Centenario / Leonardo Sciascia, una voce fuori dal coro nella cultura italiana del secondo dopoguerra

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L’8 gennaio, ricorrerà il centenario della nascita di Leonardo Sciascia, scrittore, saggista, drammaturgo, giornalista e politico siciliano di grande spessore.
Molte le iniziative previste che avrebbero già dovuto prendere l’avvio se non fosse stato per le limitazioni imposte dall’attuale emergenza sanitaria: il 18 dicembre del 2019, infatti,  si era tenuta a Roma una conferenza stampa dal titolo “Presentazione del ciclo di manifestazioni per il Centenario della nascita di Leonardo Sciascia (8 gennaio 1921 – 8 gennaio 2021)” – voluta, non a caso, in un’aula del Senato della Repubblica, la Sala Nassirya – dove era stato illustrato un programma di iniziative, nell’arco di tre anni, ispirate alle sei parole chiave che Leonardo Sciascia riteneva come le più cariche di senso per la sua vita: terra, pane, donne, mistero, giustizia, diritto.
Chissà se e come potranno proseguire tali iniziative; intanto, molto è stato fatto comunque attraverso gli strumenti attualmente disponibili e ormai irrinunciabili, cioè il web ma non solo.

Il 28 dicembre scorso, una mostra fotografica, visibile online nelle pagine Facebook di CasaSciascia, Strada degliScrittori, Circolo Unione Racalmuto e del giornale Malgrado tutto, dal titolo Leonardo da Regalpetra”, ha inaugurato un ricco programma di manifestazioni che saranno coordinate dal regista Francesco Catalano – nipote dello scrittore, custode della memoria del nonno e profondo conoscitore delle sue opere in collaborazione con il professor Antonio di Grado, direttore letterario della Fondazione. La mostra comprende trenta scatti, alcuni inediti, dell’amico Pietro Tulumello, che immortalano Sciascia nell’intimità familiare, insieme alla moglie Maria, a passeggio in campagna alla Noce, mentre si fa intervistare da un’emittente televisiva o quando beve un caffè al bar del suo paese con alcuni amici.
Ancora il portale Rai Letteratura, ha dedicato allo scrittore uno speciale ricco di filmati d’epoca, letture d’autore, contenuti biografici, e approfondimenti sulla sua vasta produzione narrativa e saggistica nonché sulla sua esperienza politica; infine, venerdì 8 gennaio alle 21,15 su Sky Arte (sui canali 120 e 400 di Sky) andrà in onda, in prima visione, il documentario Leonardo Sciascia. Scrittore alieno che vuol portare in primo piano il suo essere alieno alle logiche italiche, ovvero il suo essere un’ anomalia.

Il suo romanzo più famoso

Chi era Leonardo Sciascia
Ma chi era Leonardo Sciascia? Nato nel 1921 a Recalmuto, in provincia di Agrigento, da una famiglia piccolo-borghese, dopo aver conseguito il diploma di maestro, Leonardo inizia ad insegnare nella scuola elementare del suo paese e a dedicarsi all’attività letteraria. Inizia pubblicando, nel 1950, una raccolta di poesie Le favole della dittatura e i primi testi in prosa, dai quali emerge subito un marcato impegno culturale e civile. Ma a dargli notorietà è, nel 1956, l’uscita di un libro Le parrocchie di Regalpietra, a metà tra il saggio storico e il romanzo, nel quale l’autore descrive la realtà di un borgo siciliano immaginario (nel quale non si fa fatica a riconoscere il suo paese natale) e del potere politico che vi regna, sempre in mano alle stesse persone, dal XVII secolo fino agli anni della Democrazia Cristiana.
Già in quest’opera, Sciascia dimostra di non voler rappresentare gli umili e gli oppressi, né tanto meno esaltarne l’innocenza; piuttosto vuol portare alla luce i nodi oscuri che dominano i rapporti umani all’interno del paese, facendo emergere il contrasto tra l’ansia di rinnovamento e di giustizia e una mentalità radicata che giustifica e produce violenza e sopraffazione.
Nel 1961 scrive il suo romanzo più famoso Il giorno della civetta, nel quale porta all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della mafia, vista come un vero e proprio Stato nello Stato: un’entità malvagia e tentacolare che si è infiltrata nel corpo malato della politica e che sa sfruttare la connivenza delle istituzioni e l’omertà della gente comune. Finchè nel 1979 lo scrittore viene eletto alla Camera dei Deputati nelle file del Partito Radicale, da dove potrà proseguire le sue battaglie civili, ovvero proprio nel cuore di quel potere di cui ha mostrato contraddizioni e devianze.

Leonardo Sciascia insieme al magistrato Paolo Borsellino

I suoi articoli giornalistici, insieme alla pubblicazione di diversi volumi, ispirati a fatti di cronaca, producono spesso dibatti e polemiche. Tutta la sua produzione si volge ad esplorare l’esistenza umana con gli strumenti della ragione, intesa come fondamento della società civile. I suoi romanzi gialli senza soluzione finale, i racconti autobiografici, i saggi storici, i libelli politici sono contrassegnati da un costante desiderio di indagare, in modo tanto paziente quanto provocatorio, le logiche criminali regnanti nell’Italia degli scandali e dei misteri irrisolti, della corruzione del compromesso.
Due pensieri emblematici di Sciascia vanno ricordati e meritano riflessione. Primo, quello dell’intellettuale che non può cambiare la sostanza e la natura delle cose ma può e deve impegnarsi, al di là di ogni rapporto organico con gruppi o partiti, in una sincera ed individuale ricerca della giustizia, smascherando le imposture della Storia ufficiale mediante un’analisi scrupolosa dei documenti.

La sala lettura della Fondazione Sciascia a Recalmuto

Secondo, è  quello della Sicilia che, al di là della storia locale e della cronaca contingente, tendeva a diventare l’emblema di una condizione assoluta, di un’identità peculiare che attraversa il tempo, fissandosi come un dato antropologico distintivo. Una sua frase emblematica ricorre spesso, infatti, nei libri da dove lo abbiamo studiato: la Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo odierno.
Un intellettuale ed uno scrittore controcorrente, dunque, perché ostile alle interpretazioni convenzionali; una voce fuori dal coro nella cultura italiana del secondo dopoguerra e, per questo motivo, destinato a finire puntualmente nell’occhio del ciclone. Qualcuno lo ha definito lo scrittore più emblematico della Sicilia; sicuramente uno degli intellettuali italiani più importanti ed influenti della seconda metà del Novecento.

Cristiana Zingarino

 

 

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