Storie di coronavirus / Sabato alternativo di responsabilità e condivisione all’istituto per minori di Acireale

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La pandemia di coronavirus, con i morti, i malati, i cittadini costretti in casa, la sospensione di tutte le attività lavorative, tranne quelle essenziali, il pesante aggravarsi della crisi economica, provoca problemi, disagi e danni anche nelle carceri italiane.
Ma nell’Istituto penitenziario per minori di Acireale i ristretti, gli educatori e il cappellano hanno trascorso un sabato di condivisione e responsabilità, condizionato certo dagli effetti del coronavirus. Ma tutti, pur provati, hanno saputo ugualmente cogliere gli aspetti positivi.
Racconta il pomeriggio e la serata di sabato 21 scorso il cappellano, don Francesco Mazzoli, con la lettera, che pubblichiamo integralmente, intitolata #noi_restiamo_dentro_come_le_famiglie, con sottotitolo Sabato alternativo alla pari delle misure cautelari, inviata domenica 22 e indirizzata al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella; a Sua Santità, Papa Francesco; al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede; all’Ispettore Generale dei Cappellani, don Raffaele Grimaldi; all’Istituto Penale per Minori di Acireale (Ristretti e Personale tutto); all’Italia.

Con la presente lettera desidero raccontarvi come l’Istituto Penale per Minori di Acireale in questo tempo di EMERGENZA per il diffondersi del virus Covid-19, abbia attivato tutte quelle misure alternative per non destabilizzare la vita dei giovani ristretti e quella dell’intero personale che vi lavora con dedizione ed entusiasmo. Personale che a volte considera questa struttura il prolungamento della propria casa o famiglia soprattutto quando le esigenze richiedono di andare oltre il proprio orario di lavoro o di modificare la vita sociale dell’Istituto con l’obiettivo di distendere, alleggerire e non portare all’esasperazione, quindi alla follia/pazzia, la vita dei reclusi con inevitabile ripercussione sul personale in ogni sua compagine: sicurezza (Polpen) educativa, amministrativa, didattica, professionale, etc. etc…
Tutto questo grazie all’operato instancabile in primis del Direttore, la dott.ssa Carmela Leo, dei  Comandanti del Corpo Polizia Penitenziaria che si sono susseguiti, ruolo attualmente ricoperto dalla dott.ssa Alessandra De Vita, da poco nominata e trasferita, dell’Ispettore Santi Burca Comandante Facente Funzioni, in assenza temporanea del Commissario, e per ricaduta grazie al lavoro svolto da ogni Area, nessuno escluso.
Il Progetto educativo formativo del nostro IPM, i cui pilastri sono l’area Sicurezza e l’area Educativa che, supportate dall’Area Religioni e Volontariato, cercano di tenere vivo ed attualizzante il percorso Umano-educativo-riparativo dell’Istituto attraverso laboratori di video scrittura in cui ogni vita umana all’interno dell’Istituto (giovani ristretti, educatori, agenti di polizia, volontari, cappellano) si mette in gioco per fare rete di “cuore & menti diverse”, e favoriscono l’interazione con l’esterno: Città, Scuole, Università, Diocesi, Regione, Stato, Aziende professionali da cui scaturiscono azioni di co-interesse, pluriforme dialogo e lavoro il cui risultato non é il Parcheggio di una vita umana all’interno di una cella per un determinato tempo, ma la capacità per l’intero Istituto penale di Acireale di essere e fare coscienza, di essere una realtà positiva nell’odierna società e di rappresentare  ad oggi una struttura sperimentale per lo Stato nel definirsi come “Svolta Antro-riparativa” dei percorsi di Giustizia.
Dopo questa lunga premessa per presentare l’Istituto Penale per minori di Acireale, desidero descrivere uno dei tanti momenti belli che in questo tempo di Emergenza Covid-19 l’istituto ha vissuto.

