Lo scorso giovedì 1 ottobre, si è svolta nella Cattedrale di Acireale una solenne concelebrazione eucaristica nella ricorrenza del nono anniversario della consacrazione episcopale di mons. Antonino Raspanti e della concomitante presa di possesso della Diocesi. Nel 2011, infatti, il 26 luglio, egli aveva ricevuto la nomina in successione a mons. Pio Vittorio Vigo, dimessosi per limiti di età, ed il successivo 1 ottobre era consacrato vescovo nella nostra Cattedrale da parte di mons. Paolo Romeo, all’epoca arcivescovo metropolita di Palermo e Primate della Chiesa di Sicilia.
La solenne concelebrazione dell’anniversario, in una Cattedrale con ingresso contingentato a motivo della normativa per l’emergenza sanitaria, ricorreva nel giorno della memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux (meglio nota come ‘Santa Teresa di Gesù Bambino’) e si apriva sulle note del canto ‘Rallegriamoci ed esultiamo’. Era presieduta da mons. Raspanti, alla presenza di mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa e già vicario generale della diocesi acese.
Presenti alla cerimonia il vicario generale della diocesi mons. Giovanni Mammino, alcuni presbiteri diocesani, i diaconi permanenti Genco, Roccaro e Pulvirenti, gli alunni ed i superiori del Seminario diocesano.La liturgia della Parola del giorno prevedeva per la prima lettura un brano tratto dal Libro di Giobbe, nel quale proprio Giobbe era messo alla prova come giusto provato dalla sofferenza. Il ritornello del salmo responsoriale invitava alla contemplazione del Signore ‘nella terra dei viventi’, mentre la pericope evangelica narrava dell’invio dei settantadue discepoli in missione per porsi sulle orme dello stesso Cristo, supremo modello di ogni sacerdote.
La missione dei discepoli che, come quella dei vescovi e presbiteri, deve essere caratterizzata dalla mitezza (‘Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore!’, dice il Signore), ha come obiettivo la conversione dei popoli, ma colui che viene inviato in nome dell’amore è osteggiato nella propria missione.
Anche oggi, la missione dei presbiteri non è certo semplice ed è spesso caratterizzata da incomprensioni che, tuttavia, non devono scoraggiare, perché l’amore non conosce sconfitta, neppure nello stesso Cristo, che proprio per amore si offre quale supremo esempio di oblazione con il sacrificio della Croce. L’annuncio della Buona Novella, infatti, necessita certo di parole ma, soprattutto, dell’esempio della propria vita, che deve essere vissuta alla luce degli insegnamenti evangelici.
L’augurio di buon anniversario e di prosieguo di ministero ancora ‘ad multos annos’, a nome dell’intera diocesi, era espresso nell’intervento finale di mons. Giovanni Mammino, il quale sottolineava che l’inizio del decimo anno di episcopato di mons. Raspanti si colloca nella felice coincidenza di un importante anniversario per la diocesi. Nel 1921, infatti, il vescovo pro-tempore mons. Salvatore Bella, pur nella sua breve durata di ministero (reduce dal ministero episcopale in quel di Foggia, fu vescovo ad Acireale soltanto un anno, prima che morisse) istituiva con un unico decreto ben quarantadue parrocchie, chiese che, tuttavia, già esercitavano di fatto il ministero parrocchiale, visto che vi venivano già impartiti i sacramenti. Il vescovo, che è padre della comunità diocesana, deve intraprendere la propria missione, come ha già fatto da presbitero, con la capacità di ‘nutrire’ le folle con la Parola di Dio, ma potrà farlo solo se prima avrà nutrito se stesso all’unica fonte di sostentamento, che è Cristo.
Nell’occasione della solenne concelebrazione, sono state anche consegnate alla comunità diocesana le ‘Indicazioni’ per il nuovo anno pastorale.
Nando Costarelli