Provvidenza, solidarietà, dono, presenza di Dio, volontariato, missione. Sono questi termini maggiormente citati nel cortile della Parrocchia “Beata Maria Vergine” della frazione acese di San Giovanni Bosco, dove sono stati ricordati i primi 25 anni di attività della Comunità “Madonna della tenda”, che ha sede poco distante.
E’ stato un evento sobrio ma significativo che, moderato da Margherita Matalone e Carmela Borzì, ha registrato gli interventi del Vescovo, mons. Antonino Raspanti, del prof Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto e presidente della Fondazione “Don Pino Puglisi” di Modica, di Suor Alfonsina Filetti e di suor Rosalba Lapegna, motori, insieme con fratel Gianni, della Comunità, dei coniugi Salvatore Garaffo e Cecilia Belfiore, ex ostetrico-ginecologo lui ed ex dirigente scolastica lei, dei coniugi di origine pakistana Irfan e Shaheen, Salvo Raffa, presidente del centro servizi per il volontariato etneo (Csve), don Orazio Tornabene, direttore della Caritas diocesana di Acireale, don Carmelo Raspa, parroco di San Giovanni Bosco e assistente della Comunità.
Mons. Raspanti si è detto contento di vivere questo anniversario, “che segna anche una svolta”. E ha ricordato che, sin dai primi incontri con i responsabili della comunità ha consigliato di guardare molto avanti, con spirito profetico. Cioè a “dopo di loro” tre (suor Alfonsina, suor Rosalba e fratel Gianni). Così ha sottolineato il radicamento nella vita consacrata e il totale affidamento alla volontà divina; e ha ricordato i rapporti con il Brasile, grande Paese dal quale sono venuti un gruppetto di giovani che si preparano al sacerdozio (che hanno accompagnato con canti sacri alcuni momenti della serata). Infine, il Vescovo ha chiesto a tutti di pregare e aiutare la comunità.
I coniugi Garaffo e Belfiore hanno parlato della loro esperienza di volontariato nella comunità, ciascuno per la propria specializzazione professionale. Lui ha cantato un inno alla vita che nasce, parlando della vita che sboccia, della partoriente che grida per il dolore durante il travaglio e, appena ha dato alla luce, dimentica la sofferenza e fa esplodere tutta la sua felicità, insieme con la meraviglia e lo stupore per avere procreato. Lei ha parlato della vita che si forma, del bambino che cresce, dei suoi diritti, delle sue difficoltà, della necessità che abbia intorno chi se ne prende cura, dai genitori, se ci sono, agli insegnanti e agli altri educatori. Tutte persone responsabili che dovrebbero accostarsi al bambino che si fa ragazzo, che poi è adolescente e giovane e seguirlo con amore, ma anche con sacrificio e competenza; per farne una persona responsabile e matura.
Irfan e Shaheen, coniugi pakistani, lui docente di informatica al suo Paese, arrivati sette anni fa, hanno ricordato, con emozione, la propria esperienza. Di religione mussulmana, sono stati accolti senza difficoltà alcuna dalla Comunità. Adesso vivono fuori della Tenda e, a loro volta, si sono presi cura di tre bambini a a loro affidati; perché – hanno detto – è giusto che “ricambiamo un po’ di quello che ci è stato dato”.
Salvo Raffa ha sottolineato il ruolo dei volontari, in genere, e, in particolare, nella vita della comunità Madonna della tenda; ruolo che è sempre prezioso e diventa necessario in particolari situazioni, come quelle in cui si trova la comunità di san Giovanni Bosco, che si trova a gestire condizioni umane particolari di fragilità e di bisogno.
Don Orazio Tornabene ha parlato della ricchezza della esperienza umana quando si pone al servizio degli altri. Don Carmelo Raspa ha invitato a sostenere, anche economicamente, i seminaristi brasiliani che si preparano al sacerdozio; e ha ricordato l’immagine biblica di Abramo che sedeva fuori della tenda “per vedere se passasse qualcuno che aveva bisogno”.
Infine, suor Rosalba ha ringraziato tutti; ha sottolineato l’essere famiglia, insieme la comunità e quanti l’aiutano, e ha chiesto ancora di sostenere la Tenda.
L.V.