Dopo la firma del contratto con l’impresa appaltatrice dei lavori, avvenuta ieri 7 novembre, il 18 di questo mese, prenderanno il via i lavori di messa in sicurezza e consolidamento del sottosuolo della chiesa Madre di Aci Platani, dichiarata inagibile in seguito al sopralluogo effettuato dalla Protezione civile, dopo l’evento sismico del 26 dicembre scorso.
L’importante atto è stato firmato (insieme a quello per la messa in sicurezza della chiesa di Sant’Andrea in Milo) presso la curia vescovile di Acireale, in presenza del Vicario generale mons. Giovanni Mammino, del delegato vescovile per la ricostruzione post-sismica don Carmelo Sciuto e del parroco di Aci Platani don Salvatore Coco.
L’ultimo controllo, eseguito il 14 febbraio, da parte del GTS, aveva confermato lo stato di inagibilità dell’importante luogo di culto. Nello specifico erano state evidenziate nuove lesioni sparse, a motivo della faglia sismica ancora in movimento e l’ingrossamento di quelle già evidenziate subito dopo il terremoto. Erano state riscontrate anche ulteriori fratture nel campanile della stessa chiesa, rendendo necessaria ed urgente la messa in sicurezza della cella campanaria e la chiusura dell’area sottostante.
Bisogna dire però che, precedenti eventi sismici, verificatesi all’inizio di questo nuovo millennio, avevano già determinato gravi lesioni alle colonnine di ornamento, tanto che la domenica delle Palme del 2009 (dieci anni fa) si era sfiorata la tragedia, quando, intorno alle dodici, mentre le tante persone uscivano dalla chiesa, dopo aver partecipato alla Santa Messa, alcuni pezzi di una colonna si erano staccati e solo per miracolo non avevano colpito nessuno. In quella occasione, dopo i primi interventi, finalizzati a mettere in sicurezza il campanile, la Protezione Civile del Comune di Acireale, al fine di evitare ulteriori danni, aveva proibito il suono delle campane.
L’inizio dei lavori è certamente una buona notizia che rallegra i cuori dei tanti platanesi, desiderosi di vedere presto il proprio luogo sacro riconsegnato al culto dei fedeli. La riapertura della chiesa Madre, vero cuore pulsante di tutta la frazione, costituisce la prima ed indispensabili tappa del progressivo processo di ripresa di una comunità che aspetta ancora la definitiva sistemazione di quelle famiglie che, in seguito all’evento sismico di Santo Stefano, hanno perso le loro case.
Il progetto di recupero, prevede una somma che si aggira intorno ai 130.000 Euro, che per il 70% sarà finanziata dalla Presidenza della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ed il rimanente 30% verrà coperto tramite la raccolta fondi promossa dalla comunità parrocchiale.
La chiesa, dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, è ricca di anni e di storia. La sua erezione risale al 1524, anche se si presuppone che precedentemente doveva esserci un luogo di culto chiamato ad animare la vita religiosa della popolosa comunità platanese. Nel 1693 la chiesa rimase completamente distrutta dal forte terremoto del Val di Noto, che semino morte e distruzione in tutta la Sicilia orientale.
Dopo questo pauroso evento venne riedificata ancora più bella di prima. I lavori di ricostruzione furono ultimati nel 1739, data scolpita sulla soglia di pietra lavica nella porta laterale destra della facciata. La nuova struttura si pensa possa essere quella che oggi possiamo vedere: oltre all’altare maggiore, quello del SS. Sacramento e della cappella della Madonna, vennero costruiti i quattro altari laterali che ancora oggi sono presenti. Tra il 1742 e il 1748 ebbe luogo la costruzione dell’antica torre campanaria che purtroppo è stata parzialmente demolita nel 1914/15 perchè pericolante e sostituita con quella che ancora oggi possiamo ammirare. In essa vengono conservate straordinarie tele ed opere scultoree attribuite ai tanti artisti locali che, lungo i secoli, hanno lasciato traccia della loro considerevole bravura nelle più importanti chiese presenti nel territorio acese. Ma al di là del valore artistico, la monumentale chiesa Madre, è il luogo dell’identità storica e religiosa di tutta la comunità. Si spera, pertanto, che possa presto essere riconsegnata al popolo platanese per continuare ad essere, ancora oggi, luogo di culto e della celebrazione dell’amore di Dio per l’uomo.
Giovanni Centamore