Da alcuni mesi ormai i nostri dispositivi (smartphone, tablet e pc) sono diventati i banchi della chiesa, i nostri sussidi della domenica, uno strumento per partecipare a distanza ma insieme alla comunità. L’uso dei canali social per la diretta della messa ha ricevuto un forte incremento: secondo gli ultimi dati di Facebook (10 aprile) sono 8,5 miliardi i video trasmessi su Facebook Live a oggi. Tutto questo è una straordinaria risposta dei fedeli agli sforzi degli operatori della comunicazione sociale (spesso, specie nelle piccole realtà parrocchiali si tratta di volontari) e al desiderio di sacerdoti e vescovi di “condurre in acque tranquille” (cfr. Salmo 22) il loro gregge in un momento in cui il mare risulta essere tempestoso a causa dell’emergenza da coronavirus.
Su questo e su come la diocesi acese ha affrontato e sta ancora affrontando questo momento storico abbiamo raccolto la testimonianza di don Arturo Grasso, responsabile dell’ufficio diocesano di Comunicazioni sociali, in prima linea in questi tempi con le dirette social delle celebrazioni liturgiche del vescovo mons. Antonino Raspanti.
La diocesi, come tutta l’Italia, vive una fede particolare: niente fedeli alle nostre messe, sacramenti rimandati, attività pastorali reinventate. Cosa dobbiamo apprendere come cristiani da questo momento? Cresime e Prime comunioni?
“In questo periodo ci siamo confrontati con la dura realtà di una pandemia mai vissuta. La celebrazione dei sacramenti dell’Eucarestia e della Confermazione sono state rinviate a partire dal primo di ottobre. Spesso dei sacramenti si ricordano gli aspetti maggiormente legati al momento di festa. Pranzi, bomboniere, regali. Ma quest’emergenza ci dà la possibilità di capire meglio il significato autentico degli stessi sacramenti. Sarebbe opportuno che – questo è un mio pensiero – la chiesa italiana possa “rivedere” la celebrazione e la somministrazione dei sacramenti.”
Le chiese, per i momenti di preghiera personale, risultano frequentate?
“Le chiese non risultano frequentate. Il disagio dei fedeli non è solo socio economico ma anche spirituale. Il desiderio di andare in chiesa, anche solo per una preghiera, è tanto così come la prudenza alla quale invitano i vari decreti, che non proibiscono l’andare in chiesa ma solo la partecipazione alla Santa Messa per evitare un eventuale contagio.”
Come hanno risposto i sacerdoti e come i fedeli?
“I sacerdoti , in questo tempo di silenzio, hanno avuto modo di rivedere la propria vita spirituale senza essere assillati dalle scadenze quotidiane che inevitabilmente una parrocchia deve rispettare. I fedeli, invece, soprattutto con il digiuno eucaristico, potranno riassaporare la vita ecclesiale e l’importanza della grazia sacramentale.”
Benedette le dirette delle messe mediante i social. La tecnologia cosa rischia di farci perdere e cosa, invece, può aggiungere al nostro bagaglio di fede?
“La tecnologia , oggi importante e direi quasi fondamentale, rischia di farci perdere l’essere comunità e l’accuratezza nella liturgia. Dobbiamo essere bravi a cogliere i segni dei tempi, oggi c’è la possibilità, con alcune piattaforme, di ridurre le distanze, di pregare insieme e di poter “entrare” nelle case dei nostri fedeli.”
Un racconto particolare che vuole condividere con noi.
“In questo mese ho effettuato le dirette streaming delle Messe del vescovo nella pagina FB della diocesi: celebrare e nello stesso tempo essere regista delle messe del Giovedì santo e della Veglia pasquale, in una cattedrale vuota, non me lo sarei mai immaginato.”
Si registrano nella nostra diocesi casi di resistenza alle regole, qualche opposizione, oppure qualche iniziativa simpatica e fuori dai canoni?
“La tempestività del nostro vescovo Raspanti, attraverso comunicati, ha permesso di non disorientarsi. Una bella iniziativa è stata promossa da don Salvatore Cassaniti. Ogni sera, via web, il sacerdote ha intrattenuto i tanti followers con alcuni quiz da lui predisposti.”
È a tutti noto il forte legame tra il popolo e le feste patronali. Cosa si sta pensando di fare per il futuro?
“Attendiamo il decreto di Maggio. Le feste patronali sono un patrimonio di fede, tradizione e cultura e sicuramente non vanno disperse. Certamente, anche a causa delle ristrettezze economiche, in cui tutti ci ritroviamo, non potremo svolgere le feste così come sempre. Certamente la lode a Dio, attraverso i nostri santi nelle celebrazioni liturgiche, non potrà mancare ed il virus non lo potrà impedire.”
Papa Francesco ha detto che l’egoismo è un virus ancora più virulento perché “arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso”. Non è solo questione di atteggiamento ma di scelte concrete. Come possiamo mettere in atto questo richiamo del pontefice?
“Dobbiamo impegnarci nella carità, segno evidente e tangibile della provvidenza divina nella storia.”
Domenico Strano