Don Mazzoli (a destra) e don Roberto Strano

Premetto che all’interno dell’Istituto non vi è stata alcuna rivolta per la sospensione dei colloqui, anzi una presa di distanza. Nei Muri e nelle finestre a grate esterne vi sono appesi lenzuoli con disegni e frasi attuali: “Andrà tutto bene”, “noi siamo con Voi”, “restiamo tutti a casa” con l’auspicio che tutto finisca presto. Ma ciò che desidero raccontare è l’esperienza di unità vissuta lo scorso sabato 21 marzo dal pomeriggio alla cena.
Di solito il sabato è il giorno dei colloqui e quindi da 2 settimane i ristretti non hanno colloqui con le famiglie. Immaginiamoci “l’humour” di questi ragazzi, vite recluse, quanto sia importante a questa età l’incontro con la famiglia per assolvere all’atto affettivo-familiare: “Il volersi bene”.
Sabato 21 marzo, in accordo con la dott.ssa Leo, Direttore, si è pensato di trascorrere un giorno alternativo per i Ristretti, organizzando una “Dinner Pizza” preparata dagli stessi ragazzi con l’aiuto dell’Educatore nella cucina didattica e una videochiamata con il Vescovo di Acireale, mons. Raspanti.
Così, questo sabato alternativo, il pomeriggio lo si è impiegato nella preparazione della cena. Al mio arrivo trovo la Sezione in sana allegria e serenità, ragazzi gioiosi di mostrare a ciascuno le proprie doti culinarie. Dopo un ringraziamento alle famiglie della mia parrocchia che hanno pensato a loro preparando dei dolci, alle 19.30 nel teatro dell’istituto, nel rispetto assoluto delle dovute precauzioni, insieme a tutti i Ristretti, gli agenti di Polizia Penitenziaria, il Direttore, l’Educatore ed io, ci siamo riuniti in preghiera leggendo come testo di riflessione il brano del Vangelo del Sabato della 3^ settimana di Quaresima, basato su una parabola di Gesù sulla presunzione  di chi è il giusto e nel giusto: «In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
l pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (dal Vangelo di Luca 18, 9-14).
Durante il momento di preghiera il nostro vescovo, non potendoci raggiungere fisicamente per celebrare la preparazione della Pasqua nei due carceri della Diocesi, ha inviato un videomessaggio e per ringraziarlo lo abbiamo contattato con una videochiamata. Il momento è stato commovente. Ho percepito che l’intero Istituto fosse come un’unica “persona” “non Reclusa”, ma a casa, nella propria casa, come tutti noi in questi giorni che ci incontriamo con le video chiamate. Ed allora sabato l’Istituto ha incontrato una persona a cui si vuole bene, il vescovo, come se fosse un papà…e già, in effetti, il vescovo è proprio il “padre” della propria diocesi. Così nel mistero dell’ascoltarci l’uno con l’altro, in quel teatro, se il videomessaggio ha avuto bisogno dell’ausilio di una cassa audio per ascoltarlo, la video chiamata tra il “papà vescovo” e il “figlio Istituto penale per Minori di Acireale” non ha avuto bisogno di nessun ausilio audio. È bastato solo l’audio di un semplice smartphone ed il suo piccolo schermo, collocato su di un’asta per selfie, per vederci, incoraggiarci, pregare, ricevere la benedizione e salutarci con la promessa che presto ci incontreremo per far festa insieme “padre” e “figli”. Mi sono commosso Presidente Mattarella, Papa Francesco e Ministro Bonafede e che bello se un giorno potessimo farlo con voi, incontrarci in video chiamata e perché no, in una visita combinata a Roma. Anche voi siete padri: chi per lo Stato e chi per la Chiesa Universale.
Ma la serata continua. Se le parole nutrono il cuore e la mente, il cibo sostiene il corpo. Ci dividiamo il lavoro: alcuni scendono in cucina a prendere le pizze, i dolci e le bevande; altri, compreso io, restiamo in teatro a preparare la lunga tavola per adagiare il mangiare. Arrivano le pizze, non mancano le battute su quale sia la migliore perché preparata dal ragazzo X anziché Y. In realtà sono tutte buone, l’unica pecca la lievitazione, la pasta non ha lievitato. Io ho subito attribuito la colpa all’educatore, sì proprio lui, e per penitenza gli dico che dovrà lavare le teglie per conto dei ragazzi. Risate. Tante risate, tanta serenità ed è proprio quello che ci vuole in questo periodo particolare.
Se lo Stato Italiano avesse la stessa serenità del Sabato alternativo 21 marzo presso l’IPM di Acireale, meno panico ci sarebbe in giro perché adotteremmo lo stile della famiglia:
#noi_restiamo_dentro_come_le_famiglie è l’hastag coniato nel sabato alternativo in IPM.
Durante la cena ognuno ha raccontato qualcosa: la vita in stanza, le disavventure del compagno o dei compagni, ecc. Si commentano i dati sul covid-19, relativi alle guarigioni e ai positivi. Si parla in generale, si ricordano i morti, si elogia il lavoro del personale sanitario. Bisogna stare attenti, bisogna cautelarci, non bisogna sbagliare. Ci si promette che quando tutto passerà si farà una grande festa in IPM. Nel frattempo la TV è accesa, ma per ascoltare la radio, cosa strana, messa ad un volume convenevole a tutti ma non perché l’agente abbia dato questa disposizione, ma per iniziativa di un ragazzo che ha preso il telecomando ed ha, guarda caso, sintonizzato il televisore su Radio Italia. Mi sono subito meravigliato ed ho chiesto come mai la TV fosse sintonizzata su quel canale radio e non su canali neomelodici. La risposta immediata: “Padre Francesco…ora, si è tutti insieme e bisogna scegliere ciò che piace un pò a tutti”. Bella risposta. Due pause di sigarette fumate in luoghi consentiti e poi insieme di nuovo per consumare i dolci e concludere la serata. Siamo arrivati alle 21.30 e ci si prepara per ritornare in sezione. Questi ragazzi trascorreranno una notte uguale alle altre? Forse no, perché avrà portato nel sogno di tutti (popolazione detentiva, agenti, Direttore, Educatore e me) la gioia di vivere un giorno diverso e nel cuore si custodisca almeno per quella notte il messaggio: C’è qualcuno che mi vuole bene.
Il Direttore e l’educatore salutano e tornano a casa; io ancora mi trattengo, come solitamente faccio il sabato sera, per augurare ad ognuno di loro la “buona notte”. Si, perché anche nelle Carceri e nelle Sezioni c’è proprio il bisogno di augurare “Buona notte” e “Buon giorno” a tutti: detenuti e polizia. Io credo che sia così.
Grazie di Cuore Istituto Penale per Minori di Acireale, per avere il coraggio di essere diverso, ma nel giusto.
Con sentimenti di fiducia
Don Francesco Mazzoli
Cappellano IPM Acireale

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