Catania / Il 25 marzo si inaugura “Il Cantico di Librino”, progetto di Fiumara d’arte per la valorizzazione del quartiere

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I volti e i cuori di oltre mille abitanti di Librino inneggiano alla gioia da uno dei muri che per anni ha segnato il destino del quartiere: quell’Asse attrezzato, spartitraffico tra il centro della città di Catania e la sua periferia, dove oggi s’incrociano rinascita e riscatto sociale. Oltre 500 metri di cemento armato e pregiudizi, abbattuti da “testimonianze” contemporanee di Amore e Speranza, divenuti archetipi identitari di un’intera comunità, grazie al linguaggio dell’anima e al potere della Parola.

Da una parte – si legge in una nota della Fondazione “Fiumara d’arte” – la “Porta della Bellezza” – che ha visto a lavoro 15 artisti, 2mila mamme e 2mila bambini per dodici opere monumentali realizzate con 9mila pezzi di terracotta – custodita e protetta dagli abitanti da più di dieci anni, divenuta vera e propria agenzia educativa nel deserto spirituale e nel buio interiore che a volte padroneggia le larghe vie della periferia. Dall’altra, la nuova opera “Il Cantico di Librino”, progetto artistico che ha coinvolto 10 fotografi e migliaia di cittadini che hanno ribattezzato la loro esistenza nel nome di San Francesco.
Oggi quello snodo viario diventa un vero e proprio raccordo di emozioni: collegamento tra realtà e speranza; connessione tra la vita e l’arte. Tutto questo ha la firma del maestro Antonio Presti, presidente di Fiumara d’Arte, mecenate che ha dato voce alla dignità e al coraggio di chi vuole credere nel cambiamento. Un polo artistico, ma soprattutto etico, che ha restituito nuova identità universale a bambini, anziani, e a tutti coloro che hanno accolto la rinascita con stupore ma soprattutto con la consapevolezza di far parte di un più ampio progetto di rinnovamento.

La parentesi di luce che riecheggia grazie alla preghiera del Santo d’Assisi, risplende nei ritratti fotografici che parlano la lingua della purezza, delle emozioni, dei valori. L’opera monumentale adesso èrealtà. E celebra la Pace e la Fratellanza tra le rotonde e gli incroci, tra le scuole e le chiese, tra le speranze e le preghiere: una benedizione, un riscatto sociale per tutti quegli abitanti che ritrovano la speranza nello sguardo di un figlio; la tenerezza in quella di un nonno che non si piega al peso del tempo. «Abbiamo finalmente concluso il percorso – sottolinea Presti – i muri del quartiere ora parlano la lingua dell’unione, nutrendo l’anima attraverso la consapevolezza di far parte tutti – senza distinzione alcuna – della stessa eternità».

L’emozione si respira tutt’intorno. La senti nell’aria. Sotto il cavalcavia c’è un viavai di passanti, ci sono le auto in fila che rallentano la loro corsa per cercare un volto familiare, e ritrovarsi in un messaggio etico che rimbomba forte nella preghiera “Laudato sii”. «Perché il Cantico dà voce all’umanità del mondo, restituendo sacralità al presente e annientando la logica dell’avere e del potere – continua il maestro Presti – “Nomen omen”, il destino è nel nome di chi è stato ribattezzato grazie al Cantico e oggi in quell’appellativo o in quell’aggettivo si rispecchia e trova una nuova identità: “Cielo sereno”, “Luna raggiante”, “Acqua Preziosa”. Nella società dell’immagine, quest’opera diventa una macchina di luce per il pubblico, per tutti coloro che – entrando a Librino con pregiudizio e diffidenza – da lì passeranno e dovranno scollegarsi dall’ordinario per ricollegarsi all’universale. Vedere il Cantico vivere e respirare nel quartiere è una gioia che tocca le corde del cuore e mi commuove. Gli abitanti sono felici di avere percorso quest’esperienza non solo estetica, ma soprattutto spirituale, scorgendo il valore universale di un testo sacro che restituisce al cuore il respiro della Bellezza».

«Metterci la faccia per noi è stato importante – commenta la signora Mariolina Blanco, abitante del quartiere e protagonista del Cantico – quest’iniziativa dà luce a Librino e da quest’opera noi desideriamo ripartire per rinascere e per combattere quella mentalità imperante, da sempre ostaggio di sfiducia». Un’iniziativa, quella del mecenate Presti, che diventa laboratorio all’interno delle chiese e delle scuole: «Il potere è sapere, la schiavitù è ignoranza – conclude Presti – e più che mai alle scuole bisogna restituire il ruolo di tempio della conoscenza. La gioventù scegliendo l’arte e la bellezza, in quell’armonia di sensazioni, trova la sua libertà. Dobbiamo ritornare a consegnare il futuro ai nostri figli, perché l’utopia non è ciò che non si può realizzare, ma è ciò che il sistema non vuole che si realizzi. E Librino, da quell’utopia, oggi ha preso forma e corpo, ritrovando nella supplica di San Francesco il valore universale della Bellezza».

Presti e i fotografi del progetto

L’installazione fotografica monumentale, che s’innesta nel più grande progetto del Museo dell’Immagine e dell’Arte Contemporanea di Librino, è stata realizzata grazie al contributo dei fotografi Arianna Arcara, Luigi Auteri, Valentina Brancaforte, Cristina Faramo, Claudio Majorana, Alessio Mamo, Orazio Ortolani, Maria Sipala, coordinati dal catanese Antonio Parrinello, con la straordinaria partecipazione del rinomato fotografo franco-iraniano Reza Deghati e del fratello e collega Manoocher.

L’opera “Il Cantico di Librino“, la cui installazione volge al termine proprio in questi giorni, verrà inaugurata lunedi 25 marzo, alle ore 10,30, alla presenza di autorità, istitutzioni, associazioni, volontari, scuole e tutti i fotografi e i cittadini che hanno consentito che l’idea di Antonio Presti prendesse forma e vita nel quartiere dove da anni il mecenate si spende senza sosta.
Il pomeriggio si terrà vernissage aperto alla città dalle ore 16 fino al tramonto.

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