Rita Levi Montalcini, una giovane centenaria con i giovani nel cuore

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Una giovane centenaria. Rita Levi Montalcini si è spenta a 103 anni, dopo una vita intensa non solo dal punto di vista della ricerca scientifica – che l’ha portata al premio Nobel per la Medicina nel 1986 e a innumerevoli riconoscimenti internazionali – ma anche per quanto riguarda l’impegno civile e politico.

Una donna che ha attraversato molti e molti anni, capace tuttavia di mantenersi profondamente giovane, cioè entusiasta, piena di passione, fiduciosa e ottimista, capace di guardare sempre al futuro. Non è un caso che uno degli ultimi atti politici di Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, sia stato il sostegno, a Palazzo Madama, a un emendamento al decreto legge del governo su semplificazione e sviluppo per cancellare una norma che aboliva il criterio del merito nella assegnazione dei fondi ai giovani ricercatori under 40. Un appello in “difesa” dei giovani ricercatori, un atto di fiducia in loro e nella possibilità di continuare a fare ricerca in Italia. E per la formazione e l’educazione dei giovani, già nel 1992 aveva istituito, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre. Una fondazione che si preoccupa anche del conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, per creare una classe di giovani donne che possano svolgere un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro Paese.

Aveva a cuore davvero i giovani, questa donna esile ed elegante. Subito dopo la sua morte, sul web, è rimbalzata come un mantra una sua frase celebre, rivolta proprio a loro: “Non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona”.

Una frase che acquista peso e significato nello scenario della vita della scienziata, ebrea, che ha conosciuto i tempi bui delle persecuzioni antisemite del Novecento, costretta negli anni del fascismo prima ad emigrare, e poi a rinchiudersi in casa per continuare le proprie ricerche.

Una donna tenace, Rita Levi Montalcini, ricca di esperienza e tuttavia rivolta di continuo in avanti. Così la ricordano oggi tanti personaggi pubblici, più o meno noti. Ma anche moltissime persone “comuni”, che si sono affollate nelle bacheche virtuali a dire la loro, a testimoniare affetto e ammirazione per chi invitava a non rassegnarsi alla mediocrità, chiedeva di valorizzare la mente e soprattutto di usarla, insieme al cuore.

Mente e cuore, tenacia, fiducia, passione, impegno, ottimismo: sono parole-chiave e segnali indicatori, proposte per una strada da seguire, suggerite da una donna alla quale possiamo e dobbiamo essere riconoscenti un po’ tutti.

Alberto Campoleoni

 

 

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