“Vogliamo prendere sul serio la parola cammino”: una “strada lunga e faticosa” per “combattere il male degli abusi” sessuali, e che “fa parte di un processo importante nel cammino della Chiesa universale”. Ad assicurarlo è stato padre Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana, aprendo ieri sera la conferenza stampa (nella foto) tenuta a un anno di distanza dal Simposio internazionale per vescovi cattolici e superiori religiosi “Towards healing and renewal” (“Verso la guarigione e il rinnovamento”). La conferenza stampa ha preceduto il convegno di presentazione, sempre ieri sera, degli Atti dello stesso simposio e delle prime attività del Centro per la protezione dei minori (Ccp) istituito a seguito dell’incontro. Il simposio del 2012, ha osservato padre Zollner, “ha favorito l’acquisizione di una maggiore consapevolezza del problema in molte parti del mondo”, ed è stato “un passo decisivo nella direzione di fare giustizia per le vittime di abuso”.
Straordinari passi avanti. Padre Zollner ha presentato gli Atti del Simposio, tradotti in polacco, italiano, ungherese, tedesco, inglese, spagnolo, croato, ucraino e presto disponibili in francese, portoghese, slovacco, romeno. Con riferimento al Ccp, di cui presiede il comitato direttivo, ha richiamato la prima conferenza annuale (Monaco di Baviera – ottobre 2012) che ha portato alla “costruzione di un network internazionale che certamente potrà crescere”. Alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina dello scorso 22 dicembre da parte di Benedetto XVI, padre Robert Oliver, promotore di giustizia presso la Congregazione per la dottrina della fede, ha osservato che sono stati compiuti “straordinari passi avanti” in “questo progetto che è un servizio ai vescovi e alle Chiese locali”. “La nostra vocazione – ha aggiunto – è essere al servizio di ogni persona umana: in cammino verso la guarigione e il rinnovamento. La Chiesa si è messa su questa strada”. Il sacerdote dell’arcidiocesi di Boston ha presentato alcuni aggiornamenti sulle linee guida per la lotta contro gli abusi che le 112 Conferenze episcopali del mondo stanno elaborando a seguito della lettera circolare loro inviata nel maggio 2011 dalla Congregazione vaticana. “Più di tre quarti – ha spiegato -, soprattutto da Nord e Sud America e dall’Oceania, hanno già inviato le proprie linee guida e abbiamo iniziato a rispondere mandando loro le nostre osservazioni”.
Collaborazione con le autorità, ascolto, accompagnamento e rigore. Nel richiamare i cinque punti della circolare (assistenza alle vittime, protezione dei minori, formazione dei futuri sacerdoti, supporto ai sacerdoti abusanti e collaborazione con le autorità civili), il promotore di giustizia ha sottolineato l’importanza di “ascoltare e sostenere le vittime e le loro famiglie” richiamando al riguardo il “grande effetto” degli incontri personali di Benedetto XVI con molte di esse. Circa la richiesta di cooperare con le autorità civili nel perseguire i crimini di abuso, padre Oliver ha spiegato che “anche nei Paesi dove questo aspetto non è regolato da leggi specifiche, resta per la Chiesa un obbligo morale di collaborazione con le autorità civili”. L’“obbligatorietà” vale “universalmente”, anche se ogni Paese ha la sua legislazione, e queste sono ovviamente diverse: “La legge civile deve essere sempre seguita” e la cooperazione deve svolgersi “in modo tempestivo”. Il promotore di giustizia si è anche soffermato sulla valutazione delle linee guida precisando che occorre andare oltre la visione occidentale o eurocentrica, tenendo conto delle “differenze tra le diverse culture” e di come esse “incidano sulla visione della sessualità e sull’educazione ad essa”, padre Oliver ha citato come esempio la “Touch culture” (cultura del contatto) di India, Indonesia e Filippine, ma ha sottolineato la necessità, in ogni caso, di “un approccio rigoroso”, in continuità con i suoi predecessori, sulla “linea tracciata dal Santo Padre”. Secondo il promotore di giustizia, il maggior numero di segnalazioni di abusi – 800 – è pervenuto alla Congregazione nel 2004. “Negli ultimi tre anni – ha concluso – il numero dei casi denunciati si aggira intorno ai 600 l’anno, per la maggior parte commessi tra il 1965 e il 1985”.
Consapevolezza e competenze. Hubert Liebhardt, direttore del Centro per la protezione dei minori, ne ha illustrato il programma di e-learning – sei moduli di 30 ore di cui 22 ore of online learning e 8 ore face-to-face – e le iniziative promosse in questi mesi in Indonesia, Ecuador, Ghana, Argentina, e ha sottolineato il pieno appoggio dato all’iniziativa dal card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco. Tre, ha spiegato, i pilastri del programma di formazione rivolto a religiosi e religiose, catechisti, educatori, insegnanti, per “aumentarne la consapevolezza sul fenomeno degli abusi e le competenze e le capacità di gestione”. Anzitutto le modalità di prevenzione degli abusi; quindi gli interventi; infine l’accompagnamento e la riabilitazione delle vittime. Tra le maggiori difficoltà riscontrate “le differenze tra le culture” e la diffusione non omogenea delle tecnologie. Tra i vantaggi, ha concluso Liebhardt, “la qualità del livello dei contenuti, la possibilità di frequenti aggiornamenti, l’approccio di lungo periodo e il networking degli interventi tra le diverse organizzazioni coinvolte”.