Per gli amanti di Dante Alighieri si è svolto, in remoto, un incontro organizzato dal Meic di Acireale, dal titolo “ Il corpo e il linguaggio dell’affettività secondo Dante”.
L’interessante conferenza è stata tenuta dalla giovanissima dott.ssa Paola Tricomi, studiosa di Dante e laureata in Filologia classica, diplomata alla Scuola Superiore di Catania. Nel tempo libero scrive romanzi, poesie e saggi.
Dottoressa, quando ha conosciuto per la prima volta Dante?
Tutto è iniziato quando frequentavo il liceo classico e grazie, soprattutto, ai miei insegnanti.
Ad uno in particolare, il professore Orazio Mellia che, oltre ad essere il mio professore di lettere è stato, anche, il mio mentore. E’ stato lui a spronarmi e ad indirizzarmi verso la scrittura. A volte arrivava a strappare le mie poesie e me le faceva riscrivere per farmi migliorare il mio modo di comporre. Devo a lui se mi sono accostata alla poesia di Dante con amore.
Ho sempre pensato che l’Alighieri fosse il poeta della luce ed ho amato la cantica del Paradiso. Sono rimasta folgorata, in modo particolare dall’ultimo canto, il trentatreesimo, e dall’immagine che Dante dà delle diverse sostanze. Degli eventi ed del loro legame, di come li descrive fusi insieme, in un insieme indescrivibile, immerso nella luce. Tutte quelle sostanze, per lui, stavano insieme unite in un nodo o come un nodo che, alla fine è Dio stesso.
Mi sono chiesta come mai il poeta abbia scelto quella forma, quel nodo, per descrivere l’unità tra le creature e Dio. E da allora il mio lavoro ha avuto come obiettivo capire. Da lì è nato un percorso che mi ha portato prima alla laurea magistrale. Poi mi ha fatto vincere un dottorato alla Scuola Normale di Pisa e, ancora oggi, rimango legata a questo studio.
E’ questo, allora, l’argomento che le ha fatto vincere il dottorato?
Certamente, l’amore e la passione portano avanti ma, ancor di più, avere individuato un tema che è stato ritenuto importante tanto da farmi arrivare al dottorato.
Il tema affrontato nella conferenza è, senza dubbio, appassionante. Sicuramente un argomento di nicchia e poco attenzionato a scuola.
La “Commedia” è un campo di ricerca sconfinato. Ho scelto questo argomento proprio perché rivolto al gruppo MEIC e affine alle loro tematiche. Devo rilevare che, ancora oggi, molti credenti provano diffidenza nei riguardi della tematica del corpo. Come se togliesse forza alla spiritualità dimenticando che Cristo stesso si è fatto carne e ha vestito un corpo umano. Secondo me la carne è la chiave di tutto. Il corpo non è altro che strumento di espressione dell’affettività.
Cosa diceva Dante del corpo, che concetto aveva di esso?
Per Dante il corpo aveva una elevata importanza, di sé stesso diceva che girava come un corpo vivo mentre incontrava “spiriti”. Al centro metteva l’affettività con anime conosciute personalmente o studiate come Virgilio.
Quanto tempo della sua vita ancora impiegherà ad indagare in questa parte di studio su Dante?
Dante è come un campo senza confini e quindi penso che ne avrò ancora per molto tempo.
Mariella Di Mauro