A Linguaglossa la tradizione vuole che la Novena di Natale si celebri alle ore 5 del mattino già dai primi del Novecento!
Il compianto mons. Vincenzo Di Mauro (è venuto a mancare nel 2012) lo aveva capito sin dall’inizio della sua attività di Parroco durata ben 58 anni. Oggi la tradizione continua ancora.
Succedeva negli anni settanta:
– Non è Natali senza a Nuvena a San Franciscu!
– Non è Natali senza a ciarammedda di don Peppi Mangaddu.
– Non è Natali senza ‘u clarinettu di Franciscu Scarpitta, a trumma di so cumbari Savvatori Mandanici e l’organu da signurina Maria Pugnia … anzi ora c’evi u niputi di patri Di Mauru, Ggiddiu, u figghiu di don Turiddu: è ancora picciriddu, ma sona ‘bonu, c’ha fà. C’ha fà a dari ‘masta all’orchistrali e a dirigiri u coru assiemi a Giraddu Mazza.
Diceva in quegli anni il saggio clarinettista Francesco Francesco (Franciscu Scarpitta) al piccolo Egidio Di Mauro (oggi cinquantenne): “Vidi, Giddieddu, a musica evi na cosa ppiddaveru ‘mpurtanti! Ppi mia, duranti a guerra, a musica fu macari savvamentu di vita!
Macari to patri Turiddu, ca sunava u clarinettu ccu mia ‘nda banna di Linguarossa, sapeva sti cosi! Poi però partiu ppu Venezuela e quannu turnavu no ripignau cchiù u clarinettu: si maritau, si apriu a putia di ferramenti e, macari si iò ocche vota u circai, non truvau cchiù u tempu ppi sunari. Piccatu, picchì era bravu!
Tu na lassari mai a musica, t’ha riteniri furtunatu e ha ringraziari assai assai u Signuri ca ti desi sta doti di sapiri sunari!
E continuava spiegandogli che, appena chiamato alle armi in pieno conflitto mondiale, in quanto clarinettista, gli era stata risparmiata la partenza per il fronte poiché faceva parte del corpo bandistico militare. La maggior parte dei suoi compagni di brigata, partiti per il fronte, non aveva più fatto ritorno!
E poi, alla fine del canto di Comunione, Franciscu Scarpitta, con ancora il clarinetto fra i denti, un cenno, un sussurro al piccolo Egidio Di Mauro: … DO.
Subito, alla tastiera, l’accordo di SOL7 e si iniziava con la “Pastorale in do”.
La “Pastorale in do”, dopo la ciarammedda di don Peppe Mangano all’inizio della Messa, era ed è attesa da tutti i fedeli con un mix di voglia e di desiderio … quasi un bisogno di aggrapparsi a quella soave e accattivante nenia per dare un senso alla loro presenza lì, alle 5 del mattino, per celebrare il mistero dell’attesa della nascita di Gesù Bambino, mentre si assapora già l’ebbrezza del sorteggio della statuetta di Gesù Bambino, che da lì a poco sarebbe stato effettuato un sorteggio ogni mattina, alla fine della Messa, per tutte e nove le mattine. Il tutto preceduto dalla vendita di immaginette numerate … e per la notte di Natale, il sorteggio della statuetta gigante.
E ci sono quelli della “curva” o forse quelli della “piccionaia” … insomma i fedelissimi, giovani e meno giovani, che comprano mazzette di immaginette. E allora, immancabilmente, per due a volte tre o forse quattro mattine la statuetta è, ogni anno, appannaggio di questo allegro e gioviale gruppo!
Forse, è questa l’unica Messa al mondo dove, arrivati alla sua naturale conclusione con il classico commiato del Celebrante “La Messa è finita, andate in pace”, i fedeli, invece di andare via, si riaccomodano nei banchi e nelle sedie, come se si dovesse iniziare tutto da capo: c’è il sorteggio! E, pur di aspettare per questo “evento” finale corrono il rischio di sobbarcarsi un’altra pseudo-predica!
Ma perché la Novena di Natale alle 5 del mattino? … e come può una Novena alle 5 del mattino essere così affollata?
La tradizione della Novena alle 5 del mattino risale, sicuramente, al bisogno e alla necessità di trovarsi a lavorare nei campi già alle prime luci dell’alba.
Quindi, quando andare a Messa? Quando andare a pregare il Bambinello che deve nascere?
Non certamente la sera, di ritorno dai campi, affaticati e stanchi oltre che sporchi e infangati; e poi, ogni sera c’è da ricoverare nella stalla il proprio compagno di lavoro, l’immancabile mulo o asinello e ancora il cane, la capra o la pecora o forse il maiale, riserva vivente del benessere familiare: no, non si poteva lucrare la Santa Novena alla Messa vespertina, non c’era proprio il tempo materiale di andarci.
Se ci poniamo, invece, la domanda del perché una Novena alle 5 del mattino possa essere, ora come allora, così affollata tanto da non trovare, a volte, neanche posto a sedere per chi arriva in ritardo, non possiamo che rispondere solo così: … E cos’è la “Novena di Natale” con la Messa celebrata nella Chiesa “San Francesco di Paola” alle ore 5 di mattina se non la stessa essenza del Natale?
