Capodanno / Giorno di Maria, giorno della pace

0
89
WCENTER 0SPMCFPBCI Foto LaPresse - Stefano Costantino 25/12/2015 Città del Vaticano (VAT) Cronaca Papa Francesco impartisce la tradizionale Benedizione "Urbi et Orbi" in occasione della Solennità del Natale del Signore dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana in Piazza San Pietro, Città del Vaticano, Vaticano. Nella foto: Papa Francesco Photo LaPresse - Stefano Costantino 25/12/2015 Vatican City (VAT) Pope Francis gives the traditional "Urbi et Orbi" Blessing on the occasion of the Solemnity of the Birth of Our Lord Central Loggia of the Vatican Basilica in St. Peter's Square, Vatican City, Vatican. In the pic: Pope Francis

 

Il primo di gennaio è l’inizio di un nuovo anno; un momento di grande speranza verso il futuro al quale ci apriamo con fiducia. Per la liturgia cattolica, il primo giorno dell’anno è anche l’ottava di Natale del Signore, giorno che ci permette di meditare ancora sulla nascita di Gesù, ed in particolare sulla divina maternità di Maria. Esso coincide, anche, con la giornata di preghiera per la pace, particolarmente promossa proprio dalla Chiesa.

Un giorno carico di ricorrenze e quindi carico di significati, che nobilitano l’importanza che esso ricopre nel calendario civile. Quel sentimento di speranza che spontaneamente viene suscitato dall’inizio del nuovo anno, negli ultimi decenni – dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II – è stato rafforzato ponendo tale giorno, e dunque simbolicamente tutto l’anno, sotto la protezione di Maria, venerata con l’antichissimo titolo di Madre di Dio. Maria, in quanto ha generato Gesù, che è insieme vero Dio e vero uomo, secondo il dogma definito ad Efeso il 22 giugno 431, può ben dirsi Theotókos, letteralmente “Genitrice di Dio”. Si comprende perciò quale importanza sia stata data a questo giorno, che chiude l’ottava di Natale, e che già in antico riportava nell’orazione colletta il riferimento alla «verginità feconda di Maria» mediante la quale agli uomini è arrivata la salvezza, Gesù Figlio di Dio, chiedendo al contempo di poter «sperimentare la sua intercessione». Come ponendosi alla presenza di Maria che tiene sulle ginocchia il suo Divino Bambino, la liturgia fa cantare al fedele, attraverso l’antifona d’ingresso: «Salve, sancta Parens»; «Salve, santa Madre, che hai partorito il Re / Colui che regge il cielo e la terra per tutti i secoli dei secoli». È un breve componimento, che si fa risalire a Sedulio, autore del V secolo. Quale migliore speranza e fiducia possiamo trovare, fuori dalla intercessione della Madre di Dio a nostro favore, presso colui che regge cielo e terra?

Il Pontefice san Paolo VI, dal Capodanno del 1968, volle improntare il primo giorno dell’anno quale “Giornata mondiale della pace”, elemento essenziale per la convivenza civile. Anche quest’anno, il Santo Padre ha inviato il consueto messaggio per questa particolare ricorrenza. Il papa Francesco invita tutti a vivere «la cultura della cura come percorso di pace»: è il prendersi cura dell’altro, del creato che Dio ha affidato all’uomo, la via per vivere in pace. Questo progetto di custodia vicendevole caratterizza l’agire di Dio per le sue creature, e tale dev’essere l’agire dell’uomo: custode del fratello e custode del giardino, chiamato a ricevere e dare protezione. Alla base di una “cultura della cura” vi sta l’insegnamento di Cristo e conseguentemente della Chiesa, che danno inizio ad una «“grammatica” della cura: promozione della dignità e dei diritti della persona umana; cura mediante la solidarietà; cura e salvaguardia del creato». Un processo di educazione alla cura che deve coinvolgere famiglie, scuole, comunicazione sociale, leader religiosi. Papa Francesco conclude affermando che non c’è pace senza cultura della cura. Lapidaria un’affermazione ripresa dall’ultima enciclica “Fratelli tutti”: «In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite». Un’affermazione che, letta superficialmente, può risultare ampia e anonima, ma se applicata alle nostre città, alle nostre famiglie, alle nostre personali esistenze, rivela la verità per ritrovare pace. E ci accorgeremo di averne davvero bisogno. La Santa Madre di Dio ci conceda questo dono!

don Raffaele Stagnitta
vice direttore Ufficio liturgico diocesano