La scomparsa di Antonino Rizzo, uomo di cultura e fervente cristiano

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La notizia della scomparsa del prof. Antonino Rizzo, storico preside del Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, ci ha colpito, per quanto non fosse inaspettata, perché la sua figura rimane fissa nei nostri ricordi innanzi tutto per la capacità di lettura dei “segni dei tempi”, evidenziati dal Concilio Vaticano II e dall’incubazione negli anni Sessanta dei rivolgimenti del ’68. Ultranovantenne, gli ultimi anni della sua vita terrena li ha trascorsi a Taormina e sono stati caratterizzati dalla malattia e dal dolore per la perdita prematura di tre dei suoi figli.

Il preside Rizzo con la moglie
Il preside Rizzo con la moglie

Egli aveva ricoperto tanti incarichi nella chiesa locale, tra i quali ricordiamo particolarmente la presidenza diocesana dell’Azione Cattolica negli anni della “Scelta pastorale” con assistente l’infaticabile ed entusiasta don Armando Magro. Rizzo da tanti ex allievi è ricordato come rigoroso docente che applicava in modo completo la didattica tradizionale; da preside del Liceo acese, invece, diede prova, con l’apporto di Mario Cortellese, don Armando Magro, Rosario Raciti e tanti altri, di saper avviare un’opera di revisione dei modelli tradizionali di insegnamento cattedratici che non reggevano più di fronte alle istanze di rinnovamento che provenivano dalla società e che i giovani esprimevano a loro modo con varie forme di contestazione. Furono vissute così delle esperienze didattiche dal 1967 al 1977, alle quali anch’io in parte partecipai. Dal 1967 al 1970 ci fu un periodo di preparazione, di presa di coscienza di ciò che agitava il mondo della scuola: innanzi tutto un maggiore spazio di autonomia rispetto al centralismo burocratico e il potere dunque di emanare norme dal basso per realizzare il fine educativo della scuola.

Il preside Rizzo svolse una significativa funzione di promozione del rinnovamento didattico e spinse verso una prospettiva “comunitaria e personalistica” della scuola. Mobilitò e favorì l’organizzazione dei genitori, degli studenti, agevolò, prima dei famosi Decreti Delegati del ’74, la formazione di organi collegiali rappresentativi, invitò i docenti ad aggiornarsi e a superare la mentalità individualistica e a formarsi una coscienza e una sensibilità comunitaria mediante l’esercizio costante del dialogo. Era il tentativo di dare risposte concrete e alternative alle proposte paradossali di descolarizzazione alla Illich e di dare respiro alla dialogicità liberante che in quegli anni si diffuse in Italia grazie alla traduzione delle opere del pedagogista brasiliano di ispirazione cristiana Paulo Freire. Dal 1971 partì il vero e proprio esperimento didattico, che fu apprezzato anche a livello nazionale e sintetizzato in un documento dal titolo “Esperimenti didattici effettuati nel Liceo Classico Statale “Gulli e Pennisi” di Acireale”. Rizzo monitorò assieme ai suoi collaboratori l’andamento della sperimentazione nel corso degli anni prevedendo verifiche e confronti; notò nel 1975 che “l’esperienza seguita ai primi tentativi, ci ha sempre più convinti … che il rinnovamento metodologico iniziato non avrebbe superato il momento negativo della liberazione dai condizionamenti tradizionali e avrebbe anzi corso il rischio di pericolose involuzioni o frustranti travisamenti, ove non si fosse riusciti ad incidere in maniera determinante sul momento di preparazione al dialogo e sui contenuti del dialogo stesso”. Oggi ricordiamo l’uomo di cultura e il fervente cristiano aperto al mondo, che ha lasciato un’impronta in chi lo conobbe e nella città di Acireale.

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