“Scrivere dritto su righe storte” non è solo uno slogan, né una formula magica, ma è una regola dettata dal bisogno del docente educatore, il quale intende ricercare il miglior bene per i suoi studenti, impegnandosi ad accompagnarli nel processo di crescita e di formazione.
In vista dell’avvio dell’anno scolastico, dopo la chiusura per il Covid-19, la Ministra Azzolina rispondendo ad un’intervista ha avanzato la proposta di dividere la classe in due gruppi e alternare didattica frontale e a distanza, per garantire il distanziamento fisico e prevenire occasioni di contagio.
Era questa una delle indicazioni formulate e pubblicate alcuni giorni fa in questo sito nell’articolo: “Sognando una scuola secondaria rinnovata Proposta di didattica flessibile, modulare e intensiva (almeno) per le prime classi”.
Nell’articolo si propone la turnazione del gruppo classe, che alterna giorni di didattica in presenza a scuola e giornate a casa con l’impegno di seguire al computer o nei programmi di Rai scuola approfondimenti didattici.
La DaD (didattica a distanza) nuova sigla introdotta nel lessico scolastico, non si fa utilizzando il modello d’insegnamento in presenza: appello, interrogazioni, compiti e ore di video lezioni, ma dovrebbe incontrare il vissuto degli studenti e aiutarli a sviluppare pensieri e idee, e non solo recuperare e continuare il programma interrotto per la chiusura forzata della scuola.
Ipotizzando la divisione della classe in due in funzione del distanziamento fisico, il primo gruppo svolge attività in presenza il lunedì e il mercoledì e il secondo gruppo il martedì e il giovedì.
I contenuti delle lezioni in presenza del lunedì saranno approfonditi mediante attività di ricerca on line il martedì a casa, con eventuali interventi a distanza del docente di altre discipline e le tematiche saranno riprese e approfondite il mercoledì a scuola, con l’intervento diretto del docente e una verifica degli apprendimenti.
Il secondo gruppo avrà come giorni con didattica a distanza il lunedì, e il mercoledì, mentre il martedì e il giovedì si andrà a scuola, fruendo della didattica in presenza.
Il gruppo classe potrà avere una particolare funzionalità e socialità il venerdì, quando invece di restare come gruppo singolo, si formano gruppi misti di studenti organizzati in moduli di potenziamento o di eventuale recupero e approfondimento, secondo le indicazioni del Consiglio di classe.
Nell’applicazione concreta l’ipotesi presentata potrà trovare delle difficoltà oggettive di spazi e di organico di docenti. A tale scopo si suggerisce di cogliere l’occasione del Coronavirus per apportare all’organizzazione scolastica una formula innovativa, attraverso la didattica intensiva e modulare.
L’anno scolastico potrà essere strutturato in tre bimestri curriculari: ottobre-novembre; dicembre-gennaio; febbraio-marzo; ed il percorso conclusivo di sintesi e verifica dei risultati nel quarto bimestre aprile-maggio.
L’ultimo bimestre, infatti, sarà organizzato come rinforzo e consolidamento dei contenuti e delle competenze acquisite, funzionali al proseguimento del percorso formativo.
Tutti gli studenti nell’arco del bimestre affronteranno lo studio ben strutturato non di tutte le materie per l’intero anno, bensì di specifiche discipline in maniera intensiva nell’articolazione bimestrale e al termine di ogni percorso si effettueranno delle prove di verifica con relativa certificazione.
Alcune materie ad esempio italiano, matematica, inglese, saranno presenti in tutti e tre bimestri, mentre altre discipline potranno essere compattate e intensive nell’arco di uno o due bimestri.
Ciò comporterà la necessità di rivedere non solo i contenuti disciplinari, favorendo l’essenziale che sarà ampliato anche mediante interventi con didattica a distanza, ma anche le metodologie da adottare per una didattica efficace nell’ottica dello sviluppo delle competenze.
L’adozione di una didattica compatta, capace di un esercizio di “distillazione “ della disciplina, scegliendo l’essenziale, il basilare, l’indispensabile e il necessario, trova applicazione nella pratica detta: Chunking, “esperienza formativa che consta nello smontare notizie articolate in modo da conseguire unità elementari più facili da memorizzare (ma non solamente, naturalmente) e da gestire”.