Mons. Vincenzo Di Mauro aveva ben capito e interpretato questo sano quanto autentico bisogno ma, ancor più, desiderio dei suoi parrocchiani e non. Sì, perché la Novena delle 5 del mattino richiamava e richiama fedeli sia dalle altre parrocchie di Linguaglossa che dai due vicini paesi: Piedimonte e Castiglione con le relative frazioni.
Guai, allora, a chi gli toccava la sua Novena, quello scrigno prezioso di una tale potenza pastorale tanto da avere una valenza sicuramente di gran lunga superiore a qualsiasi altro corso di esercizi spirituali, o di un triduo … una settina o un qualsivoglia convegno ecclesiastico. E nessuno doveva sfuggire alla confessione e, quindi, alla Comunione!
Le celebrazioni erano di anno in anno arricchite dalla presenza immancabile del “predicatore”, spesso un padre Passionista o un padre Domenicano o, a volte, un confratello/parroco … e, ogni volta, quanto meno nel saluto della prima mattinata, il “predicatore”, prima di iniziare la propria Omelia, confessava lo stesso stupore e lo stesso ritornello:
“Me lo avevano detto, ma non credevo fosse veramente così: non pensavo di trovarmi di fronte ad una assemblea di fedeli così folta!”
Immancabile, ogni anno, la stella illuminata appesa fuori dalla finestra, sopra l’arco del portone d’ingresso della chiesa a cura dei giovani di Azione Cattolica.
Gli stessi giovani, come d’altra parte in tante altre parrocchie, che si sbizzarrivano ogni anno nel progettare e realizzare “il presepe” sull’altare maggiore, una sorta di messaggio iconico che sarebbe stato il “leitmotiv” dell’intero periodo di Avvento: ora tradizionale, ora futuristico, oppure ancora ecologico o, con l’aiuto dell’artista Salvatore Incorpora, un Natale con quadri che rappresentavano i vari quartieri della Parrocchia.
E lassù, anche per lasciare più spazio in chiesa, nella cantoria lignea sita sul portone d’entrata della chiesa sorretta da due colonne, il folto coro e i “sunaturi”:
– al clarinetto Francesco Vecchio (Franciscu Scarpitta); alla tromba Salvatore Mandanici; alla ciarammedda Giuseppe Mangano; all’harmonium Maria Puglia e, dal 1969, Egidio Di Mauro.
– E poi, negli anni a venire: alla fisarmonica Giuseppe Grasso; al friscalettu Alfio Barone; solista alle strofe del canto natalizio siciliano Nino Stagnitta.
– Saltuariamente: all’harmonium Nino Bonaventura e Rosario Di Francesco; al clarinetto Benedetto La Spina; al friscalettu, chitarra e ciarammedda Saro Seria; alla fisarmonica e alla ciarammedda Cavallaro; ai violini e flauti traversi l’ensemble degli alunni della locale scuola media ad indirizzo musicale.
– Da ultimo, quasi come una sorta di “ricorso storico”, i fratelli Oliveri, nipoti di Franciscu Scarpitta: al suo stesso clarinetto Nadia Oliveri e, alla chitarra, Angelo Oliveri.
– E ancora: al clarinetto Roberto Lo Monaco; al flauto traverso Saro Tizzone; al violino Vincenza Tizzone, alla chitarra Francesca Raiti.
– … in tutto questo, a mo’ di “trait d’union”, Egidio Di Mauro: prima all’harmonium a pedali, poi all’organo elettrico e infine, ancora oggi, all’organo a canne, un Giacomo Locatelli di Bergamo datato 1902, restaurato dalla ditta avellinese “Continiello e figli”, grazie all’opera infaticabile del compianto mons. Vincenzo Di Mauro nella metà degli anni ottanta.
A differenza di quello fatto restaurare nella chiesa “SS. Annunziata” che ha conservato la trasmissione meccanica, l’organo della chiesa parrocchiale “San Francesco di Paola” è stato restaurato aggiungendo la trasmissione elettrica.
Anche in chiesa Madre mons. Di Mauro fece restaurare l’organo meccanico a canne dalla ditta “Francesco Oliveri e C.” di Aci Sant’Antonio.
Immancabile, prima della Messa, la recita del Santo Rosario con tanto di “Gloria al Padre” cantato.
Immancabile la colazione mattutina con tutta l’Azione Cattolica su in canonica: momenti sinceri di condivisione fraterna.
Immancabile, alla fine della Messa, la raccolta delle immaginette numerate lasciate sui banchi e la preparazione del sorteggio dell’indomani.
Immancabile, il penultimo giorno di Novena, la distribuzione della busta/offerta per un “Posto a tavola”.
Immancabile, l’ultimo giorno di Novena, la processione fuori dalla chiesa con tanto di baldacchino.
Immancabile, l’ultimo giorno di Novena, il pane benedetto alla fine della Messa e la granita nel saloncino.
Immancabile, la Notte di Natale, la “Processione offertoriale” con i bambini dell’Azione Cattolica Ragazzi vestiti da pastorelli.
Oggi, tutto questo è stato ancora perpetrato perché per i linguaglossesi la Novena alle 5 del mattino è la stessa essenza del Natale!
Egidio Di Mauro