cittadini, oggi potrebbero avere un ruolo importante per promuovere il “diritto” alla salute che rappresenta un combinato disposto tra la “tutela” e la “promozione” della salute così come indicato nella Carta sottoscritta nella Prima Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute, riunita ad Ottawa nel 1986, e largamente disattesa in molti Paesi firmatari del documento.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiarito il concetto di salute nella Dichiarazione di Alma Ata nel 1978 : “La salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale”, questo comporta una ridefinizione delle politiche socio-sanitarie ancora molto centrate sulla cura e poco sulla prevenzione delle cause che favoriscono l’insorgenza di patologie, che ha bisogno appunto di una visione olistica, orientata cioè ad osservare ed agire sull’insieme dei fattori di rischio : inquinamento ambiente naturale e quindi rischi di contaminazione acqua, aria e cibo; ambiente urbano degradato che favorisce il disagio, l’alienazione, l’esclusione e l’emarginazione creando fragilità diffuse tra i meni abbienti in particolare, che favoriscono consumo di droghe, alcool, ansiolitici, rapporti sessuali promiscui con diffusione di malattie infettive; povertà e quindi poche risorse per la cura, adeguata alimentazione, scolarizzazione superiore, etc.
Senza una visione profonda dei problemi e delle opportunità legate alla salute, ripensando un welfare inclusivo, universale, attraverso un mix tra pubblico -privato e terzo settore (le Mutue fanno parte proprio del terzo settore appunto perché senza fini di lucro), in un Paese come il nostro, con il più basso tasso di natalità al mondo (quindi in futuro meno giovani che lavorano e attraverso le tasse finanziano i servizi dello Stato ) e con una percentuale di popolazione anziana in continuo aumento (quindi più spese per le malattie croniche e per la non autosufficienza ), si rischia di non garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute come sancito dall’art.32 della Costituzione.
Orazio Antonio Maltese