In molti, in Sicilia, hanno provato sulla loro pelle il contagio da Covid, come Mario Maugeri, di Aci Catena, del quale abbiamo raccolto la testimonianza. Da un anno a questa parte, d’altronde, il covid detta tempi e agende, devastando la vita di intere famiglie. Maugeri è stato contagiato all’inizio di quest’anno e ricoverato in terapia intensiva per quasi 10 giorni.
Covid in Sicilia / Mario Maugeri racconta la sua esperienza
Quando è iniziata la tua esperienza con il covid?
Il 17 gennaio (2021).
Che sintomi hai avuto?
Prima ho avuto mal di schiena e brividi di freddo, ma mi sembrava un raffreddore e non il contagio da covid. Mi faceva male la gola, così decisi di fare l’areosol. Avevo la febbre a 38. Chiamando il medico mi ha detto che non avrebbe potuto farmi niente se prima non avessi fatto il tampone. Il tampone è risultato positivo. Mi hanno fatto comprare cortisone, saturimetro ecc. Sono rimasto qualche giorno a casa, ma non avevo fastidi particolari (tosse o dolore al petto). Il mio medico poi mi ha fatto notare che la saturazione era scesa un po’ e mi ha fatto ricoverare. Io ero un po’ perplesso ma ho deciso di fidarmi.
Mi hanno trasportato all’ospedale Cannizzaro (a Catania, Sicilia) in autombulanza. Sono rimasto al pronto soccorso 2/3 giorni, senza alcun fastidio. Pensavo fosse inutile restare li’. Dopo qualche giorno mi hanno fatto la TAC e hanno notato che c’era qualcosa di strano nei polmoni, però io non capivo. Dopo 3 giorni mi hanno mandato in reparto, dove mi hanno messo l’ossigeno. Al terzo giorno hanno notato un peggioramento nei polmoni e mi hanno mandato in rianimazione. Li sono rimasto 9 giorni con lo scafandro, e mi hanno fatto le sacche di plasma. Dopo due sacche sono migliorato e il tampone è risultato negativo.
Covid in Sicilia / L’esperienza in terapia intensiva di Mario Maugeri
Mi hanno rimandato in reparto per qualche giorno di osservazione e poi mi hanno lasciato andare a casa. I medici si sono comportati in una maniera bellissima, c’era un bellissimo ambiente. Il mio “collega” (paziente che come lui era ricoverato per il virus, ndr) ha scritto una mail a tutto il reparto, firmata anche da me, per ringraziare tutti.
Ci sentivamo coccolati: ogni 3 ore c’era il cambio dei dottori, ci hanno trattati meravigliosamente. L’unica cosa che non ho avuto era il conforto religioso. Non è venuto mai un prete per la comunione e mi è mancata anche la mia famiglia. Per il resto è stato meraviglioso. Io non ho sofferto niente, a parte restare in una stanza a guardare i muri e ad aspettare lo scorrere delle giornate, scandite dai pasti e dalle mie preghiere. Io ho un sogno nel cassetto, così questi 21 giorni in ospedale li ho passati pensando a questo. Mia moglie, mia figlia e mia genera erano contagiati e ci sentivamo telefonicamente per chiacchierare. Anche loro erano sole a casa e mio cognato le aiutava con la spesa.
Ha avuto postumi o acciacchi?
Sì. Quando sono tornato a casa mi è venuta un po’ di febbre. Forse era per la sospensione del cortisone, per questo me lo hanno prescritto per altri 10 giorni. Ho due dita semi addormentate e un po’ di affanno, ma ora sto bene.
Cosa diresti a quelli che non vogliono fare il vaccino?
Che sono stupidi. Se leggessero la storia dei vaccini passati e il bene che hanno fatto, non penserebbero questo. La televisione ha fatto tanti danni, ha bombardato di notizie negative e purtroppo le persone si lasciano influenzare. Anche io se dovessi scegliere il vaccino, non sceglierei l’Astrazeneca, perché mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Hanno fatto un grosso danno, ma dico a chi non intende fare il vaccino che è di una stupidità enorme. Siamo stati molto fortunati ad avere un vaccino in un anno. L’altro giorno rileggevo del vaccino contro la rabbia: ha salvato tantissime persone. Una volta l’epatite virale era mortale, ora la guariscono con delle pillole. Il vaccino è stato l’unica arma contro i virus.
Questa è la storia di una, tra le tante persone, che hanno vissuto il contagio da covid. Che sia da monito per non dimenticare ciò che abbiamo passato, per mantenere vivo il ricordo di chi non ce l’ha fatta.
Christopher Scollo