Vocazioni / “Datevi al meglio della vita”. Al Convegno nazionale ricordato che “Dio chiama sempre”

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“Datevi al meglio della vita” lo slogan estratto dall’Esortazione Apostolica Post Sinodale sui giovani ed il discernimento vocazionale (n.143), e che sarà anche il tema a cui si ispirerà la prossima giornata mondiale per le vocazioni del 3 maggio 2020, ha dato l’orientamento ai lavori appena conclusi del Convegno Nazionale sulle vocazioni proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Don Santo Leonardi con Simona Atzori, testimonial al convegno

Un appuntamento annuale, quello del Convegno, che è stato occasione, come sempre, di importanti confronti con testimoni d’eccezione, sollecitando approfondimenti e prospettive su più fronti, alla luce della dinamica vocazionale che, trasversalmente, così come é stato ribadito più volte nei lavori, tocca tutti gli ambiti della pastorale. Il metodo del confronto guidato da domande pertinenti su delle schede già preparate e suddivise ai gruppi di studio, proposto dal prof. Giovanni Grandi dell’Università di Padova e dalla prof.ssa Assunta Steccanella della facoltà teologica del Triveneto, ha favorito con una certa efficacia i lavori di sintesi e l’individazione di propositi ben precisi ed ampiamente condivisi dagli oltre cinquecento convegnisti provenienti da tutta Italia. 

In apertura del Convegno la toccante testimonianza della ballerina, artista e scrittrice Simona Atzori, che ha  concretamente dimostrato come, nella vita, non esiste nessun ostacolo che impedisca categoricamente la realizzazione del “sogno”, il compimento del “capolavoro” che Dio ha pensato per la nostra vita. Fin dalla nascita Simona non ha avuto le braccia, ma lei ha sempre dato più valore piuttosto a ciò che ha invece che a ciò che le manca, consentendole in tal modo di “darsi al meglio della vita” : “”Immagino Dio come un grande pittore che ha disegnato ognuno di noi – ha affermato Simona al convegno -, anche per me Dio ha disegnato il  bozzetto, non si è dimenticato di disegnarmi le braccia ma mi ha voluto proprio così… Simona è così, non le manca niente. A chi mi guarda notando solo la mancanza delle mie braccia, il mio sorriso è stato sempre la mia risposta”.

E il dono del suo sorriso, mentre si è esibita splendidamente al convegno con una straordinaria e significative performance, ha acceso un’intensa luminosità difficile da dimenticare.

All’intervento dell’artista è seguito l’intervento del Card. Jean Claude Hollerich, Arcivescovo di Luxembourg,  che ha messo in evidenza una sempre più urgenza a riscoprire la prospettiva della missionarietà e della chiara testimonianza di vita come lo stimolo più valido per suscitare autentiche vocazioni ai diversi stati. Tramite la condivisione delle sue esperienze pastorali, il Card. Hollerich ha riproposto, facendo eco al modello di “Chiesa in uscita” di Papa Francesco, un metodo pedagogico fondamentale per tutti coloro che sono impegnati nel servizio alla chiesa: saper riconoscere anche nei “lontani”, in chi risulta apparentemente indifferente alla vita cristiana o non particolarmente coinvolto nella vita ecclesiale, dei soggetti potenzialmente sensibili al discorso vocazionale: “Dio è un Dio che chiama sempre. Per l’avvenire della Chiesa – asseriva il Cardinale – non bisogna cercare le vocazioni solo nelle cerchie dei “nostri” giovani, ma bisogna andare fuori, cercare anche chi non è nella cerchia, essere missionari della vocazione per una Chiesa dinamica il cui dinamismo, comunque, non viene da noi ma da Dio” .

 Perché avvenga un reale e personale incontro con Dio è indispensabile, sottolineava ancora Hollerich, riconsiderare il primato del silenzio e dell’ascolto come categorie grazie alle quali si può entrare in connessione con il cuore di Dio per vivere un serio discernimento e perciò cogliere il “da farsi” . L’ascolto ed il silenzio, più volte riportati dall’Esortazione Apostolica “Christus vivit”, hanno caratteristiche ben precise: “Un’espressione del discernimento è l’impegno per riconoscere la propria vocazione. È un compito che richiede spazi di solitudine e di silenzio. Questo silenzio non è una forma di isolamento, perché occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi”. (ChV 283/284)

La “pro-vocazione” della realtà, ha sostenuto il pedagogista ed imprenditore sociale Giovanni Dotti, è un presupposto importante per approdare alla vocazione. Ripercorrendo la vicenda di Giuseppe, custode e padre di Gesù, è possibile individuare una postura pedagogica particolarmente determinante per la sua vocazione; l’adesione di Giuseppe al mistero, alla Volontà di Dio, la sua risposta alla vocazione è maturata tramite dei “traumi”, delle rotture con la tradizione del suo popolo ed un costante camminare fiducioso: “Giuseppe onora la sua tradizione mettendosi in cammino, in pellegrinaggio, lasciandosi provocare dalla realtà; se non c’è pro-vocazione non c’è vocazione”.

Tale spunto risulta molto interessante ed incoraggiante ad osare e formulare percorsi nuovi di discernimento vocazionale alla luce di una sempre più attenzione alle provocazioni del presente. 

Il prof. Robert Cheaib, giovane teologo della Gregoriana, e relatore conclusivo del convegno, ha posto l’accento alla sintesi mistica ed intima tramite cui il discernimento deve seguire il paradigma del cristianesimo dell’Incarnazione, escludendone perciò la coincidenza con un intimismo di sorta ma chiarendo che il dimorare in Dio – quindi l’agostiniano “in te ipsum redi” – non può prescindere dall’ “insiemità”.

Quest’ultima considerazione può dare un apporto da non sottovalutare nell’intento ulteriore di fondare teologicamente il ruolo comunitario ad intra per ogni vocazione, secondo la declinazione di una relazione di interconnessione con le molteplici e specifiche vocazioni, e ad extra nella relazione che vi è tra il discernimento e la maturazione di una vocazione con la comunità e la costante tensione vocazionale battesimale della comunità stessa trovando nella forma della Croce quell’identità più autentica da assumere sempre più. 

Don Santo Leonardi

Direttore Centro Diocesano Vocazioni – Acireale

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