“E susi Pasturi”, è il nuovo spettacolo sui “cunti religiosi natalizi” del danzatore siciliano Giuseppe Marino, in arte Alosha, che in streaming entrerà nelle nostre case. Un viaggio attraverso suggestive rappresentazioni danzanti, alla riscoperta dell’enorme patrimonio artistico presente nelle nostre chiese, espressione della particolare sensibilità culturale e religiosa di un popolo che ha sempre celebrato il Natale come mistero salvifico di Dio che, in un atto di amore infinito, a Betlemme, piccolo villaggio della Giudea, si è fatto simile a noi, affinché ciascun uomo potesse essere redento e partecipare della Sua divinità.
Lo spettacolo, mosso dalla creatività e dalla passione per la difesa delle tradizioni, inizierà il suo itinerario dal Presepe Settecentesco di Acireale, per essere poi ospitato in alcune chiese del territorio delle diocesi di Acireale e Noto. Un’ occasione per riscoprire come i racconti religiosi legati al Santo Natale, che i nostri padri con tanto amore ci hanno consegnato, sono un patrimonio inestimabile da riportare alla luce e valorizzare.Siamo andati a trovare il maestro Alosha e, con la disponibilità che lo ha sempre contraddistinto, si è lasciato intervistare, rispondendo con piacere alle nostre domande.
Maestro Alosha, cosa ti ha spinto, in questo momento di particolare tribolazione, anche per il mondo della cultura, a preparare questo nuovo spettacolo che ci fa riscoprire le tradizioni legate al Santo Natale?
La tradizione per me è avanguardia, è cercare di vedere oltre, per il semplice fatto che la contemporaneità di questo periodo offusca totalmente la memoria e non dà spazio alla fiducia dell’uomo nel suo operato. La tradizione è la storia del popolo, e il popolo siciliano ha saputo sempre attraverso la fede e la religiosità come risollevarsi, valorizzando soprattutto il Natale che è la nascita della luce nel mondo. Quindi da artista sono spinto a condividere questo sentimento, attraverso uno spettacolo che purtroppo non si può effettuare in presenza del pubblico, ma utilizzando i mezzi telematici.Nella tua danza c’è il tentativo di ripresentare, in chiave moderna, la cultura e le tradizioni legate alla nostra terra di Sicilia. Come è nata questa interessante idea?
L’idea è nata da ciò che semplicemente so fare, danzare. Ho messo a disposizione come tecnica espressiva la mia arte dopo tantissimi anni di ricerca storica sui “cunti siciliani”, su musiche, testi e letteratura. Una passione che ho da sempre per la memoria della terra di Sicilia, e per la sua infinita ricchezza. Questo però è avvenuto da emigrato, quando il mio lavoro mi portava via dalla mia terra. Ho scoperto la mia Sicilia osservandola da fuori ed ora che la abito, ancora di più apprezzo il suo infinito valore.
Lo spettacolo di quest’anno sembra essere in continuità con “Sutta ‘npedi di nucidda nasciu l’Amuri”, preparato in occasione del Natale dello scorso anno. Cosa ti ha spinto, in questi ultimi anni, ad esprimere i valori cristiani attraverso la tua danza, fortemente segnata dalla gestualità?
Si, lo spettacolo “E SUSI PASTURI” è in continuità con lo spettacolo dello scorso anno, in più ha un inciso importante “SUSI” ovvero ALZATI! è un monito rivolto a tutti, affinché si possa prendere coscienza che la fede e la religiosità hanno un valore importante nel nostro vissuto quotidiano. La mia esperienza artistica è sempre stata a disposizione dell’espressione dei sentimenti che, all’interno del ringraziamento al Creato, con la mia gestualità, ho sempre messo in primo piano. Per me danzare è pregare, perché è la cosa che credo di saper fare meglio, ed è, allo stesso tempo, un modo con il quale ringraziare Dio per averci donato tanta bellezza.
Giovanni Centamore