Cos’è Banca Popolare Etica? Storia e innovazione di un originale istituto finanziario

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cda banca popolare etica

Ambiente, lotta contro gli investimenti in armamenti, cultura e inclusione sociale, sono i valori fondanti di “Banca Popolare Etica”. Si tratta di una banca giovanissima, radicata da poco più di 20 anni su tutto il territorio nazionale, sensibile ai temi dell’ecosostenibilità. Per capirne le originali caratteristiche abbiamo intervistato Gabriele Vaccaro, uno dei suoi cosiddetti “banchieri ambulanti”.

Gabriele, cos’è “Banca Popolare Etica”?

Banca etica si caratterizza per essere una società cooperativa per azioni, non quotata in borsa. E’ frutto di un movimento nato a fine anni ’90, caratterizzato per un azionariato diffuso popolare. Varie correnti ne hanno innescato la nascita. Nella cornice di una coerente opposizione agli investimenti diretti e indiretti delle banche a vantaggio di realtà che si occupano della vendita di armi, una serie di soggetti tra cui persone fisiche e associazioni, si sono poste il problema: come possiamo utilizzare il nostro denaro e passare dalla protesta alla proposta?

Sulla nascita ricordo un aneddoto: fra le associazioni che parteciparono alle varie campagne da cui era nata Banca Etica, c’era anche “Mani tese”. Era una delle associazioni all’avanguardia in questa fase di protesta contro le banche che avevano a che fare anche con il commercio di armi. Quando l’associazione scoprì che aveva un conto nell’allora BNL, (una delle banche indiziate), si convinse a diventare uno fra i soci fondatori di Banca Etica. Furono protagoniste del progetto molte realtà del terzo settore e molti cittadini. Tra le realtà associative, Caritas, AGESCI e Arci.

Come nasce Banca Etica e in cosa si differenzia dalle altre banche?

Nasce dall’esigenza di stabilire una filiera anche del denaro, per evitare che il denaro, all’insaputa dei nostri soci e correntisti, venga utilizzato per investimenti sui quali non siano d’accordo. Per statuto non sosteniamo ossessivamente la ricerca del massimo profitto, ma prediligiamo l’essere sostenibili e soprattutto il creare valore sociale e ambientale. Ci differenziamo dalle altre banche perché siamo una delle poche banche in Europa che mette sul sito le persone giuridiche che finanzia. L’unica in Italia. Questa trasparenza è la declinazione di una delle caratteristiche di Banca Etica in termini di filiera del denaro. Per esempio, finanziamo la prima casa e non beni di lusso.

Banca Popolare Etica

Fra le altre cose in cui ci differenziamo, oltre a fare istruttorie finanziare, segnalo l’istruttoria socio-ambientale. Abbiamo un albo di valutatori socio-ambientali, istituito con l’idea di capire che impatto ha il denaro su una realtà e provare a misurarla. Un gruppo di iniziativa territoriale (il GIT, che anima l’attività culturale di Banca Etica) cerca notizie di natura reputazionale su questo soggetto. Pensiamo che l’economia non vada misurata solo con elementi e tecniche economiche, ma vada misurata a 360 gradi, anche con elementi di valutazione per l’appunto di impatto socio-ambientale. Infine, mi piace ricordare come il rapporto tra lo stipendio più alto dei nostri dirigenti e quello dell’ultimo assunto non sia mai superiore a un rapporto di uno a sei.

Quanti soci ha e in cosa investe?

Abbiamo più di 45.000 soci, interpellati su varie tematiche e strutturati nei suddetti gruppi di iniziativa territoriale. Cerchiamo di definire dove vanno a finire i soldi anche attraverso un comitato etico che dialoga dentro banca etica. Il comitato si occupa di trattare alcune tematiche di confine: per esempio ha discusso l’appoggio finanziario su realtà legate alla cannabis terapeutica. Mettiamo in atto politiche che innescano dei processi di partecipazione e condivisione. Non ci consideriamo una nicchia che esclude, ma una nicchia che include. Non a caso ogni anno, in occasione dell’assemblea, i soci votano il bilancio preventivo e consuntivo e, periodicamente, votano lo stesso CDA come anche le principali scelte di indirizzo strategico.

Abbiamo una raccolta diretta di circa due miliardi di euro, impieghi per un miliardo di euro e siamo presenti anche in Spagna. E’ un percorso che è andato ben al di là delle aspettative rispetto a quando nacque Banca Etica. Bisogna fare una distinzione tra fare banca sostenibile e banca etica: fare banca etica non significa trovare nello scaffale un prodotto che sia etico e proporlo. L’idea di fare Banca Etica è essere a 360 gradi una struttura orientata in quella direzione. Non prendere un singolo prodotto e piazzarlo perché più appetibile, in nome della sostenibilità. A livello normativo europeo, il treno della sostenibilità ambientale è partito: bisogna far partire quello della dignità del lavoro e del disagio sociale. Inoltre, l’aspetto della sostenibilità ambientale non deve essere utilizzato in modo strumentale.

 Christopher Scollo

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