Diocesi / La presidente dell’Azione Cattolica: “Siamo missionari, come suggerisce il Vescovo”

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In un momento particolare del percorso politico e sociale che il nostro Paese sta vivendo, mentre la gente, in gran parte, si affida a chi urla più forte e mostra gli artigli, abbiamo incontrato la presidente dell’Azione Cattolica della diocesi di Acireale, Anna Maria Cutuli. La quale guida un nutrito gruppo di cattolici (ragazzi, giovani e adulti) che credono nell’associazione e nei suoi ideali trovano il modo migliore per crescere e il senso della vita.

La presidente diocesana di Azione Cattolica, Anna Maria Cutuli

Da quanto tempo è presidente dell’Azione Cattolica della diocesi di Acireale?

Sono al secondo mandato, sei anni in tutto; questo è l’ultimo e presto verrà eletto un nuovo presidente. Le regole vogliono che il servizio di presidente duri per un tempo stabilito e poi si lascia spazio agli altri.

Qual è il ruolo dell’Azione Cattolica nella diocesi di Acireale in questo momento storico?

L’Azione Cattolica, ancora oggi, è la più grossa associazione a livello nazionale per il numero dei tesserati. Attualmente, in diocesi, è presente in ben 45 parrocchie su 110 presenti nel territorio. Il ruolo della nostra associazione rimane sempre quello dello Statuto del 1969, cioè, la collaborazione, i soci come corresponsabili, con i Pastori per l’evangelizzazione della società. Noi siamo ”missionari”, come ha anche esortato il nostro vescovo, mons. Raspanti, nelle indicazioni pastorali di questo anno sociale. La nostra evangelizzazione scaturisce dalla formazione per essere testimoni nel luogo in cui ognuno si trova e a qualsiasi età, visto che l’associazione tocca tutte le fasce di età. Noi non siamo soli come associazione, ma inseriti in questo cammino con un popolo più grande che condivide questo percorso di umanità verso qualcosa di migliore.

L’associazione come si confronta con la società di oggi? Perché, dopo la Cresima, ci sono tante defezioni dalla vita attiva nella parrocchia?

 Gli abbandoni sono fisiologici, anche perché spesso sono delle ovvie conseguenze di soci le cui adesioni, magari, non erano caratterizzate da una piena consapevolezza. Così, probabilmente, molti ragazzi, dopo aver ricevuto il Sacramento della Cresima, si sentono liberi di potersi allontanare. Però sono gli stessi che, alcune volte, rientrano perché prendono coscienza e, a quel punto, lo fanno per scelta. Questa acquisizione è importante e deve avere dei tempi. La forza dell’Azione Cattolica sta nel fatto di avere la possibilità di crescere insieme, la formazione che ne scaturisce è sempre quella di gruppo, si cresce conoscendo e imparando le proprie e le fragilità degli altri, ma è importante, anche, per scoprire le ricchezze alcune volte insospettate.

Quali sono le azioni verso la comunità?

Le azioni verso la società della diocesi sono importanti e cercano anche di adeguarsi ad una società in continuo cambiamento. L’attenzione al territorio e ai suoi livelli è primaria. I temi fondamentali in questo momento sono il lavoro, il creato, le fragilità umane, le persone sole, li immigrati. Non è facile per chiunque avvicinarsi ai bisognosi; ci vuole una forte motivazione e convinzione, una maturazione personale e politica. Poi c’è sempre la carità che non può mai passare di moda. “Lo avete fatto a me”, frase di Matteo, 25,  è l’icona di questo anno su cui spesso meditiamo. Noi cerchiamo di applicarla in tutti i campi, come far capire alla gente con il cuore chiuso, spesso per ignoranza, l’importanza di donarsi per gli altri. Ecco perché l’importanza della formazione per partire dalla concretezza e dalla parola di Dio e del Magistero della chiesa.

Perché molti di loro si avvicinano?

Spesso il loro avvicinarsi è restare, e questo vale non solo per i più giovani ma anche per gli adulti; ciò è dovuto, spesso, al carisma e al coinvolgimento del leader del momento. Ma questo vale comunemente in tutti i gruppi anche quelli politici.

Da dove scaturisce il “flash mob” in piazza Duomo di domenica 17 novembre?

Era una manifestazione dell’Azione cattolica ragazzi che aveva come slogan “E’ la città”, e qual è la città giusta? Quella vivibile. Ecco perché sottolineare al sindaco questa giornata voluta dai ragazzi. Rendere la città vivibile chiedendo conto ai grandi sulle condizioni di Acireale e sugli spazi possibili dei giovanissimi, partendo dal bene comune cioè i luoghi in cui abitiamo che vanno rispettati perché di tutti, credenti e non credenti.

Progetti in corso?

Dopo il mini-campo, effettuato dai giovani subito dopo Natal, un ritiro spirituale con pernottamento, una esperienza simile verrò vissuta a giorni dagli adulti, organizzata da don Vittorio Rocca, nostro assistente spirituale. A febbraio, il 2, si terrà la cerimonia del mandato ai presidenti parrocchiali. Il 16 febbraio si svolgerà l’assemblea diocesana che sceglierà il nuovo Consiglio.

Mariella Di Mauro

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