Quaresima / Don Patriciello: “Siamo polvere che può diventare concime per far germogliare semi di pace, speranza e amore”

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L’uomo così piccolo e così grande al tempo stesso. Capace di grandi imprese ma fragile e indifeso tanto che un virus invisibile lo può mettere con le spalle al muro. Oggi, mercoledì 26 febbraio, inizia la Quaresima, quel tempo propizio che il Signore ci concede, come scrive Papa Francesco nel suo Messaggio “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, “per prepararci a celebrare con cuore rinnovato il grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù, cardine della vita cristiana personale e comunitaria”. Tempo forte che ci deve aiutare a riscoprirci umili e fratelli. Ne parliamo con don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, simbolo della lotta della popolazione contro l’inquinamento ambientale nella cosiddetta Terra dei fuochi.
Quest’anno si vive una Quaresima un po’ particolare: al Nord, nelle zone rosse del contagio del Coronavirus, le chiese saranno chiuse malgrado oggi sia Mercoledì delle Ceneri…
A Quaresima la Chiesa ci viene incontro e, a costo di sembrare macabra, fuori moda, antica, ci ricorda una grande verità che ci riguarda tutti: polvere siamo e polvere torneremo a essere. Che siamo polvere è cosa risaputa, ma questa polvere può diventare concime, per far germogliare semi di pace, di speranza, di amore. Questo spetta a noi: siamo polvere, ma destinata alla risurrezione. Questa è la nostra fede.
Ma questo messaggio della Quaresima può essere rivolto a tutti, anche ai non credenti e ai fratelli diversamente credenti. Noi prendiamo atto del nostro limite. Anche quello che sta avvenendo in questi giorni con il coronavirus lo dimostra: se fosse stato un gigante, noi ci saremmo difesi con più facilità, contro un gigante è possibile andare, eppure, invece, contro l’immensamente piccolo come può essere il virus o anche un atomo ci ritroviamo ancora una volta a mani nude. Questo ci dovrebbe insegnare l’umiltà. Noi siamo grandi e siamo terribilmente fragili. Per eliminarci non ci vuole la bomba atomica né che il sole ci caschi in testa. Basta un virus invisibile per fare una strage. Il mio pensiero in questo momento va ai nostri nonni e ai nostri bisnonni che hanno vissuto la “Spagnola” e ai nostri antenati del 1600 e del 1300 con la peste. Allora, non avevano i mezzi per difendersi, povera gente, ma siamo sempre poveri. Anche adesso con tutte le nostre scoperte, con tutta la nostra scienza, con tutta la nostra tecnica siamo ancora poveri, saremo sempre poveri anche negli anni che verranno. Siamo polvere, siamo fragili, ma siamo immensi, creati a immagine e somiglianza di Dio: questa è la nostra grandezza.
La Quaresima è tempo di conversione per l’uomo che è così grande, ma capace anche di tanta malvagità…
Tutto quello che teniamo in più per noi lo facciamo sempre pagare a un altro. Tutto quello che teniamo in più per noi lo rubiamo a un altro! Quando le nostre tante fabbriche in nero non vogliono pagare il giusto per lo smaltimento, vengono a bruciare i loro scarti nelle campagne e fanno respirare diossina alla nostra gente, ai nostri bambini, ai nostri vecchi, ai nostri ammalati, quelli che pagano il prezzo più alto sono sempre i poveri. Questo vale a livello mondiale come cittadino e familiare. A pagare sono sempre i poveri, i piccoli.
Quando i re fanno una guerra, a combattere vanno i soldati e in prima linea sempre i più poveri. Questa è una grande vigliaccata che facciamo nei confronti dei poveri. Anche adesso con il coronavirus chi sta morendo di più? Le persone più fragili e con problemi.
In un mondo sempre più globalizzato l’egoismo paga?
Per troppo tempo i ricchi hanno umiliato, maltrattato e sfruttato i poveri, ma ci siamo resi conto che non conviene: a cosa serve tutelarci noi e lasciare gli altri in difficoltà? Penso, ad esempio, all’immenso mondo dell’Africa. E ancora: a che serve seminare mine, quando poi su questi campi dobbiamo camminare noi e i nostri figli? Quando Gesù nel Vangelo ci chiede di amare i nostri nemici, non ci sta chiedendo l’impossibile né qualcosa che va contro il nostro interesse.
Amare conviene a noi: se io amo e non semino nemici per la strada, posso vivere più tranquillo e sereno.
Se il mondo mi diventa amico, non ci sono più patrie che mi sono straniere, lingue sconosciute e persone che mi sono nemiche, ovunque vado trovo dei fratelli. Il messaggio del Vangelo, che per noi è Parola di Dio e che bisogna mettere in pratica anche quando qualche volta sembra chiederci troppo, è sempre per il nostro bene. Se io inquino i mari, domani potrei mangiare i pesciolini inquinati di quel mare, se io estirpo le foreste, pensiamo all’Amazzonia, se avveleno l’aria e qui pensiamo alla Terra dei fuochi, la respiro io come il più ricco del mondo che si troverà anche solo di passaggio in questi luoghi. Allora, conviene a tutti un mondo di fraternità, non è un’utopia. Per noi credenti è un dovere, Gesù ce lo chiede, ma anche per i non credenti perché è un consiglio che è un bene per tutti.
La Quaresima come può aiutarci?
La Quaresima ci chiama a stare con i piedi per terra, anche con l’austerità. D’altronde, che significa convertirsi se non ritorniamo sulla retta strada? Forse, ci siamo lasciati prendere la mano dalla vanità, dalla comodità, dalla negligenza, dalla pigrizia, dalla bramosia di possedere e dalla bramosia degli onori.
La Quaresima ci richiama per dire: mettiamo Gesù al centro delle nostre chiese, delle nostre vite, delle nostre famiglie.
Se lo mettiamo al centro, sul trono, per incanto c’è un equilibrio nella mia vita sessuale, affettiva, psicologica, intellettuale, economica, spirituale. Se il trono che spetta a Lui lo occupo io si crea uno squilibrio. Oggi vediamo questi squilibri nel mondo. Gli anni della nostra vita possono essere 70, 80, ma sono quasi tutti sofferenza e dolore, passano presto e noi ci dileguiamo, dice il Salmo, allora, Signore, insegnaci a contare i nostri giorni e noi giungeremo alla sapienza del cuore. La Quaresima viene a richiamarci perché forse siamo usciti fuori strada: ritorniamo in carreggiata, rimettiamo Gesù al centro e cerchiamo di vedere in ogni uomo che incontriamo nel nostro cammino la persona per la quale Gesù Cristo è morto, anche il mio nemico, una persona che non mi è simpatica. Ricordare che anche per lei Gesù è morto ci aiuta tantissimo. Se facciamo la nostra parte possiamo dare un contributo a tutta l’umanità.

Gigliola Alfaro