Un’altra impresa in tutti i sensi, quella di Giuseppe Cavallaro, 45 anni, bancario, direttore della sede di Acireale del Credito Siciliano, rete Creval, a modo suo un imprenditore. Non tutte le imprese hanno il valore economico degli affari, anche se c’è sempre bisogno di talenti imprenditoriali per portarle avanti. In questi casi, l’imprenditorialità sta nella volontà e nella costanza. Nella capacità di mettersi continuamente in discussione, nella propensione al rischio, nella sfida di alzare l’asticella e misurarsi con nuovi obiettivi ambiziosi. Nella sana pazzia di uscire ogni giorno dalla “comfort zone” e sfidare sé stessi, prima ancora che gli altri.
Sport / L'”altra impresa” di Giuseppe Cavallaro
Sportivo da quando era bambino, in particolare nella pratica di basket e calcio, Cavallaro è da una decina d’anni un runner velocista. In ambienti vicini ai suoi amici, con i quali ha dato vita all’ASD Acireale Correndo per Aci presieduta dall’imprenditore Cesare Mazza, si vocifera che lo ha iniziato alla pratica il cognato, quando quest’ultimo si allenava spesso nella pista di atletica del campo comunale di Zafferana Etnea per buttare giù qualche chilo di troppo. Adesso il cognato “corre” in altro modo nella vita, mentre Giuseppe, che ha partecipato in questi anni a diverse maratone, compresa quella di New York nel 2016, è sempre in pantaloncini e maglietta per calcare ogni tipo di strada e di pista.
Il riconoscimento del Comune di Acireale
Nei giorni scorsi, il bancario acese ha ricevuto una targa di riconoscimento dal sindaco Stefano Alì e dall’assessore allo Sport Fabio Manciagli nel corso di una sobria ma suggestiva cerimonia al palazzo di città. Lo hanno premiato simbolicamente per aver completato un’autentica impresa, cioè aver corso per 365 giorni consecutivi dal 1 aprile del 2020 al 31 marzo di quest’anno. Sottotitolo: lo sport non conosce ostacoli. E’ vero, è stata un’impresa. Ma la notizia non è questa. Sono tanti quelli che, come Giuseppe, non hanno mai smesso di correre e lo fanno silenziosamente da tempo.
La sfida di “Crazy” Giuseppe
Sono stati i compagni di Correndo per Aci che hanno voluto celebrare ufficialmente il loro “Crazy” come chiamano con affetto il loro amico bancario per aver completato un’impresa non facile. Per diversi motivi. Il primo, perché la sfida di correre per 365 giorni consecutivi è partita in piena pandemia, per giunta durante il lockdown della scorsa primavera. Dunque Giuseppe Cavallaro ha dovuto misurarsi spesso sul terreno di casa, correndo ripetutamente attorno alla propria abitazione, dove ha ricavato una pista di qualche centinaio di metri pur non di perdere l’abbrivio. Secondo motivo, non ha mai mollato. Per 304 giorni, infatti, ha sfruttato lo spazio intorno a casa, correndo prima o dopo il lavoro, al freddo e al gelo, ma anche con il caldo e l’afa.
La “maratona in casa” di Giuseppe Cavallaro
Nel circuito domestico, è riuscito a correre il 26 aprile l’equivalente di una intera maratona, dunque 42,195 km, mantenendosi sotto le cinque ore. Era stato ammesso a quella di Londra che avrebbe dovuto tenersi lo stesso giorno, invece ha portato Londra a Zafferana dove lui vive. Anche questa è un’impresa. Il resto della corsa Giuseppe l’ha praticato fuori casa, disputando pure un’altra maratona. Terzo motivo, in totale sono stati 2.694,8 i km corsi in un anno, ad una media dunque di 7,38 km al giorno. Non male per una persona che poi, dopo il lavoro, deve occuparsi pure della famiglia e del figlio Matteo che dal papà ha ereditato, oltre alla passione per i colori della Juventus, anche il sano spirito competitivo.
Oltre lo sport, i motivi di una storia da raccontare
Le storie di ordinaria follia, come quella del “Crazy” runner Giuseppe Cavallaro, bisogna raccontarle. Colorano di speranza i tempi tristi della pandemia che sembra mai finire. Rilanciano l’antica locuzione latina di Giovenale del “mens sana in corpore sano”. Fanno bene ad Acireale perché l’impegno dell’ASD Correndo per Aci non è solo sportivo, ma è anche civile. Sono infine d’esempio per i giovani che ogni tanto mollano subito e si fermano di fronte alle prime difficoltà. Un domani, infatti, il piccolo Matteo potrà dirsi fiero dell’impresa del proprio papà e chissà che non la ripeterà pure lui.
Rosario Faraci