Pubblichiamo l’intervento del mariologo randazzese Antonino Grasso, tenuto alla Radio Vaticana, sul prossimo affidamento dell’Italia alla Madonna, da parte dei Vescovi italiani, il 1° maggio dal santuario di Caravaggio.
L’Italia fu affidata ufficialmente al Cuore Immacolato di Maria 61 anni fa. La solenne cerimonia, infatti, si tenne a Catania il 13 settembre 1959, a conclusione del XVI Congresso Eucaristico nazionale che ebbe per tema «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Tutto l’episcopato e tutta la nazione italiana si unirono all’Atto solenne pronunciato dal cardinale Marcello Mimmi, inviato da Papa Giovanni XXIII quale legato pontificio, con il quale si volle “affidare” la Nazione alla Madre per un risveglio di fede e un nuovo impegno cristiano nel sociale.
Il grande evento fu preceduto da una Peregrinatio Mariae con una statua della Madonna di Fatima, direttamente proveniente dal santuario portoghese, che attraversò tutta l’Italia e giunse a Catania il sabato 5 settembre, alla vigilia dell’inizio del Congresso. Durante la settimana congressuale, la statua fu venerata nella Cattedrale, dove Messe, confessioni e comunioni si susseguirono senza sosta anche nelle ore notturne. Domenica 13 settembre, a mezzogiorno, la statua veniva portata in solenne processione, mentre su un carro bianco, genuflesso in adorazione, il cardinale Mimmi sorreggeva l’ostensorio con il Santissimo Sacramento.
La processione si concluse, al centro della città, in piazza Giovanni Verga, sul grande altare del Congresso sormontato da una gigantesca croce illuminata, e dove, sul lato destro, fu intronizzata la statua della Madonna.
Il Legato pontificio, quindi, si inginocchiò davanti al Santissimo Sacramento e, nel silenzio commosso degli oltre 400 mila fedeli presenti, lesse la formula dell’affidamento a Maria, seguita anche nel Santuario di Fatima, da migliaia di pellegrini che si unirono spiritualmente all’evento. Giovanni XXIII fece, quindi, pervenire da Castel Gandolfo un suo radiomessaggio, con l’esortazione ad operare perché l’Atto appena compiuto diventasse motivo di un sempre più serio impegno nella pratica delle cristiane virtù, un provvido aiuto nella difesa contro i mali che angustiano la società e una sorgente di prosperità anche temporale per l’intera nazione.
Anche l’allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, non mancò di rilevare come «Neppure coloro cui è ancora negato il dono della fede potrebbero misconoscere l’intimo significato di un solenne atto come questo; significato che va al di là del suo pur altissimo carattere religioso».
L’affidamento riconosceva ufficialmente la materna protezione della Vergine sull’Italia e gli italiani. In quel solenne Atto, si invocava «la dolce Castellana di cui l’Italia tutta è innamorata», come venne chiamata, con le parole: «Vegli, o Maria, il tuo Cuore immacolato, su noi, su questa terra benedetta che mille Santuari costellano, facendone quasi la tua seconda patria».
Raccogliendo la sollecitazione di tanti fedeli, la Conferenza Episcopale Italiana, affiderà nuovamente l’Italia a Maria, in questo drammatico momento che la nazione sta attraversando, alle ore 21 di venerdì 1° maggio, nel santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, situato nella diocesi di Cremona e in provincia di Bergamo, cioè nel cuore di una terra piena di sofferenza e dolore, perché duramente provata dall’emergenza sanitaria del coronavirus.
La storia di questo santuario inizia nella prima metà del XV secolo, quando la zona di Caravaggio era interessata da una continua lotta fra gli stati di Milano e Venezia, che si contendevano il possesso dell’area nota come Gera d’Adda. Fu in questo contesto di estreme divisioni politiche e sociali per l’intera regione che, nel pomeriggio del 26 maggio del 1432, la Vergine apparve a Giannetta Vacchi Varoli, una trentaduenne contadina del luogo. Così come raccontano i documenti originali, la Vergine si manifestò «come una Signora bellissima e ammirevole, di maestosa statura, di viso leggiadro, di veneranda apparenza e di bellezza indicibile, vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo bianco». Con espressione addolorata e piangendo, la Vergine lasciò il suo messaggio richiamando gli uomini, perduti nel peccato a ritornare a Dio, attraverso una sincera e duratura conversione e affermando: «Mi è stato concesso di salvarvi dalle imminenti e meritate punizioni della Giustizia Divina, e di venire ad annunciare la Pace».
