Intervista / Gabriele Vitale, poliedrico attore acese: “Per arrivare ci vogliono fortuna, studio e perseveranza”

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Abbiamo avuto il piacere di incontrare Gabriele Vitale, attore acese che, nonostante la giovane età, ha già alle spalle tanti percorsi di formazione condotti da nomi prestigiosi come Fioretta Mari, e Raffaele Paganini, un lavoro importante come “Squadra antimafia 6”, attività di doppiatore per la Century Fox, senza tralasciare la sua iniziale passione, il teatro.
Il recente cortometraggio “Io e Freddie”, da lui interpretato, è stato premiato con la “Chiave d’oro” al Puglia international film festival.

Quando ha cominciato ad appassionarsi alla recitazione e quando le è stato chiaro che sarebbe potuto diventare il suo lavoro?
Credo che ho cominciato a capirlo quando, molto piccolo, ho partecipato a una recita di Natale e mi hanno fatto fare l’angioletto, la recita veniva rappresentata nel salone parrocchiale. La sensazione che ho provato mi è piaciuta moltissimo però, finita la recita non ci ho pensato più, e guardavo il palcoscenico solo come un luogo magico dove giocare come tutti gli altri bambini. Dopo diversi anni decisi di giocare a calcio e di iscrivermi in una squadra, anche se giocare non mi appassionò molto perché in piccoli campi sportivi c’è poco pubblico e invece io sognavo gli spalti delle grandi squadre di serie A.
Ero abbastanza bravo e quando giocavo riuscivo anche a segnare, però mi mancava quello che vedevo nelle partite di calcio in televisione, cioè il grande pubblico che applaudiva. Col tempo capii che, più che la voglia di giocare, in me c’era la voglia di consensi, i consensi che si hanno dopo aver segnato il gol, quindi il desiderio di avere un pubblico davanti.
E così cominciai a dedicarmi al teatro iniziando con piccoli spettacoli nelle parrocchie per poi passare al teatro Turi Ferro di Acireale. Mi resi conto che quando recitavo e avevo davanti un pubblico, anche modesto di 100 – 200 persone, io stavo bene. Magari prima avevo l’ansia, come quando ho recitato a Giarre, ma appena entravo in scena mi sentivo pienamente a mio agio: quello era il posto giusto.  Avevo, allora, diciassette anni.

E’ stato quello il momento in cui ha capito?
No, ho cominciato a capirlo quando, intorno ai 23 – 24 anni, conobbi Fioretta Mari e in quell’istante decisi che quella sarebbe stata la mia strada; da quel momento ho iniziato la mia formazione che è stata agevolata anche dal fatto che ho vinto diverse borse di studio. Ho fatto diversi master a Roma. Ho  vinto dei Contest, uno di questi al teatro Parioli di Roma.

A scuola provavi a recitare?
A scuola a volte studiavo poco e cercavo di rimediare cercando di impietosire gli insegnanti, ma non sempre ci riuscivo. Però è anche vero che gli insegnanti mi suggerivano di darmi allo spettacolo. Una volta, durante una recita di fine anno, mi hanno dato la possibilità di fare un monologo: ho fatto tante cose, imitato, cantato e da lì ho capito che alla gente piacevo perché ho visto che il pubblico che avevo davanti gioiva, i miei compagni e i miei insegnanti si divertivano veramente e non era solo un assistere un alunno che recita, loro ridevano di cuore. E’ chiaro che rivedendomi in questo spettacolo, che ho registrato, ho notato le mie imperfezioni perché non avevo ancora studiato e per me era quasi un gioco.

Nella recitazione, come è stato l’approccio con i grossi nomi?
Quando devo lavorare con “grossi nomi” cerco di essere professionale, cioè mi avvicino come quello che sono in quel momento, un collega,  Questo è venuto fuori  dagli insegnamenti dei corsi di formazione, quando Fioretta Mari e Raffaele Paganini ci dicevano, appunto, di approcciarci ai maestri da colleghi. E chiaro che è sempre presente un po’ di timore, Anche se ho studiato ed ho delle esperienze di lavoro c’è sempre il timore di essere giudicati da “un grande” con tanta esperienza alle spalle

Arrivare è frutto di fortuna, studio, conoscenza…?
La fortuna è sicuramente una delle grandi componenti per arrivare nella vita, in tutti i campi. Trovarsi al posto giusto al momento giusto o con la persona giusta è fortuna, ma spesso questa è una condizione che arriva non presto, ma in un grande lasso di tempo: ci vuole una grande perseveranza, e fermarsi ogni tanto e chiedersi se è il caso di continuare o meno, se quella che uno ha intrapreso è la strada giusta, il lavoro giusto e questi momenti aiutano poi a ripartire più forti di prima. Come scrissi io in un mio pezzo:” demolite da esplosioni le colpe”.

C’è un lavoro che ti ha appassionato particolarmente tra tutti quelli che hai fatto?
Non mi ha appassionato in particolare uno dei lavori che ho fatto, ma ognuno di essi. Ho fatto doppiaggio, ho fatto cortometraggi, tantissimo teatro, perché il teatro è la mia casa e la mia palestra. Ho scritto tanto per gli altri, ho scritto canzoni inedite, ho scoperto questa vena da 3- 4 anni, ma per ogni cosa che ho fatto ho provato lo stesso piacere. Anche quando scrivo per altri, e per un mio testo che viene realizzato da altri, provo la stessa gioia come se io fossi lì sulla scena. Quello che è importante in questo lavoro e donarsi completamente e trasmettere le emozioni che uno vive in quel momento.

 La città lo conosce come attore?
Poco. Ancora sono forse più conosciuto a Milano che ad Acireale.

I suoi genitori che posizione hanno assunto quando hanno compreso che questa attività sarebbe diventata il suo lavoro per la vita e non solo un hobby?
Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che non mi hanno mai ostacolato. Ci sono stati dei momenti in cui ho visto perplessità nei loro occhi, ma non ho mai ricevuto da loro un invito a non continuare. Del resto, i miei passi avanti li hanno sempre tranquillizzati, perché poi il lavoro ti deve fare vivere, ti deve fare campare – come diciamo noi –  e i genitori si preoccupano soprattutto di questo, non gli interessa se il figlio è famoso o meno. Oltre alla libertà di fare, mi hanno dato anche la possibilità di viaggiare e di muovermi per realizzare al meglio questa passione e questo è stato importante.

Quanto conta la perseveranza?
Io mi alzo ogni mattina con la certezza e il desiderio di studiare o di creare o di completare il Self  Type  che poi spesso mando in Rai o a Mediaset, o  studiare per rafforzare la dizione e parlare in un certo modo, per non perdere cioè la tecnica. Sto scrivendo un importante spettacolo –  concerto perché è nata un’amicizia, da una collaborazione con Iskra Menarini, la cantante di Lucio Dalla, e di questo mi sento molto onorato. Mi emoziona pensare che Iskra sia stata 24 anni con Lucio Dalla.

Mariella Di Mauro

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