Coronavirus e Università / Didattica a distanza: per il prof Faraci “ciò che conta è la relazione educativa docente-studenti”

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La didattica a distanza è stata una scelta obbligata, in conseguenza della pandemia da coronavirus, in tutte le scuole, dalle elementari all’Università. Certamente rimarrà fino al termine dell’anno scolastico 2019-2020 e, nelle Università, per diversi mesi. Si tracciano i bilanci e si discute se confermarla, e in quale misura, anche in condizioni normali dopo il superamento dell’emergenza sanitaria.

Ne abbiamo parlato con Rosario Faraci, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese e presidente del corso di laurea in Economia Aziendale all’Università di Catania.

Il prof Rosario Faraci


Quali strumenti e programmi state utilizzando? 
Stiamo utilizzando la piattaforma Teams di Microsoft, come del resto altri Atenei italiani. E’ abbastanza versatile e consente agevolmente a docenti e studenti di collegarsi on line e di gestire molte attività didattiche, dalle lezioni ai seminari, dagli esami alle lauree.

Come è andata finora questa nuova esperienza? 
Nel complesso bene. Qualche problema di sovraccarico del software si  è registrato nei primi giorni, come pure di latenza nella trasmissione. Ma, superate le prime criticità, il sistema è entrato a regime. Ogni volta che si tiene una lezione on line, c’è modo di condividere materiali didattici in tempo reale, di interagire con l’aula e, alla fine, c’è la possibilità di pubblicare sulla piattaforma la lezione che  stata registrata, in modo che gli assenti possano rivederla.

L’Università di Catania e i suoi studenti erano (e sono) preparati per questa emergenza? 
Nessuno era preparato, abbiamo fatto di necessità virtù. L’Università di Catania però è stata immediatamente reattiva. Appena quattro giorni dopo l’inizio del lockdown, l’attività didattica ha ripreso regolarmente seppur on line, senza creare disagi agli studenti. Nemmeno altri Atenei, più blasonati, sono stati così reattivi e veloci. Questo è un grande merito che va riconosciuto al rettore Francesco Priolo , al direttore generale Giovanni La Via e ai loro più stretti collaboratori.

Qual è il suo giudizio in merito? 
Positivo. Ho tenuto due corsi in questo semestre. Uno è stato interamente on line, non ho avuto pertanto modo di fare la conoscenza di presenza delle studentesse e degli studenti frequentanti. E’ andato bene. L’altro corso, dopo appena due lezioni, è diventato on line e si svolge tuttora fino alla fine di maggio. Con più di 200 studenti, non è stato facile gestirlo all’inizio, ma poi docente e studenti si sono perfettamente allineati e sono state svolte diverse attività, inclusa la testimonianza aziendale di un manager

Pensa che sarà una modalità che verrà utilizzata anche in futuro (terminata l’emergenza) o pensa sia opportuno il ritorno alla vecchia lezione-frontale?  
L’Università di Catania, come altri Atenei, ha conosciuto in pochissimo tempo una fortissima accelerazione digitale dei suoi processi didattici e sicuramente di questo faremo tesoro in futuro, anche quando si farà ritorno, in fase 3, nelle aule universitarie per le lezioni frontali. Una modalità cosiddetta “blended” in cui si possano alternare attività frontali ad altre on line non mi dispiace affatto. Ciò che conta, in fondo, è la relazione educativa docente-studenti, l’amore e la passione che il primo riesce a trasmettere nell’insegnamento, la capacità dei secondi di apprendere innamorandosi del sapere. E’ lì che si gioca la partita più importante che fa la differenza fra una buona didattica e una didattica erogata solo per dovere d’ufficio.

Guido Leonardi

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