Totocalcio / Dagli anni d’oro al declino della schedina che ha fatto sognare gli italiani

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 Ultimo appello per il Totocalcio: l’idea è stata lanciata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti, che intende «restituire allo sport i proventi del Totocalcio, un sistema morente, sapendo che potrebbero ispirare il movimento sportivo a puntare su questo, al posto di altri giochi compulsivi e più distruttivi».

Le parole del sottosegretario riportano d’attualità un gioco che rappresenta un pezzo di storia del Paese. Era il 5 maggio 1946, ricorda Agipronews, quando debuttò la schedina Sisal, quella che due anni dopo sarebbe nazionalizzata e chiamata Totocalcio: dodici risultati da pronosticare in un gioco che negli anni si è trasformato in un rituale a metà fra tradizione culturale e speranza per realizzare sogni grandi e piccoli. Un’idea semplice e geniale, pensata dal giornalista triestino Massimo Della Pergola durante il periodo di prigionia in un campo svizzero e sviluppata con i colleghi Fabio Jegher e Geo Molo. Il suo progetto – un passatempo popolare per finanziare la rinascita dello sport italiano – ci mise poco a conquistare un paese intero e a entrare da protagonista nella cultura nazional popolare e nel linguaggio corrente: la schedina tra le dita, l’imprinting dell’1X2 usato “solo per i finali” a “Tutto il calcio minuto per minuto”, l’urlo “ho fatto 13” (che oggi è diventato 14, o “tredicissimo”) per sottolineare un inatteso colpo di fortuna.

Il fascino della schedina, a partire dal nuovo millennio, si è progressivamente offuscato: la moltiplicazione dei concorsi (a partire dal Totogol e dall’Intertoto), la legalizzazione delle scommesse, i montepremi da sogno del Superenalotto e l’entrata in scena di altri giochi, hanno messo in secondo piano il Totocalcio, nel frattempo passato dalla gestione del Coni ai Monopoli di Stato (nel 2002). Gli eventi in schedina sono saliti a 14, si sono nel tempo aggiunti anche concorsi “collaterali” come il Totogol o il9, ma non sono bastati a frenare la discesa di appeal del gioco, che dagli 800 milioni di raccolta del 2000 è passato ai 98 milioni del 2010 e ai soli 17 del 2017. Da inizio anno il totale delle giocate mostra un ulteriore trend negativo: 11,6 milioni di euro in undici mesi. Un prodotto ormai “di nicchia”, ma dall’imponente effetto nostalgia visto che ben pochi giochi – forse solo la Lotteria Italia – hanno eguagliato il suo fascino e il ruolo da protagonista nella storia del costume italiano.

(Fonte Agipro)

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