Tra restrizioni, distanze e chiusure, è ormai palese come solo il vaccino consentirà il ritorno alla normalità, ma solo se presto e per tutti. Ma quali sono gli ultimi passi, dati scientifici alla mano, in questo senso? E soprattutto a che punto sono, analizzando i numeri, la distribuzione nel mondo e l’accesso globale al vaccino? Con quali programmi?
“Nessuno è al sicuro, finché tutti non sono al sicuro”
A fare questa affermazione non è un’istituzione sociale, civile o religiosa, ma il responsabile mondiale di Johnson & Johnson, Alex Gorsky, in una dichiarazione ufficiale. Fa particolarmente piacere sottolinearlo perché, se questo concetto passasse in termini più pragmatici a tutti i livelli – stati, regioni, aziende farmaceutiche, operatori sanitari aggregazioni sociali, semplici cittadini – si potrebbe realmente pensare ad un ritorno alla normalità su scala globale in tempi accettabili. Johnson & Johnson ha annunciato che la sua controllata Janssen ha stipulato un importante accordo con l’African Vaccine Acquisition Trust. In virtù di questo, renderà disponibili fino a 220 milioni di dosi del suo vaccino COVID-19, a dose unica, per il 2021 ed altri 280 milioni per il 2022. Si è inoltre impegnata a mettere a disposizione il vaccino ai 55 stati membri dell’Unione Africana a partire dal terzo trimestre di quest’anno. Ovviamente se il vaccino verrà approvato dalle varie autorità nazionali di regolamentazione.
Vaccino / Unica via per normalità, se presto e per tutti
La multinazionale ha aderito tangibilmente al programma internazionale COVAX intrapreso dall’OMS, circa un anno fa, con l’obiettivo di fornire a tutti i cittadini della Terra, e in particolare ai Paesi poveri, un uguale accesso ai vaccini anti-COVID. COVAX sta per Covid-19 Vaccine Global Access, gruppo di coordinamento per gli acquisti su scala globale. Oltre all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), vanno annoverati in questo “pool” il Cepi (Coalizione Internazionale per le innovazioni in materia di preparazione alla lotta contro le epidemie) e la Gavi Alliance (partnership globale tra soggetti pubblici e privati a tutela della salute dei bambini). Detto programma, a cui formalmente hanno aderito 190 Paesi, rappresenta uno dei tre pilatri dell’intesa Access to Covid-19 Tools (CT) istituito nell’aprile 2020 da Oms e Unione Europea.
Missione COVAX: immunizzare tutti, a partire dai più deboli
L’obiettivo è immunizzare il 20% della popolazione più a rischio e a basso reddito, quindi in condizioni di disagio economico e sociale. Il proposito era quello di garantire a tutti i Paesi un accesso giusto ed equo ai vaccini. Gli stati più ricchi dovevano contribuire finanziariamente di più, ricevendo una parte dei preparati acquistati, mentre quelli più poveri vi dovevano accedere gratuitamente. Oltre che con J&J, il pool ha siglato accordi con diverse società farmaceutiche come Pfizer-BioNTech, AstraZeneca, Novovax e Sanofi/GlaxoSmithKline. Così da accedere a oltre due miliardi di fiale, delle quali 1,3 miliardi dovrebbero essere distribuite ai paesi più poveri. L’intento sarebbe quello di distribuire equamente i vaccini tra gli stati partecipanti, in proporzione alla popolazione coinvolta. La priorità andrebbe agli operatori sanitari e alle fasce di popolazione più a rischio.
Ma se questo era e rimane l’intento dell’OMS, come stanno andando le cose su scala globale, ad oggi?
Al 6 aprile, i dati comunicati dalle varie agenzie internazionali mostrano chiaramente che le cose non stanno andando propriamente così. Nei fatti, si registra una sorta di gara all’accesso e all’accaparramento dei vaccini creando delle ingiustificabili e scandalose disparità tra un paese e l’altro. Su 7,8 miliardi di persone nel mondo sono state vaccinate con la prima dose circa 665 milioni di persone: l’8,5% della popolazione globale. Gli Stati Uniti guidano la classifica con circa 154 milioni di vaccinati, ovvero il 23% del totale e il 45,5% della loro popolazione. La Cina dichiara circa 118 milioni di dosi, ovvero il 17,74% del totale e circa il 4%della loro popolazione. L’Unione Europea 75,5 milioni di dosi, ovvero 11,35% del totale e circa il 16,8% della sua popolazione.
Vaccino / Via per normalità solo se presto e per tutti: i numeri nel mondo
La Gran Bretagna 35 milioni, ovvero il 5,26% del totale e circa il 54,85% della sua popolazione. Il Brasile circa 23,5 milioni ovvero il 3,5% del totale e circa 11% dei brasiliani. La Russia parla di poco più di 10 milioni di vaccinati circa il 3,6% della popolazione. L’Italia circa 8 milioni ovvero 1,2% rispetto al totale e circa il 13%.della popolazione. Il Cile 6 milioni ovvero 0,9% del totale e pari al 31,57% dei Cileni. Israele circa 5,3 milioni di vaccinati 58,2% della popolazione (primo paese al mondo). In pratica, sommando i soli paesi sopra riportati si arriva al 60% del totale vaccini somministrati. Mentre l’Africa con i suoi 1,341 miliardi di abitanti consuma meno dell’1,1% rispetto al numero dei vaccinati totale e 0,68% rispetto alla sua popolazione. Secondo l’Università di Oxford, in Africa le somministrazioni sono gravemente inferiori rispetto a tutti gli altri continenti.
Vaccino / Unica via per normalità, solo se presto e per tutti: il piano COVAX contro l’ingiustizia globale
Giusto per comprendere l’entità del divario, negli Stai Uniti si sono somministrati 46 dosi ogni 100 abitanti contro 0,68 dosi per 100 persone in Africa. Si stima che in Africa il numero totale di persone vaccinate è uguale a quelli che vengono vaccinati in solo due giorni negli Stati Uniti. L’OMS (organizzazione mondiale della Sanità) ha ripetutamente invitato le nazioni più ricche ad aderire al piano COVAX e ad evitare di cedere al nazionalismo dei vaccini. Fa particolarmente male pensare che, in un mondo globalizzato e interconnesso, si possano tollerare discriminazioni e disparità così evidenti. Ma soprattutto, come ci si può sentire al sicuro in termini epidemiologici se ci si limita a vaccinare velocemente l’intera popolazione solo in alcuni paesi mentre in altri non si riesce a coprire nemmeno i gruppi di persone fragili ad alto rischio.
La corsa al vaccino: unica via per la normalità, ma solo se presto per tutti
L’acquisizione di vaccini non può e non deve essere vista come una competizione. Pensiamo al vaccino russo Sputnik, così chiamato per sottolineare il presunto primato che rimandasse al famoso razzo spaziale. Un accesso equo ai vaccini non è solo un fatto di giustizia, ma rappresenta l’unico modo per tornare tutti alla normalità. Soprattutto a condizioni di maggiore sicurezza collettiva. L’appello dell’OMS agli stati più ricchi è quello di condividere i vaccini con le nazioni più povere, perché è nell’interesse di tutti e di ciascuno. Infatti, più a lungo e più largamente si diffonde il virus in tutto il mondo, maggiore è il rischio che muti e si creino nuove varianti a cui gli attuali vaccini potrebbero non riuscire più a rispondere in termini di adeguata immunizzazione.
Carmelo Agostino*
*Farmacista e dirigente d’azienda con oltre 34 anni di esperienza nello sviluppo e commercializzazione dei farmaci in Italia.