Edoardo Aldo Cerrato, Venerabile Giovanni Battista dell’Oratorio, Elledici Editrice Velar
Libriccino prezioso sul Venerabile Giovanni Battista dell’Oratorio di Acireale, scritto da p. Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio, in uno stile molto espressivo, sintetico; interessanti i riferimenti storici, nel contesto denso di profondità di pensiero.
La splendida figura del Venerabile Arista, nato il Giovedì Santo del 1863, a Palermo dall’avv. Domenico e da Francesca Vigo, a otto mesi trasferito ad Acireale, dove vive tutta la sua vita, appare nella luce della sua forte personalità. Dal 1875 al 1882 è studente del Collegio San Michele dei Padri oratoriani; la licenza la consegue a Napoli, dove tra i compagni c’è Benedetto Croce.
I tempi storici sono molto difficili, in seguito alla confisca dei beni ecclesiastici da parte del nuovo Stato italiano. Il Ven. Arista fa risorgere in Acireale, con due padri e due fratelli, la vita della comunità filippina, fondata nel 1757: è la vigilia della festa del Fondatore, San Filippo Neri, nell’anno 1895. La Congregazione dell’Oratorio è l’ideale della sua vita, per cui, dopo l’esperienza al Seminario di Acireale con l’ordinazione sacerdotale, conseguita nel 1887, nell’ anno successivo si vota all’Oratorio.
L’8 settembre del 1896 il Ven. Arista è eletto Preposito della Congregazione. Cerrato con acuto senso critico mette in luce come il Venerabile si sia dedicato con grande dedizione all’Oratorio: costruisce per la comunità filippina l’attuale casa ; in una cappella pone sull’altare il Crocifisso, che – secondo le testimonianze di vari teologi – aveva parlato con padre Mariano Patanè, il fondatore dell’Oratorio; celebra il primo Centenario della morte di don Mariano, avvenuta il 27 aprile 1804.
Le reliquie di “patri don Marianeddu da Razzia” vengono traslate nella chiesa, vicino all’altare maggiore: il servo di Dio era stimato e venerato dalla popolazione ed anche dai re di Spagna don Carlo III e dal figlio don Ferdinando IV. Erige un altare in onore della Vergine della Purità, dichiarando che tale immagine, sognata forse, dipinta su lastra d’ardesia, “è dono di Dio all’Oratorio”.
L’ascesa al vescovado di Arista è promossa nella Santa Sede dal primo vescovo di Acireale, Genuardi, che in lui intravede il successore. Nel 1901 Leone XIII lo nomina vescovo titolare di Sinope e amministratore apostolico di Santa Lucia del Mela, ma padre Arista, sconfortato, fa intervenire il confratello cardinale Alfonso Capecelatro presso la Santa Sede; inoltre, si rivolge al Card. Mariano Rampolla del Tindaro: il Papa il 6 marzo sospende la nomina.
Il 14 novembre 1904 San Pio X nomina Arista, titolare di Nissa ed ausiliare di Acireale; quando, nel giugno 1907, morto mons. Genuardi, lo eleva a vescovo, Arista è sempre riluttante; molto misteriosa la risposta di San Pio X: “Vorrei poterLa accontentare, ma come posso resistere alla manifesta volontà del Signore che La vuole vescovo di Acireale?” Per lo stemma vescovile, il motto, scelto dal Venerabile, è di ispirazione filippina: “Omnia in caritate”, “ tutto nella carità”.
Tredici sono gli anni dell’ intrepido vescovado di Giovanni Battista Arista, sempre in favore dei poveri e di quanti sperano nel suo aiuto; il ritratto dell’ amato san Filippo Neri campeggia nella sua stanza, linda e ordinata; il nuovo vescovo si dedica ad un periodico in difesa del pensiero cattolico, specie durante le diatribe del 1913. Nel suo cuore la carità ha il primo posto, perdonando e amando anche i persecutori, con la convinzione che “sulla croce si sale, ma non si scende!”. Il Cerrato cita spesso le sue Lettere pastorali, dense di spiritualità, improntate al Vangelo. Inoltre, rileva la sua predilezione per i giovani, il suo amore per l’Eucarestia e per Maria, la sua fraterna amicizia con il torinese confratello Giulio Castelli, che in seguito a fastidiosi dissidi da Roma si trasferisce a Cava de’ Tirreni, dove si dedica al restauro del Santuario della Madonna dell’Olmo; qui riposa.
In primo piano, l’Arista sostiene la salvaguardia delle Congregazioni dell’Oratorio, in seguito infaticabile opera di p. Giuseppe Timpanaro fino al positivo Congresso del 1948.
Molto significativa e originale la copertina con la foto del Venerabile e della chiesa dell’Oratorio; nello sfondo le basiliche della piazza del Duomo; all’interno, parecchie belle foto attirano il lettore.
Anna Bella