Coronavirus e spiritualità / Ora più che mai rileggere la Bibbia può dare serenità e speranza

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In questo difficile momento, in cui tutto il mondo è solcato da un male tenebroso, il coronavirus, leggere la Bibbia è una delle cose che dà serenità allo spirito e speranza in un futuro migliore.
Papa Francesco invita sempre i cristiani a leggere la Bibbia: vi si scopre la propria identità  spirituale, vi si attinge la storia della salvezza dell’umanità.

Il beato Giacomo Alberione

Il beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina nel 1914, infonde nel carisma paolino l’impegno biblico: contemporaneamente segue il magistero sugli studi biblici dei Papi Leone XIII, Pio X e dei successori. Molto significativa la sua definizione della Bibbia incentrata sulla dimensione teologica dell’incarnazione: “La Lettera che Dio ha inviato a tutte le creature”.

Ispirandosi ad una frase dell’arcivescovo di Milano,  card. Giovanni Battista Montini, in un discorso ai giornalisti, facendola sua, sostiene: “Voi prendete la Parola di Dio e la rivestite d’inchiostro, di carattere, di carta, e la mandate nel mondo così vestita. Voi date agli uomini Dio incartato come Maria ha dato agli uomini Dio incarnato.” Definizione che ci riempie di stupore nella sua semplice verità. La diffusione della Bibbia e la sua lettura diventa il punto focale del proficuo apostolato del beato Alberione .

Qual è la nascita della Bibbia? Per diversi secoli la trasmissione di storie familiari di patriarchi, storie di liberazione, della vita nomade nel deserto, avveniva per via orale, da padre in figlio. Intorno al XII -XI secolo a. C. comincia ad essere scritto qualche poema o una raccolta di leggi. Verso l’ottavo secolo e il settimo a. C., la predicazione dei profeti è raccolta dai discepoli, ma è nel V I secolo a.C. che nella classe dei sacerdoti si verifica la forma redazionale.

La parola Bibbia è di derivazione greca, “tà Biblia”, i libri; il termine in italiano è usato per varie parole: biblioteca, bibliografia, bibliofilo. Le “Sacre Scritture”, in tempi molto antichi, i cristiani le chiamano “Biblia”; circa il 150 d. C. il Padre della Chiesa, Clemente Alessandrino, in una sua lettera usa questo termine; ben presto assume il significato di libro sacro, come sarà per i“Veda” degli indù e il “Corano”dei musulmani.
La Bibbia è la storia della salvezza, a cui attingono gli artisti per le loro opere : è un capolavoro della cultura universale. Nell’ ”Antico e Nuovo Testamento”, si proietta la storia di alleanze tra Dio e gli uomini: Abramo, i discendenti, Noè, Davide, infine Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, crocifisso e risuscitato. I suoi apostoli, alcuni capaci di affrontare il martirio.

E’ Dio che guida la storia mediante eventi di liberazione, il dono di una terra, vari progetti di collaborazione. Convergono in Palestina culture diverse di grandi Imperi: le tribù nomadi, i fenici, i cananei, gli egiziani, gli assiri, i babilonesi, i greci, i romani. Dio sottomette la sua Parola ai condizionamenti innescati nelle culture. La ricostruzione storica è molto complessa, quasi impossibile; bisogna tener conto della disponibilità degli autori biblici all’ascolto dello Spirito divino, dato che il messaggio è essenzialmente religioso: l’uomo creato da Dio, è un essere responsabile, capace di relazionarsi con Dio e il prossimo.               

Papa Leone XIII nel 1893 afferma che la Bibbia non può essere “narrata”, perché meravigliosa o terribile o complicata. Il  Concilio Vaticano II decreta che la Parola di Dio insegna “con certezza e senza errore la Verità che Dio in vista della nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Scritture”. Galileo, nella “lettera a Cristina di Lorena”, con grande intuito sostiene che nella Bibbia “il Signore ci vuole rivelare come si vada in cielo, non come vada il cielo.”

Anna Bella