Passando di fronte a un’aula universitaria, dove si svolge una seduta di laurea, si percepisce un clima veramente particolare. Ci sono i candidati con la loro tesi sotto braccio che percorrono chilometri su e giù per il corridoio in attesa del loro turno. Ci sono i genitori in apprensione e colmi di orgoglio per il loro figlio che tra poco diventerà “dottore”. Ce l’hanno fatta, l’hanno portato fin lì, magari facendo dei sacrifici per farlo studiare, magari aiutandolo quando era bambino e aveva iniziato alle elementari. Nel silenzio teso i loro occhi parlano per loro. Poi ci sono amici e colleghi che stanno lì a fare il tifo, pronti ad esultare quando ci sarà la proclamazione.
Mezz’ora dopo, si sente un grande applauso. Dopo la laurea ci dicono le statistiche inizia un nuovo percorso per questi giovani. La recente pubblicazione dei dati di “Almalaurea” indica alcune cifre preoccupanti che dovrebbero interrogare la nostra società e soprattutto chi ha responsabilità di governarla. Dopo un anno, infatti i laureati occupati senza contratto sono il 7%. Così il lavoro nero tra i dottori è arrivato al doppio d quello riscontrato nel 2008. Inoltre è ancora più basso di prima il livello medio delle retribuzioni dei neo-laureati. Avvisano i ricercatori di “Almalaurea”: non si sta parlando di quelli appena entrati al lavoro, ma di quelli che si sono laureati cinque anni prima, forse un po’ di esperienza l’avranno pure fatta. Cinque anni fa, questi guadagnavano il 10% in più.
Infine si rileva un ultimo elemento sul quale apparirebbe opportuno riflettere anche a seguito delle manifestazioni che continuano a verificarsi in Italia per chiedere investimenti sul sistema d’istruzione pubblico. A cinque anni dal titolo, si ricava dall’indagine annuale, ha un contratto stabile il 73% dei laureati di estrazione sociale medio-alta, mentre sono il 68% quelli di estrazione bassa o medio bassa. Stessa disparità si rileva nelle retribuzioni: i primi, dopo cinque anni, guadagnano in media 1.400 euro, contro i 1.249 dei secondi. Così viene da pensare al nostro sistema sociale e alle moltiplicazioni della disuguaglianza.
Se è vero che una prima selezione avviene durante il percorso formativo, dove i figli che hanno genitori con un’istruzione più elevata statisticamente sono favoriti nel rendimento scolastico rispetto ai figli di genitori con istruzione inferiore, si dimostra altrettanto vero che il mercato del lavoro, a parità d’istruzione, è più ospitale per un giovane con una famiglia abbiente alle spalle. Così davanti a quell’aula universitaria rimane un grande applauso, perché c’è uno studente o una studentessa che ha concluso una tappa della sua vita. In qualsiasi caso potrà ricordarlo con orgoglio. Adesso inizierà una nuova avventura, fatta di colloqui, di stage, di contratti a progetto e così via, se andrà bene.
In bocca al lupo.
Andrea Casavecchia