Rapporto Eurispes 2013: “Low cost” all’italiana

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Una visione pessimista della condizione economica del Paese accompagna l’inizio del 2013, con l’idea che il nuovo anno la situazione peggiorerà. Parallelamente, il disagio economico delle famiglie si è aggravato (indica questa condizione oltre il 70% degli italiani). È quanto emerge, in sintesi, dal rapporto Eurispes 2013, presentato  Roma. Secondo l’indagine, il ricorso ai propri risparmi per far fronte alla crisi e la sindrome della quarta settimana riguardano ormai 3 italiani su 5; nella maggior parte dei casi risparmiare qualcosa è impossibile (79,2%). Aumenta il numero di quanti negli ultimi tre anni hanno dovuto far ricorso a un prestito bancario (35,7%; +9,5% rispetto allo scorso anno) per pagare debiti accumulati (62,3%). Il 14,4% ammette di aver chiesto denaro in prestito a privati non potendo accedere a prestiti bancari, con conseguente rischio usura. Inoltre è boom dei “compro oro”: più di un quarto degli italiani (28,1%) si è rivolto a loro per ottenere in cambio soldi. La situazione di sofferenza delle famiglie si riversa sui consumi: si taglia sui pasti fuori casa (86,7%) e sui regali (89,9%), si acquistano più prodotti in saldo (88,5%), ci si rivolge ai punti vendita più economici per l’acquisto di vestiti (85,5%). Nel’83,5% dei casi le famiglie hanno deciso di ridurre le spese per il tempo libero. Molti acquistano prodotti online per ottenere sconti e aderire a offerte speciali (58,4%) e hanno ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2%). Nel 40,6% dei casi i tagli hanno interessato le spese mediche, mentre il 38,4%, si è rivolto al mercato dell’usato (il 21,5% un anno fa). Abbiamo chiesto alcuni commenti.
Italiani “low cost” ma ancora troppo consumisti. “L’italiano si conferma consumista ma spendendo un po’ meno, perché non cambia stile di vita. Io speravo che questa crisi ci spingesse a ripensare il modello di sviluppo, invece aspettiamo tutti che passi per continuare come prima. Quindi, in un certo senso, la crisi è un’occasione persa”. Così l’economista Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università di Milano-Bicocca, commenta al Sir alcuni dati del rapporto Eurispes sulla condizione di “sofferenza” economica delle famiglie, sempre più costrette a intaccare i risparmi per arrivare a fine mese. “Questi dati ci dicono quanto sia importante la struttura familiare italiana, che aiuta con i risparmi in banca, con l’eredità della nonna, con i servizi di cura – osserva Bruni -. La crisi americana era dovuta proprio al fatto che gli americani non risparmiano, consumano troppo, non hanno dietro patrimoni familiari. Per cui davanti a una crisi implodono. L’Italia non sta implodendo perché dietro c’è la famiglia. Si può reggere alla crisi perché c’è un tessuto robusto che offre forme non monetarie di benessere non meno importanti del denaro. La famiglia è una risorsa economica fondamentale, e quando c’è crisi si capisce meglio. Questo patrimonio, che è un di più rispetto a modelli nordamericani, va valorizzato”. Eppure, suggerisce Bruni, “piuttosto che portarci solo il pranzo al lavoro potremmo essere un po’ più attivi”, per esempio, “facendo meno uso della moneta per le cose che ci servono: attivando reti di vicinato, di prossimità, per farci vicendevolmente lavori di manutenzione, di giardinaggio, di baby sitting, cura degli anziani. Se fossimo capaci di attivare più reciprocità non mercantile useremmo meno moneta e ci sentiremmo meno poveri”. “A scuola e in famiglia – conclude -dovremmo educare i figli a competere sulle cose serie: lo studio, la qualità, lo sport e non il telefonino nuovo del compagno di classe”.
Educare ai valori importanti. “Per i cristiani non si tratta di rieducare alla povertà, ma di cominciare a ragionare su quali sono davvero le cose importanti della vita: le relazioni, la formazione, il futuro dei giovani. La crisi dovrebbe diventare un test per adottare comportamenti commisurati alle proprie risorse, e uno sviluppo sostenibile sia in termini collettivi, sia personali”. Lo dice al Sir Francesco Marsico, vice direttore di Caritas italiana, commentando la parte del rapporto Eurispes che descrive la vita degli italiani divenuta “low cost” a causa della crisi. “Questi dati – osserva – confermano la percezione che le Caritas diocesane hanno da qualche anno: c’è una caduta dei redditi, soprattutto nelle Regioni settentrionali. La situazione delle famiglie italiane è sotto stress e ci sono disuguaglianze”. Marsico evidenzia che “sul piano dell’immaginario, non delle risorse, viviamo ancora sull’onda di un’idea di crescita piena”: “La percezione di una diversa e drammatica condizione economica non è un’acquisizione semplice per le famiglie”. “Il grande rischio – a suo avviso – è che il tentativo di difendere livelli di spesa eccessiva rispetto ai propri redditi inneschi meccanismi autodistruttivi in termini d’indebitamento, usura, ecc. Anche in questo senso va letto il problema del gioco d’azzardo, sia come patologia, sia come tentativo disperato di mantenere un livello di reddito”. “Una serie d’idee di futuro che circolano nel nostro Paese – fa notare – hanno avuto un effetto negativo perché hanno educato le famiglie a una pretesa di livelli di reddito che non può essere garantita dal mercato”. Perciò è importante, per i cristiani, “il grande tema pastorale legato all’educare, non in termini pauperistici ma di consapevolezza sui valori più rilevanti”.

                                                                                                                                            A cura di Patrizia Caiffa

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