Intervista / L’architetto Vera Greco: “La mia più grande soddisfazione è stata allestire il G7 di Taormina”

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È stato un piacere intervistare l’architetto Vera Greco, dotata di un curriculum corposo e con un percorso lavorativo in crescendo, nella cura e nella gestione dei beni architettonici e monumentali e del paesaggio, che le ha dato la possibilità di ricoprire ruoli pubblici di rilievo, consentendole di realizzare importanti progetti per la nostra bella Sicilia.

Architetto, leggendo il suo curriculum  si resta meravigliati nel vedere quante attività belle e interessanti lei ha svolto negli anni della sua attività.
Si, ho fatto tante cose e, tra l’altro, non tutte figurano nel curriculum.

Quando ha iniziato questo suo percorso?
Ho cominciato a lavorare nel 1985 a Zafferana Etnea, per la ricostruzione dopo il sisma e in quegli 8 anni, con i miei colleghi, perché naturalmente eravamo un team di tre persone, abbiamo praticamente dato la possibilità di ricostruire il paese dando agli abitanti circa 20 miliardi delle vecchie lire suddivisi a pezzi di 5, 10, 15 milioni come contributi per la ristrutturazione light. Se ci soffermiamo a pensare che non abbiamo avuto fatta nessuna denunzia, nonostante abbiamo operato in un piccolo paese, ci possiamo ancora oggi ritenere soddisfatti.  Capita che, ogni volta che vado a Zafferana, la gente mi riconosce e si ferma a parlare con me con affetto. Tutti ricordano ancora   il nostro ottimo lavoro, peraltro riconosciuto dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dalla protezione civile, allora presieduta da Zamberletti, quando ancora la protezione civile era nazionale.  Quando la protezione civile è passata alle regioni ho avuto la possibilità di transitare alla Sovrintendenza. Quello era il mio sogno di una vita e, nonostante avessi vinto due concorsi per dirigente al Comune di Catania, ho rinunciato e sono rimasta alla Sovrintendenza.

Si è mai pentita?
Magari i compensi sarebbero stati più alti, questo sì, ma lavorare in Sovrintendenza mi ha dato la possibilità di fare molte attività belle e produttive. Ho cominciato con la Sovrintendenza di Catania dove ho fatto il mio apprendistato, dal 93 fino al 2000. Per me ha rappresentato veramente la gavetta, nel senso che ho preso coscienza di che cosa era il mio lavoro, naturalmente ho studiato e ho fatto tesoro di tutte le esperienze.

Qual è stata la sua prima nomina?
La prima nomina è stata Ragusa, dove, però, sono stata solo due mesi perché avevo i bambini piccoli e quindi così lontano non ce l’avrei fatta. Ho chiesto di essere avvicinata e, siccome si era liberato un posto a Siracusa, mi hanno spostata lì alla “paesaggistica”. Poi ho lavorato al museo Bellomo, poi a Ragusa, poi a Catania, poi a Caltagirone, l’ultimo anno sono stata Palermo.

Taormina  è stata molto importante, lei ha vissuto il G7.
L’ho vissuto in prima persona. Il G7 è stato possibile, cioè la realizzazione del grande evento, grazie al lavoro che abbiamo fatto perché il teatro non era nelle condizioni di poter ricevere i grandi della terra. Il teatro era quasi inagibile, perché c’erano dei distacchi di grossissimi pezzi lapidei, frammenti considerevoli. Parlo dell’intradosso della volta retrostante la scena, dove appunto c’erano questi pezzi che erano in disfacimento. Tra l’altro, il sito era molto utilizzato anche per fare i concerti e con tutte quelle gran vibrazioni i danni erano notevoli e sono stati ristrutturati grazie a quell’evento. Erano tante le cose non a norma, i bagni distrutti, più le scale e le scalinate dei settori  tutte quante sdrucciolate: erano veramente in pessime condizioni, diciamo inagibili anche per farci entrare i turisti. Non certo da poterci fare il G7. L’abbiamo sistemato, riqualificato e messo in sicurezza in due mesi con protocollo dei vigili del fuoco. Durante i lavori il teatro non è stato mai chiuso e le sette imprese che vi hanno lavorato procedevano per settori.

Ne sarà orgogliosa!
Molto, quando ci penso, a cosa riuscita, mi meraviglio ancora.  Certo ho avuto uno staff di persone che ha lavorato con me in sinergia, diversamente non si sarebbe potuto fare niente.  C’era la forestale che provvedeva al verde perché gli alberi non si potavano da molto tempo, c’era un sentiero che era stato aperto per la via di fuga quindi altri lavori da fare, sostituiti i corrimano che non erano a norma, la cabina Enel che è stata potenziata e quindi l’Enel ha fatto tutti gli scavi per mettere i nuovi cavi che potessero servire per la potenza elettrica necessaria per poter ospitare il G7. Al montaggio del palco del G7  c’erano 34 vigili del fuoco che lavoravano.

La politica che ruolo ha giocato? Lei come si è trovata? Perché è chiaro che lei ha dovuto sempre mediare.
 La regione non è intervenuta nel senso che, visti i tempi strettissimi, ci hanno lasciato liberi di muoverci perchè si sono resi conto che veramente eravamo messi molto male.  C’è stato un momento in cui si è detto – non si fa più nulla – .  Ma quando si è deciso di procedere, a quel punto non hanno messo ostacoli, hanno capito che avremmo fatto, ma non solo la Sicilia, ma l’Italia tutta, una figura barbina.

Cosa traspariva dalle facce di queste persone? Non solo dei Grandi, ma anche delle guardie del corpo, dello staff, di Trump?
E’ stata certamente, una grande soddisfazione, erano tutti esterrefatti per quello che avevano sotto i loro occhi. Trump, veramente, non mi è sembrato assolutamente interessato, magari avrebbe apprezzato altri luoghi a lui più consoni. Neppure quando hanno suonato Mascagni, che in quello scenario ha affascinato tutti: non Trump, che sembrava avesse solo fretta di squagliarsela, era distratto.

 Cosa significa lavorare con il bello?
 Io ho cercato di lavorare sempre con il bello, nel senso che in ogni cosa che ho fatto ho sempre trovato la parte bella, la parte straordinaria di quest’isola, viviamo in un posto bellissimo anche se, a volte, non siamo neanche capace di apprezzarlo, non riusciamo neanche ad amarlo. Lavorare in Sicilia, per me, è lavorare comunque nel bello. Naturalmente lavorare in un ambiente che sia ricco e che sia bello è entusiasmante e non solo per la parte estetica ma per tutto il concetto di bellezza anche etica.

E’ mai successo di non aver potuto realizzare quello che avrebbe voluto perché l’hanno bloccata?
In tutti questi anni sono state tante le cose che sono riuscita a realizzare, ma sono tante anche le cose che erano state progettate ed erano messe in cantiere e non è stato possibile portarle a compimento. Io però mi consolo pensando alle tantissime cose finite e fruite da chi ama la Sicilia.

Mariella Di Mauro

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