E’ questo tempo, che stiamo vivendo, un tempio di ozio, come qualcuno l’ha definito, del non fare niente, chiusi a casa abbandonando le nostre abitudini, i ritmi di vita soliti che ci occupavano la giornata, i giorni di lavoro e festivi.
C’è chi dice che è stata una “provvidenza” questo tempo, altri hanno parlato di “diluvio” come d’acqua che sommerge tutto per un riscatto una purificazione da ciò che, senza forse volerlo, abbiamo voluto nella realtà: dando valore alle cose e non alle persone, la dignità della persona umana calpestata e schiavizzata all’avere, al profitto, sempre in corsa per avere di più, per sfruttare al meglio, anche la terra e la natura, e gli altri; nuovi schiavi per una corsa contro il tempo, quel tempo che corre velocemente e che non si deve lasciare passare invano.
Cosa ci ha regalato questo “tempo difficile”? Tra le tante cose – come il rimanere in casa a riscoprire lo stare insieme in famiglia, la partecipazione alle celebrazioni parrocchiali in collegamento streaming con la propria parrocchia o in Tv per quelle celebrate da papa Francesco, il piacere della lettura o dei giochi e della cucina fai da te – occorre mettere in evidenza due aspetti che hanno a che fare con l’impegno di volontariato nel campo della donazione del sangue.
Qual è stata la risposta dei donatori di sangue in questo tempo e cosa ci sta insegnando l’attuale pandemia virale?
Paura e timore sono stati, soprattutto nelle prime settimane di diffusione del contagio, i sentimenti che hanno coinvolto i donatori periodici tanto che si è assistito ad un calo delle donazioni su tutto il territorio nazionale; però dopo gli appelli del Centro nazionale sangue e della Protezione civile c’è stato un generoso impulso alle donazioni con la raccomandazione, addirittura, di “contenere” la generosità e di programmare le donazioni, previa prenotazione presso i centri di raccolta, per assicurare la necessaria disponibilità di sangue anche nei periodi successivi a all’emergenza coronavirus.
Beh, è quello che adesso viene fatto e sarà regola per sempre, perché la donazione deve essere sì responsabile ma anche consapevole e periodica e in accordo con le richieste di fabbisogno degli ospedali; è quello, in pratica che l’Advs Fidas Catania ed anche altri gruppi, hanno da tempo messo in opera, con la chiamata al donatore invitandolo alla donazione, con l’appuntamento orario per evitare i lunghi tempi di attesa e, in questo tempo, anche per non creare gli assembramenti nelle sale di attesa e del prelievo e consentire il necessario distanziamento sociale che, purtroppo, sarà ancora e non sappiamo per quanto tempo, una misura necessaria e fondamentale per la limitazione di questo o altro tipo di contagio.
Qualche timore a donare, da parte di alcuni donatori, rimane ancora – o per eccessiva e immotivata paura, per indole o per oggettive situazioni familiari -, ma dobbiamo registrare che nel complesso la donazione di sangue sta dimostrando di continuare ad essere un significativo ed esemplare gesto di solidarietà e di carità cristiana!
L’altra cosa che ci sta insegnando l’emergenza coronavirus è che oggi occorre implementare la donazione di plasma. Alcune preliminari esperienze in Italia e all’estero hanno dimostrato che l’uso del cosiddetto “plasma iperimmune” donato da pazienti malati e guariti dal coronavirus ha portato a significativi miglioramenti clinici se somministrato a pazienti Covid 19 gravi.
Sappiamo pure che in Italia non abbiamo ancora raggiunto l’autosufficienza di plasma per le necessità italiane e che dobbiamo importarlo nella misura del 30% dall’America. La pandemia in atto ci ha ricordato, quindi, che il plasma è un prodotto di dono molto prezioso e di grandissima utilità terapeutica e questo deve spingere ad una maggiore sua promozione. Tanto quanto la donazione di sangue!
Vincenzo Caruso