Il verbo “to chunk” indica, infatti, il “fare a pezzi”, e il nome “Chunk” indica il pezzo o il blocco, quindi il Chunking è l’azione di “spezzettare”. “ridurre in blocchi” i contenuti disciplinari e pianificare i diversi moduli didattici.
“La cultura è, infatti, un boccone troppo grande per essere masticato tutto intero”, occorre strutturare percorsi di senso e di significato e metterli in correlazione. Ecco il contributo dell’interdisciplinarità che consente di fare scelte e connessioni utili sollecitando la cooperazione del Consiglio di classe, inteso, appunto come “ équipe pedagogica: “gruppo di lavoro che ha comuni obiettivi e ricerca strategie convergenti”.
Tale metodologia potrà meglio guidare l’apprendimento degli studenti non seguendo i capitoli del libro di testo, bensì attraverso un approccio per problemi: Problem-based learning, indicato con l’abbreviazione PBL, che mette al centro lo studente, attore nella ricerca e nell’acquisizione di nuove conoscenze, che contribuiscono a modificare “il modo di pensare, di sentire e di agire”, segno di apprendimento acquisito.
La tecnica del brainstorming e la metodologia del “cooperative learning” risultano certamente efficaci per guidare e accompagnare non lo svolgimento del programma, bensì lo sviluppo delle competenze.
Appare, quindi, necessario curvare l’azione didattica e sviluppare metodologie d’insegnamento in grado di valorizzare gli stili e i ritmi di apprendimento degli studenti.
Progettare per competenze, implica la necessità di operare delle scelte nel vasto panorama dei contenuti disciplinari e strutturare dei moduli didattici funzionali ed efficaci, alla luce delle Indicazioni nazionali ed alleggerendo la vastità dei programmi, che ancora vengono chiamati “ministeriali”.
Il docente viene ancora una volta sollecitato a svolgere il ruolo di “regista” dei processi di apprendimento di ogni singolo studente, che passa da fruitore di contenuti a protagonista nello sviluppo di soft skills, indispensabili anche per il successivo percorso universitario.
Anche la valutazione va riletta in chiave formativa, privilegiando non tanto il prodotto, quanto il processo: quel che conta è la valorizzazione dei progressi dell’alunno e lo stimolo a far sempre meglio, senza dimenticare l’accessibilità e l’inclusione attraverso la tecnologia.
Una simile organizzazione non dovrebbe prevedere improduttive interruzioni per scioperi o altro. Il lavoro didattico viene concentrato in un cammino formativo intensivo con l’intento di essere efficace e produttivo.
Comprendendo la difficoltà di attuazione per l’intera comunità scolastica si potrebbe prendere in esame la proposta innovativa per le prime classi, con i ragazzi che intraprendono un nuovo cammino formativo nella scuola secondaria di primo e secondo grado e a tale scopo è necessario; organizzare le aule come “laboratori disciplinari”, attrezzate con i sussidi adeguati per disciplina e quindi: aule di materie letterarie, di matematica, di storia, di geografia, di lingue comunitarie, etc., laboratorio di musica, di tecnologia, di scienze e la palestra per l’educazione motoria.
L’articolo pubblicato concludeva con queste espressioni:
Come ha scritto Loenzao Bordonaro nel volume: “Giù le cattedre. Guida alla sopravvivenza nella scuola di oggi e di domani” (Gaeditori-2019), è necessario dare concretezza alla “scuola sognata” che risponde ai bisogni “di tutti e di ciascuno”, che impegna il docente a “saper guardare tutti ed osservare ciascuno”.
In prospettiva questa potrà essere un’occasione per migliorare il percorso formativo dando risposta alla voglia e al bisogno di cambiamento e di rinascita che l’emergenza ha generato.
Non è il caso di ascoltare il consiglio che si dava a quanti avevano la voglia di lavorare: “Siediti, aspetta che ti passa!” . “Il treno sta passando, cogli l’attimo!”
Tanto e molto si può fare, basta volerlo! “Qui si parrà la tua nobilitate”.
Giuseppe Adernò