Scuola / Insegnanti precari: la terza fascia in attesa di percorsi di stabilizzazione

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Cresce il malcontento e la delusione tra gli insegnanti precari di III fascia con servizio. Sono quei docenti privi di abilitazione, che tutti gli anni non solo vanno a sostituire colleghi per malattie e maternità, ma anche a ricoprire cattedre vuote da settembre fino a giugno o ad agosto. Purtroppo, questi insegnanti non hanno avuto la possibilità di abilitarsi perché dal 2014 in poi non si sono svolti corsi abilitanti.

A tal proposito diamo voce a Irene Anastasi, 42 enne di origine siciliana, insegnante precaria di lettere da cinque anni nella provincia di Milano, che vorrebbe far valere i suoi diritti e di quanti, come lei, si trovano nello stesso calderone: “Il decreto legislativo 59/2017 (che prevedeva il percorso Fit, cioè formazione iniziale e tirocinio) si modifica con l’art. 58 della Legge di Bilancio 2019. Lo stesso decreto prevedeva un canale doppio, cioè un concorso riservato ai docenti non abilitati con almeno 3 anni di servizio e precisamente 180 giorni per tre annualità scolastiche negli ultimi 8 anni presso scuole statali o paritarie che non avrebbero dovuto conseguire i 24 Cfu (crediti formativi universitari), l’altro concorso ordinario, invece, aperto a tutti i laureati con titoli idonei per insegnare in determinate Cdc (classi di concorso), previo conseguimento dei 24 Cfu.
Questo doppio canale, che faceva una distinzione tra chi da anni lavora nel mondo della scuola e chi si appresta invece ad entrarci solo con titoli di studio, è stato eliminato con l’approvazione della legge di bilancio, non valorizzando così l’esperienza degli insegnanti di terza fascia, che non si sentono adeguatamente considerati dal governo”.

Ed ancora osserva la docente Anastasi: “Nel contratto di governo, al punto 22, era indicata la necessità di assicurare, anche attraverso una fase di transizione, una revisione del sistema del reclutamento dei docenti, che permettesse finalmente agli insegnanti di uscire da una condizione di precariato e di avere un’efficace sistema di formazione. Adesso invece nulla di tutto ciò viene assicurato alla terza fascia, anzi i docenti dovrebbero partecipare ad un concorso selettivo insieme a dei neolaureati che non sanno nemmeno cosa sia il mondo della scuola. Il concorso prevede 3 prove, due scritte ed una orale, considerando solo il 20% del servizio prestato sul punteggio finale e riservando solo il 10% ai docenti con servizio, ma non solo quelli di terza fascia ma anche gli abilitati in un’altra classe di concorso. Una vera beffa per chi da anni tiene in piedi, insieme ai docenti di ruolo, il sistema scolastico italiano”.

“Se il governo ha deciso una nuova modalità di reclutamento, ciò dovrebbe riguardare i nuovi, non di certo chi è già inserito nel mondo della scuola. Questo governo non sta facendo altro che trascinare nel limbo e discriminare la terza fascia. Questa situazione potrebbe creare un problema sociale consistente, per il fatto che questi professori, anche 40/50eeni, potrebbero ritrovarsi dall’oggi al domani disoccupati. Eppure il governo sta attuando misure diverse sempre nell’ambito scolastico, per altre categorie di insegnanti: i diplomati al Magistrale avranno un concorso non selettivo per chi ha due anni di servizio, i docenti di religione cattolica avranno un piano di assunzioni straordinario, essendo in possesso dei 36 mesi di servizio, in Trentino un concorso riservato per soli titoli senza abilitazione. E noi? Siamo gli unici ad essere esclusi da Lega e 5 Stelle.

“Eppure – conclude la Anastasi – la soluzione sarebbe a portata di mano: basterebbe bandire due concorsi, uno selettivo per i neolaureati, un altro non selettivo che preveda una prova orale attraverso una lezione simulata per poi accedere ad un percorso abilitante, e formare poi due graduatorie dalle quali attingere per immettere i docenti in ruolo. Il 50% verrebbe preso dalla graduatoria dei neolaureati, l’altro 50% dalla graduatoria dei docenti di terza fascia. Il governo del cambiamento, disillude le aspettative e si rivela contraddittorio rispetto alle promesse fatte in questo campo”.

Maria Pia Risa

 

 

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