La Madonna chiese anche che si digiunasse e si facesse penitenza e che una cappella fosse eretta sul luogo, in suo onore. Molti fedeli, come raccontano sempre i documenti ufficiali «credendo al racconto della veggente, cominciarono a visitare quel luogo, e vi trovarono anche una sorgente mai veduta prima, sgorgata dalla roccia dove la Vergine aveva posato i suoi piedi, da qui il nome Santa Maria del Fonte. A quella fonte cominciarono a recarsi sempre più malati, che se ne tornavano liberati dalle infermità di cui soffrivano, per l’intercessione della Vergine Madre di Dio.
Il 31 luglio 1432, a soli due mesi dall’apparizione, il vescovo di Cremona concedeva la facoltà di “porre in luogo la prima pietra della chiesa”. Il Santuario che conosciamo oggi sorge in mezzo alla pianura, circondato dai prati, e fu commissionato nel 1571 da S. Carlo Borromeo all’architetto Pellegrino Pellegrini, noto come il Tibaldi. La sorgente si trova nella cripta del santuario e l’acqua viene incanalata anche verso una piscina esterna che si trova nel piazzale sud del Tempio e dove i pellegrini, come per antica tradizione, fanno bagnature alle loro membra malate.
Il santuario è uno dei più visitati d’Italia e, in seguito alla sua costruzione, chiese, cappelle ed altari dedicati alla Madonna di Caravaggio sono sorti in Italia e nel Mondo a testimonianza di una devozione sempre viva e sentita.
La scelta della data è estremamente simbolica. Maggio è, infatti, il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, un mese scandito dalla recita del Rosario anche in famiglia, dai pellegrinaggi ai santuari, dal desiderio di stare in contatto con Colei che, nel rifiorire della primavera e nella gioia del tempo pasquale, il popolo sente più vicina e più maternamente sollecita. Iniziare, perciò, questo mese, con l’affidare a Lei, in questo difficile momento, i malati, gli operatori sanitari, i medici, le famiglie, i defunti e l’intero popolo, acquista un significato molto particolare per tutta l’Italia ed è un segno di rinnovata fiducia nella sua materna vicinanza.
La grave crisi che stiamo attraversando è un tempo di smarrimento, una situazione di catastrofe e crollo delle illusioni, dove l’umanità stessa sembra essere sconfitta. Lo dimostra la nostra giornaliera esperienza nella quale prevale il senso della solitudine e dello smarrimento e dove constatiamo come devastante conseguenza sia la fatica di vivere e interpretare il presente, sia l’incognita del futuro, che risulta sbiadito e incerto.
Anche le nostre città, i quartieri, le vie, così conosciute, così familiari, così nostre, si sono trasformate in un terribile deserto fatto di desolazione e tristezza. In questa globale e drammatica situazione, in cui sembra primeggiare la spaventosa forza devastatrice del Male e in cui risultano mortificate anche le espressioni della nostra fede, ci rivolgiamo alla Vergine nostra madre, perché ci aiuti a vincere l’immane battaglia che stiamo combattendo, sicuri come siamo che nulla le sfugge di tutto ciò che ci angustia e ci tormenta.
Ed è proprio il mese di maggio, il suo mese, che fa crescere in noi la convinzione che Ella, sospinta dal suo amore di Madre, si chinerà verso di noi e, attenta ai nostri bisogni come fece con gli sposi di Cana, si rivolgerà con insistenza al Figlio perché ci liberi dal male, asciughi le nostre lacrime e cambi la nostra tristezza in un totale rinnovamento di vita.
In definitiva, quindi, la scelta del mese di maggio per rinnovare il nostro filiale affidamento a Lei ci ridona speranza, ci rianima, ci rassicura che la nostra preghiera non resterà inascoltata e che Lei si metterà al nostro fianco e, mano nella mano, percorrerà insieme a noi le tortuose e faticose strade della nostra povera vita.
Rifugiata così, sul Cuore e sotto il manto di questa Madre di Misericordia, l’Italia tutta, triste e sofferente, ritroverà consolazione e protezione ed avrà la certezza che alla desolazione che la avvolge, presto seguirà l’alba di giorni sereni.
L’affidarci a lei nel mese di maggio ci dà la certezza che anche sul nostro cielo potremo leggere le parole che, durante una sua apparizione in una fredda notte d’inverno, brillarono nella volta del cielo di Pontmain in Francia, «Pregate, figli miei! Dio vi esaudirà presto! Mio Figlio si lascia intenerire!».
Antonino Grasso